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·15 ottobre 2025
Luperto: «A Cagliari da subito a pelle ho percepito che c’era qualcosa di diverso. Mina? Ci compensiamo tanto. E sui giovani…»

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·15 ottobre 2025
Sebastiano Luperto ci ha messo pochissimo tempo ad entrare nei cuori dei tifosi sardi, i quali in lui hanno trovato una fonte inestinguibile di sicurezza. Il centrale salentino ha già accumulato ben quarantatre presenze con i rossoblù, le quali al momento risultano addolcite da due reti e quattro assist. Oggi il difensore del Cagliari ha parlato di diversi argomenti nell’intervista rilasciata per PodCasteddu, il podcast della società isolana. Le sue parole:
GIOCATORE PIU’ CORRETTO DELLA SERIE A – «Cerco di leggere prima la giocata, quindi magari non arrivo al fallo oppure in determinate situazioni riesco a leggere il movimento dell’attaccante, mi metto in una posizio preventiva per non fare fallo».
ATTITUDINE A CUI HAI LAVORATO – «No, ch’ho lavorato ma di base l’ho sempre avuta. Tatticamente sono stato sempre bravo, quindi ho sfruttato a mio vantaggio questa cosa».
LECCE – «Sì sì, ci torno quando posso. Ovviamente con i collegamenti non è collegata benissimo, però quando posso ci torno. Lì ci sono la mia famiglia e i miei amici».
ANDARSENE DA CASA – «Ho affrontato molto bene, mi sono subito calato nella parte, avevo un obiettivo fisso nella mente e nessuno poteva distogliermi da quello. Questa situazione l’ho affrontata positivamente, molto conscio di cosa dovevo fare e che mi aspettava».
SUPPORTO FAMIGLIA – «La famiglia mi ha supportato pur mantenendo una certa distanza, mi ha aiutato a crescere e mi è stata vicina nei momenti difficili. Loro mi supportano sempre, sanno quanto sono stati importanti. Magari l’hanno vissuta loro più male, magari perché avendo un figlio piccolo lontano da casa. Mi hanno lasciato fare, crescendo tanto».
NAPOLI – «All’epoca avevo ricevuto due offerte: una dalla Sampdoria, l’altra dal Napoli. Parlando coi miei procuratori e la famiglia, decidemmo insieme di scegliere il Napoli, che in quell’anno faceva anche la Youth League. Fu un’esperienza bellissima. SIamo usciti, peccato, agli ottavi di finale contro il Real Madrid. Abbiamo giocato lì e perso 2-1 agli ultimi secondi. Era una squadra forte, giocava anche il figlio di Zidane. Abbiamoa affrontato squadre di livello importante e ci siamo divertiti parecchio».
CHIAMATA BENITEZ CONTRO IL MILAN- «Benitez mi faceva allenare on la prima squadra, mi dava consigli, era davvero un grande allenatore e mi a aiutato molto in quel periodo. Mi fece esordire nel maggio 2015 nel match contro il Milan al San Paolo, una gara che vincemmo all’epoca 3-0. Quindi è stata una emozione pazzesca. In quella partita marcai Pazzini. Lo ringrazio tantissimo».
TRE PRESTITI – «Avevo bisogno di giocare, di imparare, perché solo così si può crescere. Mi è servito tantissimo entrare nelle dinamiche dello spogliatoio perché comunque perché è diverso quando sei giovane. Mi è servita anche la parentesi di Crotone, anche se non è stato l’anno più bello, però ha significato tanto perché mi ha fatto crescere e capire le cose da non ripetere più».
EMPOLI – «Nel 2017 eravamo in Serie B, avevamo una squadra folle, fortissima per la cadetteria. Avevo provato una sensazione mai più riprovata negli anni, cioè scendevamo in campo già che sapevamo di vincere, era una roba indescrivibile».
MENTALITA’ VINCENTE – «Deve stare dentro di te questo pensiero altrimenti fai fatica».
ALLENARSI COI CAMPIONI – «Io sono uno che studia, magari cerco di rubare qualcosa da Koulibaly e Albiol, due mostri; succede anche con le persone comuni. Cerco di osservare qualsiasi cosa, è difficile che mi sfugga, poi gli aspetti che voglio apprendere meglio, altrimenti lascio stare. Mi hanno aiutato tantissimi anche non giocando o negli allenamenti, anche chiacchierando. Ho sempre tenuto una mentalità solida ed equilibrata, ho sempre privilegiato il lavoro a tutto il resto».
HIGUAIN – «Era un po’ fuori dalle “righe”, un bravissimo ragazzo. Ogni tanto gli partivano i cinque minuti. L’ho vissuto quell’anno dei 30 gol in Serie A. Era davvero molto forte».
FIOCCO ROSA – «Fiocco rosa? E’ l’emozione più grande che ho provato nella mia vita, mi ha cambiato la vita. Non ci credevo quando me lo dicevano gli altri, quando ti succede però poi te ne rendi conto. Tutte le attenzioni vanno a lei, la tua vita cambia, però è la cosa più bella che ti può succedere. Fortunatamente il giorno prima della partita siamo in ritiro con la squadra, per cui posso dormire bene. Diciamo che per la bambina cerco di essere a disposizione durante il giorno, di notte lo è più la mia compagna».
LA PAROLA MARE – «E’ un caso il fatto che abbia giocato solo in città di mare, non potevo prevedere i miei trasferimenti. C’è da dire che questo tipo di città hanno un modo di vivere differente, mi piace tanto questa cosa. Non è stata una scelta tra tante squadre, volevo il Cagliari e ci sono andato dopo essermi confrontato con procuratori e famiglia».».
