Juventusnews24
·5 luglio 2025
Marchisio non si nasconde sulla Juve: «Non sono felice. Bisogna ritrovare la bussola ma confido in queste tre figure»

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·5 luglio 2025
Claudio Marchisio è intervenuto al Corriere della Sera. Di seguito le parole dell’ex centrocampista della Juventus e della Nazionale italiana.
KINGS LEAGUE – «È un evento che si alimenta della grande coesione che esiste tra giocatori e pubblico. La Kings League non vive di presenza fisica negli stadi, ma di un gigantesco pubblico virtuale che interagisce con il presidente di ogni società, di solito un influencer che raccoglie, mentre la partita si svolge, opinioni e critiche degli utenti delle piattaforme»
PRESIDENTI COME FEDEZ – «Loro ci mettono tanto impegno, ci stanno male perché sono presidenti che, con i tifosi, hanno un rapporto immediato e di simbiosi. C’è veramente interazione sempre, non soltanto durante la gara, ma anche quando c’è il draft in cui, come nella Nba, bisogna scegliere i giocatori. Ci sono in campo ragazzi che hanno giocato in serie di calcio professionistiche o nelle formazioni Primavera di società blasonate che trasmettono tensione e pressione a loro coetanei che invece sono alle prime esperienze di grande visibilità».
CHI PORTEREBBE NELLA SUA LEGA – «Nainggolan, Leonardo Bonucci, Viviano e soprattutto Ciccio Caputo che si è immerso in questo mondo con il suo talento e la sua esperienza. Totti lo abbiamo avuto nella prima Kings World Cup. Mi piacerebbero persone come Sebastian Giovinco o Mario Balotelli. A chiunque mi telefona però dico che non sono partite da Vecchie Glorie, si fatica, si corre, bisogna essere in buona forma fisica e mentale. Il livello già ora è alto e dobbiamo crescere di più».
PREOCCUPATO PER LA NAZIONALE – «Parecchio. Io ora ho un’agenzia da procuratore e posso dirle che i dati di cui disponiamo sull’utilizzo di giocatori italiani sono davvero allarmanti. Due o tre anni fa il campionato Primavera l’ha vinto una squadra in cui non c’era neanche un italiano in campo. E solo il 2% di quei ragazzi extraeuropei è poi diventato un calciatore professionista. Il regolamento stabilisce che gli stranieri possono arrivare dopo l’under 16. Da quel momento in poi di ragazzi italiani ed europei se ne vedono ben pochi nelle formazioni giovanili. C’è anche un grande sfruttamento economico degli adolescenti delle parti povere del mondo».
SOLUZIONE – «Bisognerebbe stabilire che nei campionati giovanili si possono schierare in campo al massimo tre extraeuropei, per arrivare a sei o otto nelle prime squadre. E poi il campionato Primavera un tempo era per gli under 19. Vuol dire che a quella età si finiva la trafila del calcio giovanile e si veniva proiettati in quello professionistico. È stato così che io ho giocato a 23 anni il primo Mondiale e a 26 il secondo, quindi nel pieno della mia forza fisica e agonistica e già con una giusta esperienza. Ora sono campionati under 20, in cicli triennali, e al terzo anno di primavera puoi trovarti a giocare con ragazzini di 17 anni, il che non aiuta la tua formazione. Rino Gattuso ha detto, nella sua presentazione, che il livello di presenza dei calciatori italiani si attesta poco sopra il 35%. Ci sono squadre in serie A che giocano senza neanche un ragazzo formato nel nostro Paese. Si compra e si vende, come tutto, nella società globalizzata. Ma il bello, nello sport, è formare».
JUVE – «Non sono felice. Mi preoccupa aver visto poco affiatamento, non solo tra i giocatori, ma capisco che sono stati anni di grande cambiamento e bisogna ritrovare la bussola. Confido nel rientro in società di Giorgio Chiellini e, in campo, in Manuel Locatelli che ha imparato in fretta cosa è il dna della Juve. In panchina c’è un allenatore che ha indossato la nostra maglia. La Juventus ha bisogno di solidità, fuori e dentro il campo».
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