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·27 novembre 2025
Marco Ligabue: «Torino? ll ko col Como preoccupa. Che ricordi quel derby nel 91! Vi racconto il mio disco MAPS» – ESCLUSIVA

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Cosa si prova a girare il video musicale di una propria canzone avendo a intera disposizione lo Stadio della propria squadra del cuore come palcoscenico? Marco Ligabue lo sa bene. D’altronde, Ligabue appunto, è tante cose: cantautore, chitarrista, fratello minore di Luciano Ligabue, ma soprattutto… Un sincero e appassionato tifoso del Torino. Un legame, quello tra il cantante e il club granata, reso ancora più forte da quando – nel marzo del 2024 – il classe ’70 ha ambientato il videoclip del suo brano “Anima in fiamme” tra le mura e il manto erboso dello Stadio Olimpico Grande Torino.
Noi di CalcioNews24 l’abbiamo intercettato quasi due anni dopo dall’uscita del pezzo (e del video). In tale periodo, lui, Marco, ha scritto, suonato e contato. Tant’è che è da poco uscito “M.A.P.S. – Manuale Alternativo Per Sentire”, il suo ultimo disco già disponibile in versione vinile e a breve anche in formato digital. Il Torino, invece, ha cambiato ben due allenatori (prima Paolo Vanoli ha preso il posto di Ivan Juric e dopo ancora Marco Baroni il posto del primo), ma non l’andamento altalenante in campionato e piazzamenti in classifica circoscritti a cavallo tra il nono e il dodicesimo posto. Ne parliamo quest’oggi nell’intervista a Marco Ligabue, in un viaggio che unisce la musica al pallone (due ambiti che si scoprono poi non così distanti) attraverso le esperienze e i “desideri” del cantautore e tifoso.
Buongiorno Marco, non possiamo che iniziare dalla debacle di inizio settimana. 5-1 in casa contro il Como, come se lo spiega?«È la terza disfatta di questo inizio di campionato. C’è stato un 5-0 nella prima a Milano con l’Inter, poi il 3-0 in casa contro l’Atalanta e ora è arrivata questa batosta. È segno di grande fragilità, probabilmente segno di una squadra che si scioglie davanti alle vere difficoltà. Pensavo che dopo un po’ di partite – abbastanza positive – Baroni avesse trovato il bandolo della matassa. E invece la partita col Como, insomma, è abbastanza preoccupante».
Ci vuole un certo stoicismo a tifare Torino oggi…«Beh sì… Oh, poi quando uno sceglie una squadra se la tiene nel bene e nel male eh (ride, ndr). Non si sceglie una squadra solo quando vince (ride ancora, ndr). Comunque, guardando nel suo complesso al momento attuale – perché nel calcio si ragiona sempre sull’ultima partita – è un po’ di anni dove non si capisce veramente cosa vuole essere questo Torino. Probabilmente ci vorrebbe anche un po’ più di chiarezza da parte della società, anche per fare pace con i tifosi. Cairo da un lato si presenta ambizioso, poi nei fatti il Torino non va mai oltre il nono-decimo posto. E a parte un anno (stagione 2014-15, ndr) in Coppa UEFA non ci ha mai giocato. Sarebbe, forse, meglio mettere in chiaro le cose. Per ritrovare un po’ più di serenità, la voglia di tifare, con la piazza».
A proposito di tifo, quando pensa al Torino qual è il primo ricordo che viene in mente a Marco Ligabue?«Forse un derby che vidi allo Stadio. Era ancora lo Stadio Delle Alpi, quindi prima ancora che la Juventus costruisse lo Stadium».
Che anno era?«Stagione 90-91, vincemmo grazie ad un’autorete di Daniele Fortunato. Vederlo dal vivo… impressionante. Oppure mi viene in mente la finale con l’Ajax, quella della famosa sedia di Mondonico. Insomma, questi due episodi mi vengono in mente».
Lei al Grande Torino ha girato il videoclip della sua canzone “Anima in Fiamme”. Ci racconta cosa si prova ad avere un intero stadio a propria disposizione?«Quello è stato davvero emozionante, mi emoziono anche se ci ripenso adesso… Avere per qualche ora a disposizione lo stadio della squadra del mio cuore. Ero quasi in contemplazione! Sapere che lì giocano e hanno giocato i giocatori della mia squadra… »
Pioveva il giorno della sua visita, il che – immagino – ha reso il “palcoscenico” ancora più suggestivo?«Sì, quello l’avevo scelto volutamente. Sia giocando a calcio da amatore che guardando tante partite, noto come con la pioggia le partite a volte diventino più epiche, più mitiche. Allora mi piaceva l’idea di girare il video della canzone sotto la pioggia! Insomma, con l’acqua, il pallone che rimbalza da tutte le parti, il vento… Per quello ha scelto un giorno di pioggia!».
