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·27 ottobre 2025

Mancini alla Juve, l’accordo con Giuntoli e il no della proprietà: cosa successe 7 mesi fa e perché l’ex CT potrebbe essere un nome forte per il post Tudor

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Mancini alla Juve, l’accordo con Giuntoli e il no della proprietà: tutti i retroscena su quanto accaduto prima dell’arrivo di Tudor

L’esonero di Igor Tudor, arrivato al culmine di una crisi nerissima (otto partite senza vittorie), chiude un cerchio e un’avventura nata sotto una cattiva stella. L’allenatore croato, come emerge dai retroscena, non è mai stato la prima scelta della Juventus, né al momento del suo arrivo a marzo, né al momento della sua conferma a giugno. È stato un ripiego, una soluzione di comodo, e la rottura di oggi è la logica conseguenza di un rapporto mai realmente decollato con la nuova dirigenza.

Mentre la società affida la squadra al traghettatore Massimo Brambilla e avvia i contatti per i candidati alla successione (con Spalletti e Palladino in pole), spunta di nuovo il nome di Roberto Mancini. Ed è proprio da Mancini che parte la storia segreta di questa panchina.


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Esonero Tudor: il “no” della proprietà a Mancini dopo l’accordo con Giuntoli

Come riportato da Sky, bisogna tornare allo scorso marzo 2025. La Juve ha appena esonerato Thiago Motta e l’allora Managing Director Football, Cristiano Giuntoli, si muove per trovare il sostituto. Il candidato numero uno è Roberto Mancini, che ha da poco risolto il suo contratto con la federazione saudita ed è pronto a tornare in pista. Giuntoli avvia i contatti, trova l’accordo di massima (un anno e mezzo di contratto) e la disponibilità totale del tecnico. Quando sembra tutto fatto, però, arriva lo stop della proprietà.

Come svelato dai retroscena, fu la proprietà bianconera (John Elkann) a bloccare l’operazione. Il motivo? Non volevano vincolarsi a un allenatore con un contratto lungo (e oneroso), preferendo una soluzione “ponte” per chiudere la stagione e poi “valutare con calma” a chi affidare la vera ricostruzione in estate. Senza vincoli.

Saltato l’accordo con Mancini, la Juve virò sull’opzione B: Igor Tudor. Il croato, che conosceva già l’ambiente, accettò un incarico a tempo: un contratto breve fino a fine stagione, con un’opzione di rinnovo automatico legata alla qualificazione (poi ottenuta) alla Champions League. Tudor centrò l’obiettivo, ma la dirigenza, nel frattempo rivoluzionata dall’arrivo di Damien Comolli, non era ancora convinta di lui.

Nonostante l’opzione di rinnovo fosse scattata, la Juventus passò l’estate a cercare alternative. La prima suggestione, un ritorno di Antonio Conte, non si è mai trasformata in una trattativa vera. L’allenatore era ormai legato al progetto Napoli e la Juve stessa, in piena rivoluzione dirigenziale, non era pronta per un profilo così “ingombrante”.

Il vero obiettivo di Damien Comolli era un altro: Gian Piero Gasperini. Il 31 maggio 2025, ci fu un contatto diretto tra il nuovo AD bianconero e l’allenatore dell’Atalanta, nel tentativo di inserirsi nella trattativa già avanzata che Gasp aveva con la Roma. Ma Gasperini, alla fine, scelse di “seguire il suo istinto” e di tenere fede all’impegno preso con i giallorossi.

Solo a quel punto, il 13 giugno 2025, la Juventus, rimasta senza alternative di grido, annunciò ufficialmente il rinnovo di Igor Tudor fino al 2027. Un rinnovo “forzato” dagli eventi, non figlio di una scelta convinta. La crisi di questo autunno, le “frizioni” tra tecnico e AD sulla gestione del mercato (Openda, David) e gli alibi cercati in conferenza stampa (“calendario”, “arbitri”) hanno fatto il resto. L’esonero di oggi è solo l’atto finale di un rapporto mai realmente iniziato.

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