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·25 ottobre 2025

Marchetti: «Il derby, quando ero a Cagliari, lo avevo visto solo da fuori! Ero curioso…»

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Federico Marchetti, ex portiere del Cagliari, ha rilasciato un’intervista che verte sui ricordi della propria carriera calcistica. Le dichiarazioni

Federico Marchetti, ex portiere del Cagliari nonché della Lazio, ha rilasciato un’intervista esclusiva a sslazio.it! Differenti le tematiche affrontate, in particolar modo i ricordi legati alla sua esperienza a Roma. Vi riportiamo qualche dichiarazione:

DERBY 2011 – «Il derby, quando ero a Cagliari, lo avevo visto solo da fuori. Ero curioso. La Lazio ne aveva persi cinque di fila, ricordo che già dal martedì precedente alla partita c’erano i tifosi a Formello. Reja all’epoca aveva salvato la squadra e fatto bene però nei derby non era stato fortunato. Fino a quella sera».


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FUTURO NEL CALCIO? – «Mi sto formando, alcuni miei ex compagni di squadra mi hanno proposto di andare a lavorare con loro ma per almeno un anno voglio investire su me stesso. Attualmente ho il patentino UEFA B, che mi permette di allenare fino alla Primavera e in Serie D. Sto però continuando a studiare perché hanno riformulato le licenze, vorrei prendere tutto quello che serve per allenare i portieri in Serie A e più avanti prendere anche l’UEFA A. Inizio studiando il ruolo che ho vissuto ma non ho al momento una preferenza. Più avanti vedremo, chissà… Aggiungo solo un’ultima cosa.L’affetto dei tifosi della Lazio che ricevo ancora oggi è un qualcosa di impagabile. Sono molto orgoglioso di questo. A questo club ho dato e ricevuto tanto, non potrei mai dimenticarlo».

AFFETTO MERITATO – «Sfatiamo questa storia, che spesso è stata associata alla superstizione. Lavavo gli scarpini a fine primo tempo e successivamente li indossavo per rientrare. A me però piaceva indossare la scarpa stretta, così stringevo i lacci appena iniziava il secondo tempo. Una volta sistemati gli scarpini, indossavo i guanti. Se però l’arbitro non se ne accorgeva, il gioco riprendeva. Ricordo ancora le facce dei tifosi alle mie spalle, increduli nel vedere gli avversari attaccare con me in porta ancora senza guanti».

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