SPOGLIATOIO –«I grandi mi hanno reso subito partecipe delle dinamiche di spogliatoio, da questo di vista mi ha aiutato Nicola. Conoscendolo già potevo essere io a dare un consiglio con le questioni in campo o fuori, sapevo quali erano le sue risorse. E’ stato un onore per me poter indossare la fascia di capitano per l’amichevole di Buddusò, ha la stessa importanza per me anche se non è stata una partita ufficiale. E’ un simbolo che per me rappresenta tantissimi valori e se te la danno è perché ce li hai».
QUELLO CHE CAGLIARI RAPPRESENTA – «L’ho percepito subito, già dalla presentazione della squadra della scorsa stagione: c’erano tanti tifosi ed erano molto calorosi! Me lo avevano detto prima di venire che avrei rappresentato un popolo, ma da subito a pelle ho percepito che c’era qualcosa di diverso. Yerry Mina? Lui sa portare allo sfinimento gli avversari, in campo usa qualsiasi tattica o stratagemma, sempre meglio averlo in squadra che contro. L’ho affrontato e ti fa girare lo stomaco, sa prendere falli e perdere tempo alla grande. Con lui ci compensiamo e parliamo tanto, sappiamo quali sono i nostri punti di forza o meno».».
I GIOVANI: IDRISSI, PINTUS, RODRIGUEZ – «Li aiutiamo nel migliore dei modi, sia in campo che fuori! Un giovane che si sta approcciando alla prima squadra dev’essere mentalmente preparato ad affrontare riti, esposizioni ecc.. Possiamo dargli una mano da questo punto di vista essendo che da queste cose ci siamo già passati. Il nostro è uno spogliatoio che ti protegge».
GUSTI – «Preferisco la musica italiana, sto ascoltando molti vinili, in questo momento uno di Bill Wither. Mi sono appassionato a lui grazie ad un viaggio a New York con la mia compagna, eravamo sotto il grattacielo Rockfeller dove c’è la pista di pattinaggio. E’ partita una sua canzone ed un ragazzo bravissimo a pattinare ballava sulle sue note, dopo ho cercato canzone, artista e altre canzoni. Preferisco le serie tv ai film, ne ho guardate tante, prima avevo una classifica di quelle che avevo viste. Prison Break va vista, anche Power. Il mio viaggio preferito è stato in Giappone, come stile di vita mi ha stupido, è un posto eccezionale; ci andrei a vivere. Piatto preferito? Cucino ogni tanto, un po’ di tutto, me la cavo. Mi piace molto pasta e patate, pasta e frutti di mare. Compagno con il quale vorresti rigiocare? Koulibaly, mi piacerebbe, umanamente è una persona fantastica. Mi fa sempre gli auguri, mi cerca anche per le ricorrenze».
MESSI E HALAAND – «L’emozione più grande è stato l’esordio in Champions League, è stata una cosa stupenda, anche più bella dell’esordio assoluto. Quando senti quella musichetta ti fa effetti! L’ho fatto da titolare a Salisburgo, giocavo contro il Salisburgo di Halaand, abbiamo vinto 3-2 ma lui fece doppietta. E’ stata una partita fantastica, nel post Ancellotti disse che il simbolo di quella vittoria ero io! Le sue parole per me sono state qualcosa di incredibile. Messi purtroppo l’ho visto solo dalla panchina, giocammo degli ottavi di Champions al Camp Nou, era il periodo Covid. Era impressionante, stessa sensazione che mi fece vedere Neymar quando venne a giocare al Maradona con il PSG. Si vede che questi calciatori hanno qualcosa in più».».
LUPERTO TRA 10 ANNI – «Non ci ho ancora pensato, potrei star ancora giocando a 39 anni, ora si curano più cose. Se dovessi decidere oggi fopo il calcio vorrei stare più con la famiglia».
PERSONAGGI VARI – «Nesta e Maldini sono stati due difensori epici, hanno fatto la storia del nostro campionato e della Nazionale. Giocare a quei livelli per così tanto tempo è impressionante. Non c’è paragone con me, da loro ho preso tempismo ed approccio alla palla per anticipare l’avversario. Ancellotti? Lui è come un padre nello spogliatoio, questo fa la differenza, mi dispiace per com’è finita la parentesi a Napoli. Lavoravamo molto sulla tattica, anche con il figlio Davide, anche senza palla ci faceva lavorare bene. Nazionale? Ho fatto la trafila delle Under fino alla 21, lavoro per poter giocare con la Nazionale maggiore. Io devo solo lavorare per migliorare e meritarmela, se ce la farò sarò la persona più felice del mondo. Gattuso e momento dell’Italia? Rispetto a prima c’è più equilibrio, prima faceva più la differenza un giocatore capace di dribblare. Ora il livello mentale fa la differenza, c’è molta pressione. Penso che per la Nazionale basterà far scattare la scintilla, si libererà la mente per riscattarci. Io penso che nel nostro paese ci sia abbastanza talento per fare una nazionale competitiva».
SALUTO/CONSIGLIO AI TIFOSI – «Ai giovani che vogliono giocare a calcio consiglio sempre di divertirsi, crescendo capisci che con lavoro e costanza poi puoi arrivare a certi livelli. La base dev’essere quella del divertimento, non puoi viverlo solo come un lavoro. Facendo così rischia di diventare tutto sacrificio, una cosa che poi ti torna contro».».