Marotta critico: «In Italia manca cultura della sconfitta, quando si parla di arbitri è giusto sentire anche la voce dei dirigenti» | OneFootball

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Inter News 24

·14 novembre 2025

Marotta critico: «In Italia manca cultura della sconfitta, quando si parla di arbitri è giusto sentire anche la voce dei dirigenti»

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Marotta critico: «In Italia manca cultura della sconfitta, quando si parla di arbitri è giusto sentire anche la voce dei dirigenti». Le sue parole

Intervenuto all’evento “Il fischio che unisce – Costruire una cultura di rispetto nello sport”, il presidente dell’Inter Beppe Marotta ha usato parole dure contro la classe dirigenziale. Sottolineando come il calcio sia una “palestra di vita” con l’obbligo di educare, Marotta ha identificato la violenza contro gli arbitri come un problema nato dalla “cattiva educazione” degli stessi dirigenti, spesso impreparati. Secondo il presidente nerazzurro, gli atti di violenza commessi dai dirigenti sono addirittura superiori a quelli di giocatori e allenatori. Per Marotta, la radice del problema è la “mancanza della cultura della sconfitta” in Italia, che genera reazioni istintive.


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PAROLE – «Quando si parla di calcio e di arbitri è giusto sentire anche la voce dei dirigenti, io in questo momento rappresento le parti delle società e del consiglio federale. Sappiamo tutti che il mondo del calcio è un fenomeno di forte aggregazione: sportivo, ci sono promozioni e retrocessioni, vittorie e sconfitte, ma è soprattutto un fenomeno sociale, contenitore che deve favorire l’inclusione. Chi fa calcio ha grandissimi obblighi: noi abbiamo 15 squadre di settore giovanile maschile, più altre 7 di settore femminile, per un totale di circa 300 atleti. La missione principale è favorire il fatto che ci siano calciatori propedeutici all’aspirare di giocare i Prima Squadra, ma è soprattutto una palestra di vita: l’obbligo è quello di educare. Credo che ogni formi di violenza verso l’arbitro nasca da una cattiva educazione da parte dei dirigenti, messaggi che forse non vengono recepiti fino in fondo.

Sono superiori gli atti di violenza da parte dei dirigenti rispetto a quelli di calciatori e allenatori. Questo la dice lunga sul fatto che ci si trova spessissimo a ricoprire ruoli dirigenziali senza avere una preparazione. Ho la fortuna di essere in una società professionistica, e quindi ho a disposizione un budget tale che mi dà la possibilità di avere a che fare con professionisti del settore educativo, che danno un supporto nel far crescere i ragazzi. Un fenomeno che ancora oggi condiziona l’attività agonistica della nostra Italia, a differenza di tanti altri Paesi, soprattutto del Nord Europa, è la mancanza della cultura della sconfitta. Noi non siamo capaci di perdere, e quando non siamo capaci di perdere si dà spazio a reazioni istintive che portano alla violenza».

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