Calcionews24
·17 ottobre 2025
Mancini: «Roma fortunata? Primi senza aver rubato nulla. Budapest una pugnalata, la sogno di notte»

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·17 ottobre 2025
Carisma, personalità, carattere. E poi qualità, fame e ambizione. Gianluca Mancini è il giusto mix di tutto questo. Leader carismatico, uomo forte della Roma di Gasp e idolo del popolo giallorosso. Il numero 23 giallorosso si è raccontato a ‘La Gazzetta dello Sport‘:
È sorpreso di questo primato della Roma? «No. Le vittorie ce le siamo sudate, conquistate. E poi conosco il mister, le sue qualità e doti caratteriali. Rispetto all’Atalanta è cresciuto come esperienza internazionale, ma la passione è sempre altissima. In alcune gare forse abbiamo avuto un po’ di fortuna, ma non abbiamo rubato niente a nessuno. C’è sempre un motivo se le cose vanno bene o male».
Gasperini, però, ha gettato acqua sul fuoco, dicendo che non siete ancora da Champions. «Penso lo abbia detto perché siamo una squadra nuova, che ha cambiato tanto, compreso un allenatore con metodologie diverse. Dobbiamo migliorare in molte cose, è un percorso il nostro. In due mesi non costruisci una grande squadra, non fai grandi campionati. Ma le sensazioni sono positive. Ci saranno momenti difficili, ma questo è un gruppo solido, unito, che saprà tenere duro».
Le manca non aver giocato mai la Champions? «Arrivarci è il nostro obiettivo. Una società come la Roma, con questo tifo, deve fare la Champions. Negli ultimi due anni ci siamo andati vicini, in Europa League abbiamo fatto una finale e una semifinale, siamo navigati. Mi manca, ma la vivo in maniera tranquilla, concentrato sul presente».
Roma-Inter domani sera che gara sarà? «Sfida tosta, anche se nel calcio di oggi non esistono più partite facili. L’Inter è la squadra più forte del campionato insieme al Napoli, anche se forse i nerazzurri sono leggermente superiori, anche per quello che hanno fatto in Europa negli ultimi anni. Ma ci faremo trovare pronti, è una partita che ci farà capire di che pasta siamo fatti».
Nella Roma c’è invece un altro giovane di valore come Pisilli, che però trova poco spazio… «Piso è forte: le sue partite le ha fatte, dando un contributo. Una volta l’ho visto giù e gli ho detto: “Pensavi di non sbagliare più una partita o di non fare più un errore?”. È impossibile, nel calcio gli errori ci sono e bisogna imparare, facendone il meno possibile. Conta essere forti di testa, non perdere la bussola, senza farsi influenzare dalle chiacchiere».
Lei è un idolo della gente. Le mette pressione? «No, mi dà una carica pazzesca. Il nostro pubblico è spettacolare, io giocherei sempre all’Olimpico. Ma so che se c’è qualcosa che non va devo prendermi le mie responsabilità, metterci la faccia. È una cosa positiva, giusta. Dietro di noi c’è una città che ci tiene tanto. E dobbiamo farlo anche noi».
Tra le tanti voci resiste quella secondo la quale lei, Cristante e Pellegrini gestiate lo spogliatoio. «Non ho mai sentito nulla sui senatori del Milan, della Juve o dell’Inter… Questa cosa fa un po’ male, perché non è la verità. Lo spogliatoio lo gestisce il mister, il ds e il presidente, noi facciamo i calciatori. Al massimo quando arriva qualcuno nuovo possiamo fargli capire cosa è la Roma, dove è arrivato. Ma questo non vuol dire comandare uno spogliatoio».
La gioia e il rammarico più grande? «Gioia sicuramente la vittoria della Conference: screditata da tutti, noi sappiamo quanto è stato difficile vincerla. Ripenso ai festeggiamenti, a tutta quella gente. Il dolore è invece Budapest, dove mi capitò di tutto: l’assist per il gol di Dybala, l’autogol che mi rotola sempre in testa e il rigore sbagliato, il primo calciato in vita mia. Spesso dopo mi svegliavo sognando di ribattere il rigore, quella finale resta una pugnalata».
Il Mondiale non si può fallire… «Non voglio neanche pensare ad un esito diverso. Abbiamo tempo per capire cosa vuole il mister, ci dobbiamo arrivare consapevoli che è il terzo playoff che facciamo in otto anni. Basta chiacchiere, ora deve parlare il campo».
È pronto invece a restare a Roma a vita? «Io qui sto bene, in città c’è un amore reciproco con i tifosi. Resterei molto volentieri, ma non voglio pormi ora il problema. Penso al presente, a migliorarmi. E a non smettere mai di imparare».