Musicalmente parlando invece, quanto maturato Marco Ligabue da “Anima in fiamme” fino all’ultimo album M.A.P.S?«Anima in fiamme è stato un brano che mi ha portato davvero fortuna. Devo dire che è uno dei brani che accende di più il pubblico quando lo suono. Questa idea, insomma, di tenere viva la scintilla interiore è piaciuta molto. E anche da lì è nato anche il via per questo disco: M.A.P.S. È stato il primo mattoncino del mio nuovo disco: con Anima in fiamme ho sondato l’elemento di fuoco, poi con “Toc Toc Ecologico” è arrivato l’elemento di terra, con “Il vento dell’estate” l’elemento d’aria e infine l’elemento d’acqua con “Quello che c’è”».
Una connessione con la natura quindi?«Una connessione con la natura e con la geografia. E nella mia mente è diventata subito la parte A del vinile. Una lunga cavalcata quindi, dal marzo 2024 quando siamo partiti con Anima in fiamme appunto, fino a M.A.P.S».
Immagino avrà modo di esibire i brani al più presto dal vivo?«Partiamo questa domenica da Mantova e abbiamo già una dozzina di appuntamenti. Da Torino a Genova, Verona e via dicendo. E suoneremo dal vivo tutto il nuovo disco!»
Un tour in tutta Italia quindi?«Assolutamente in tutta Italia. Adesso abbiamo calendarizzato principalmente la parte del centro-nord, ma in futuro faremo anche qualche tappa al sud»
Questo ci dà lo spunto per la prossima domanda. Che idea ha maturato sulla Nazionale, l’Italia appunto, di Gattuso?«Onestamente non sono riuscito a vedere l‘ultima partita con la Norvegia perché suonavo quel giorno. Però mi sono recuperato gli highlights e ho letto qualcosa. La mia sensazione è che la Nazionale, come il Torino di cui abbiamo parlato prima, si presenti un po’ fragile. Alla ricerca di entusiasmi, persi, dove alla prima vittoria sembra riaccendersi una scintilla, ma poi davanti a difficoltà vere si scioglie. Sarà veramente tosta passare questo playoff, ovviamente ce lo auguriamo tutti. Questo doppio scontro non sarà facile. Però me lo auguro davvero, perchè abbiamo nuove generazioni che non sanno nemmeno cosa significhi vivere un Mondiale… Io sono cresciuto nel mito del Mondiale dell’82, con l’Italia che vinceva: la vittoria di un intero popolo! E le nuove generazioni rischiano di perdere questo senso di unione, di Nazionale appunto, di Mondiale. Insomma, speriamo che Gattuso trovi il bandolo della matassa»
Guardiamo al futuro ora. Completi lei la frase: ‘Marco Ligabue sarà soddisfatto se a fine stagione il Torino…’«Beh, l’ambizione di noi tifosi è di tornare in Europa, però bisogna anche essere oggettivi e con questa squadra la sensazione è che ci sia più da guardare dietro che fare progetti davanti. Mi basterebbe giocarsela con tutti»
E invece sulla musica cosa la potrebbe rendere davvero appagato?«Guarda, quest’anno per me è stato un anno magico, quello dove ho suonato di più quindi sono già davvero felice. Mi rimangono due grandi sogni però. Il primo: mi piacerebbe almeno una volta nella vita, poter suonare nel posto più bello del mondo per suonare che è l’Arena di Verona. E poi il secondo: che una mia canzone diventasse estremamente popolare. Mi piacerebbe se uno dei miei brani, a prescindere da quale esso sia, ad un certo punto prendesse una strada in qualche modo virale. Giusto, così per dire, che la gente possa pensare: ‘Ah, Marco Ligabue, quello di…’ e il titolo della canzone. Sì, questi sarebbero i miei due sogni musicalmente parlando»
Concludiamo con una battuta. Dopo il 5-0 dell’esordio con l’Inter suo fratello Luciano Ligabue, noto tifoso nerazzurro, ci ha un po’ scherzato su?«In realtà no (ride, ndr). E saiperchè? Perché loro erano ancora freschi da quella finale di Champions League dove anche loro ne hanno prese cinque e non hanno toccato palla. Quindi, insomma, sanno cosa si prova a prendere cinque gol. Quindi non ha voluto infierire»
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Si ringrazia Marco Ligabue per la gentilezza e la disponibilità mostrate in questa intervista.









































