Calcionews24
·28 luglio 2025
Lucescu, 80 anni e non sentirli: «Costruivamo dal basso quando nessuno sapeva cosa volesse dire. Penso al Mondiale. L’Inter? Arrivai nel momento sbagliato. E a Brescia…»

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·28 luglio 2025
Un maestro senza tempo, un’icona del calcio che festeggia 80 anni lì dove ha sempre sognato di essere: in panchina. Mircea Lucescu è una leggenda vivente, un allenatore che ha attraversato epoche e frontiere, vincendo ovunque e lanciando centinaia di talenti. Dalla Romania alla Turchia, fino al ciclo d’oro in Ucraina con lo Shakhtar, la sua è stata una vita dedicata al calcio, con un legame speciale e mai dimenticato con l’Italia, dove ha lasciato un’impronta indelebile soprattutto a Brescia. Oggi, da commissario tecnico della sua Romania, si racconta in un’intervista esclusiva a Tuttosport, un viaggio tra ricordi, aneddoti e una passione che non conosce età.
IL TRAGUARDO DEGLI 80 ANNI – «In tranquillità. Non mi sento addosso questi 80 anni, vivo il momento con serenità e consapevolezza. Credo che nessun allenatore sia mai arrivato alla mia età ancora in panchina e guidando una Nazionale che sogna di andare ai Mondiali. Per fare festa oggi ho invitato a casa mia a Bucarest i giocatori di cinque generazioni. Quelli che giocavano con me e con cui abbiamo fatto i Mondiali del 1970, quelli che ho allenato con Hagi in prima fila. Voglio ringraziarli per come mi hanno aiutato a diventare quello che sono stato».
ITALIA NEL CUORE – «Ma certo, ci mancherebbe. Brescia resta la parentesi più bella. Con Anconetani a Pisa era andata male. Non riuscivamo a lavorare insieme. Corioni invece mi diede carta bianca. Giocavamo un calcio avveniristico, costruivamo dal basso quando nessuno sapeva cosa volesse dire. Adesso lo fanno tutti. Andammo subito in A, ma poi quel Brescia fu maltrattato dagli arbitri e a Corioni non fecero lo stadio come promesso. A Brescia feci esordire in serie A Pirlo quando non aveva ancora compiuto 16 anni».
IL CICLO D’ORO ALLO SHAKHTAR – «Abbiamo vinto in patria dove la squadra non aveva una tradizione e in Europa, ma abbiamo anche lanciato tanti calciatori che si sono poi affermati nei campionati più importanti: Fernandinho, Willian, Alex Teixeira, Fred, Douglas Costa, Mkhitaryan, Mudryk».
LA SFIDA CON LA ROMANIA – «Abbiamo iniziato male, perdendo con la Bosnia anche per colpa dell’arbitro. Non abbiamo più i talenti con i quali nel 1994 negli Usa avremmo anche potuto vincere il trofeo. Hagi, Raducioiu, Dumitrescu, Popescu non ci sono, ma vogliamo supplire con l’organizzazione e i romeni che giocano da voi mi stanno dando una grande mano».
L’ESPERIENZA ALL’INTER – «Sono arrivato al momento sbagliato, ma è stata colpa mia che ho accettato: mi avevano preso solo come traghettatore e girava già la notizia che a fine campionato sarebbe arrivato Lippi. Questo mi ha creato problemi coi calciatori che avevano il contratto in scadenza. Arrivai a dicembre e nelle prime cinque partite avevamo segnato una marea di gol, giocavamo un calcio eccezionale, ma prendevamo dei gol stupidi. Dopo la sconfitta con la Sampdoria decisi di dare le dimissioni per far capire ai giocatori che dovevano prendersi la responsabilità di quegli insuccessi, Moratti fu eccezionale e continuò lo stesso a pagarmi lo stipendio».