Calcionews24
·12 ottobre 2025
Maresca: «Ho imparato da Ancelotti e Lippi ma l’allenatore che mi ha davvero ispirato è lui»

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·12 ottobre 2025
Passione, curiosità e una filosofia chiara. Dal palco del Festival dello Sport di Trento, l’allenatore del Chelsea, Enzo Maresca, si è raccontato in un lungo e applauditissimo intervento, ripercorrendo la sua vita da calciatore giramondo e svelando i principi che guidano la sua giovane ma già vincente carriera da allenatore.
Maresca ha prima di tutto commentato la sua recente e discussa espulsione, rimediata per un’esultanza sfrenata dopo una vittoria all’ultimo minuto contro il Liverpool. «Non ce l’ho fatta a trattenermi perché è la prima volta che vinciamo una partita dopo il novantesimo e contro i campioni d’Inghilterra».
Una passione che non viene scalfita nemmeno da un’infermeria piena, conseguenza, a suo dire, di un trionfo indimenticabile. «Noi e il Psg siamo le squadre che stanno portando i segni dello sforzo al Mondiale per club. Ma è stato troppo bello giocare quella competizione e troppo bello vincerla. Quindi in qualche modo mi arrangerò».
La sua vocazione per la panchina nasce da lontano, da una curiosità innata e dall’ispirazione tratta dai suoi grandi maestri, su tutti Pep Guardiola. «La curiosità mi ha sempre seguito nella vita. Mi piace imparare, era così da giocatore e anche adesso è lo stesso. Da chi ho preso? Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi: da Ancelotti a Lippi ma il tipo di calcio che mi ha sempre affascinato di più è stato quello di Guardiola. Forse giocando con il Siviglia contro quel Barcellona ho capito che avrei fatto l’allenatore». «Stare vicino a uno come Pep è stato fantastico, vedere come cura i dettagli e come gestisce la squadra fondamentale per la mia crescita».
Una filosofia che mette al centro la crescita dei giocatori, prima ancora dei trofei. «Ho sempre pensato che i giocatori siano gli interpreti assoluti, il mio compito è quello di cercare di migliorarli perché così si migliora la squadra».
Maresca ha poi ripercorso la sua vita, segnata da sacrifici fin da bambino e da trionfi indimenticabili, come la finale di Europa League vinta da protagonista con il Siviglia. «È stato tremendo, non fatelo con i vostri figli», ha detto ricordando il suo addio a Salerno a soli 11 anni per il Milan. «Al Siviglia è stato bellissimo, ho avuto la fortuna di segnare due gol nella finale di Europa League e di avere un allenatore come Pellegrini da cui ho imparato tanto. E poi in Spagna ho conosciuto mia moglie, la madre dei miei quattro figli. A proposito non c’è paragone tra il mestiere di allenatore e quello di padre. È molto più difficile il secondo perché non sai mai qual è la soluzione giusta da prendere».
Infine, un divertente aneddoto su come la sua professione venga vista in famiglia. «Quando giocavo per mia madre avevano sempre ragione i giocatori e mai gli allenatori, ora pensa che abbiano sempre ragione gli allenatori e mai i giocatori. Mia moglie invece prima dava ragione agli allenatori e ora ai giocatori».