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·6 settembre 2025

Marino rivela: «Pafundi è un classico numero dieci. Vi dico qual è il suo ruolo ideale!»

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Pierpaolo Marino ha rilasciato delle dichiarazioni sul ruolo del giocatore classe 2006 della Sampdoria Simone Pafundi: le sue parole

L’arrivo di Simone Pafundi alla Sampdoria è stata una delle operazioni più interessanti dell’ultima sessione di calciomercato. Il giovane fantasista classe 2006, giunto in prestito dall’Udinese, è un talento purissimo che cerca la sua definitiva consacrazione. A commentare la scelta del giocatore e la logica dietro l’operazione è stato Pierpaolo Marino, l’ex direttore dell’area tecnica del club friulano, che ha fornito un’analisi dettagliata per TMW sul suo ruolo ideale in campo.

La scelta del prestito: esperienza e crescita

Secondo l’analisi di Pierpaolo Marino, la decisione di mandare Pafundi in prestito alla Sampdoria è stata una mossa strategica ponderata da parte dell’Udinese. L’obiettivo primario non è solo quello di permettere al giovane di accumulare esperienza in un campionato competitivo come la Serie B, ma soprattutto quello di garantirgli un minutaggio costante, cosa che in Serie A non poteva essere garantita con la stessa continuità.


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La Sampdoria, con un progetto ambizioso, offre a Pafundi il palcoscenico ideale per mettersi in mostra e crescere sotto tutti i punti di vista, tecnici e tattici.

Il ruolo ideale per il fantasista

Marino ha sottolineato un aspetto cruciale per il futuro di Pafundi: la sua collocazione in campo. L’ex dirigente dell’Udinese ha ribadito che il ruolo ideale per il fantasista è quello di trequartista o di seconda punta, posizionato dietro all’attaccante. È in questa zona del campo che la sua visione di gioco, la sua capacità di servire assist e la sua tecnica possono essere sfruttate al meglio. Le sue parole:

RUOLO PAFUNDI – «Per me Pafundi è un classico numero 10, ancora di più in serie B può fare la differenza, deve agire da trequartista dietro ai due attaccanti, o da seconda punta atipica, può far male agli avversari dalla trequarti in su. Costringerlo a ripiegare spesso si porterebbe a ridurre fortemente la sua pericolosità in fase offensiva».

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