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·3 dicembre 2025
Lecce, Sticchi Damiani: “Che orgoglio la quarta stagione in Serie A! Ora siamo una realtà e cresceremo ancora”

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·3 dicembre 2025

Uno degli artefici della quarta stagione consecutiva in Serie A del Lecce è sicuramente il presidente del club, Saverio Sticchi Damiani: le sue parole.
In una recente intervista rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, si racconta esprimendo il suo orgoglio per aver costruito nel corso degli anni una realtà solida. Dalla Serie C alla quarta stagione consecutiva in Serie A e ora c’è voglia di proseguire, conquistando un’altra salvezza nella massima categoria.
Come sono stati questi anni? “Intensi, difficilissimi: ho dovuto affrontare, assieme ai miei soci e dirigenti, momenti duri. Sono diventato presidente all’inizio del 6° anno consecutivo del Lecce in Lega Pro, il club era ai minimi termini e non c’erano più margini di errore. Dopo le dimissioni di Rizzo, decisi personalmente di prendere Fabio Liverani, una scelta apparentemente azzardata e controcorrente, ma decisiva e vincente. Con Fabio allenatore e Meluso d.s. abbiamo vinto due campionati di fila e dall’inferno della C in pochi mesi ci siamo trovati in A. Un miracolo sportivo“.
Però arrivò subito una retrocessione… “La mia prima Serie A è stata funestata dal Covid, eravamo salvi prima dell’epidemia, poi siamo andati giù con 35 punti. Non avevamo una rosa attrezzata per giocare ogni 3 giorni, scendemmo tra gli applausi. La retrocessione fu molto pesante sul piano economico, avevo bisogno di ripartire con un nuovo ciclo in cui rimettere in sicurezza il club e provare anche a tornare in A. Per questa impresa chiamai Pantaleo Corvino. Da allora è iniziata una nuova storia e il Lecce si è trasformato in un modello di calcio efficiente, sostenibile e vincente“.
Quanto è stato importante Corvino? “Io e lui abbiamo un rapporto autentico, vero. Passiamo le giornate a difendere il Lecce, ognuno in relazione al proprio ruolo. Sì la parola giusta è difenderlo, in campo innanzitutto, ma anche nell’immagine, nella reputazione, nella credibilità. Le tre salvezze consecutive in A sono un record inimmaginabile: mai si era verificato in 120 anni di vita del club“.
Che Lecce era quelli di 8 anni fa? “Un club in Serie C completamente da rifondare e con numeri anche nel bilancio piuttosto preoccupanti“.
Cosa l’ha spinta a prendere il club? “Il fatto di essere leccese e tifoso del Lecce. Non era nei programmi ma in quel momento ho capito che non c’erano alternative. Si rischiava il primo fallimento della storia. Ecco, lì è scattato il clic“.
C’è un giocatore che in questi 8 anni ha incarnato più di altri lo spirito del Lecce? “Dico Ciccio Cosenza, fondamentale negli anni della C. E in questi ultimi tempi Federico Baschirotto e Wladimiro Falcone. Hanno incarnato i valori del territorio in cui giocavano: serietà, rispetto, credibilità“.
Cosa dice a quei tifosi che storcono il naso quando ci sono le cessioni eccellenti? “Ormai noi la politica del club l’abbiamo spiegata con assoluta trasparenza, io e Corvino non facciamo altro che ribadirlo. Quando capita l’occasione un club come il nostro è obbligato a fare la migliore operazione possibile dal punto di vista economico. E gli scontenti non li teniamo. La gente ha capito“.
Il momento più bello e quello più difficile. “La promozione dalla C alla B è stata una liberazione, non potevo vedere una piazza come la nostra così in basso. Da lì in avanti non dico che sia stato facile, ma meno faticoso. Il momento più difficile è stato gestire la prematura scomparsa di Graziano Fiorita (il fisioterapista del club morto in ritiro lo scorso aprile ndr), un uomo a cui eravamo legatissimi“.
Come fate a resistere in un calcio quasi dominato dai fondi stranieri? “Noi abbiamo un doppio svantaggio: non avere dietro un grande fondo o una ricca proprietà straniera e l’essere rigidi e rigorosi con noi stessi nel rispetto dei bilanci, cosa che si ripercuote sul versante sportivo“.
Come ha vissuto le tre salvezze? “Sono state tre imprese, con trame avvincenti e un groviglio di sentimenti. Me le porto tutte e tre nel cuore, ma l’ultima sembrava la sceneggiatura di un film: in casa della Lazio, e con il Lecce in inferiorità numerica dopo pochi minuti e il cuore a pezzi per la morte di Graziano Fiorita. Dentro di me esiste un prima ed un dopo dalla sua scomparsa, nulla è più stato come prima e ammetto di aver pensato di fermarmi dopo la salvezza del 25 maggio 2025. Se avessi pensato solo a me stesso quello era il momento giusto, per mille motivi, invece sono ancora qui, ben consapevole che al primo insuccesso non mi verranno concessi sconti, ma finché è utile per il Lecce corro questo rischio.
Intanto mi godo l’orgoglio del popolo giallorosso, dei 22mila abbonati, di chi viaggia in trasferta e fa sacrifici per il Lecce.Questo patrimonio di valori era quasi perduto al sesto anno di Lega Pro, ma soprattutto dopo un illecito sportivo che aveva mortificato tutti. Ho voluto ritrovare i nostri tifosi andandoli a cercare ad uno ad uno, abbiamo suonato alle loro porte, ascoltato le loro storie. E li abbiamo riportati con noi“.
Il club è impegnato anche per gli altri. “Lecce Love è la nostra costola sociale, vince quotidianamente battaglie di solidarietà. Dietro a tutto questo c’è la sensibilità silenziosa di Marina, mia moglie, non la ringrazio mai perché mi sembra inelegante, ma quello che fa lei per puro volontariato è diventato essenza del nostro modo di fare calcio per il territorio“.
L’obiettivo è sempre guardare avanti. “Assieme a Corvino e Trinchera, un allenatore leale e trasparente come Di Francesco, lavoriamo duramente. Anche perché si concludano al meglio i lavori per la copertura del Via del Mare e per il completamento del centro sportivo di Martignano, dove ci siamo trasferiti da settembre. Otto anni fa tutto questo era impensabile“.









































