Inter News 24
·28 maggio 2025
Mazzola convinto: «Solo Calhanoglu potrebbe giocare nella Grande Inter. Per la finale col PSG sono ottimista per un motivo»

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·28 maggio 2025
Intervistato da La Repubblica, la bandiera dell’Inter Sandro Mazzola parla della finale di sabato in Champions League contro il PSG e ricorda le due finali di Coppe dei Campioni vinte da lui con i nerazzurri.
LA COPPA CAMPIONI VINTA NEL 1964 CONTRO IL REAL MADRID – «Io a Vienna ne ho fatti due, di gol, è un’emozione che non si può descrivere, solo provare. Il primo un bel tiro da fuori ma quello definitivo fu il secondo, un tocco di destro, palla nell’angolino. Lì è esplosa tutta la nostra gioia».
LA SCELTA TRA LE DUE COPPE DEI CAMPIONI VINTE – «Quella di San Siro, chiaramente. Quando siamo entrati in campo non riuscivamo a respirare, ci mancava il fiato dall’emozione. Lo stadio pieno, tutti che tifavano per noi e si aspettavano la vittoria. È andata bene».
COME FINIRA’ SABATO CONTRO IL PSG? – «Ssss… Non diciamo nulla. Però è arrivato il momento di portare a Milano la coppa per la quarta volta. Perché sono ottimista? Perché l’Inter è pronta. E anche perché i francesi giocano bene ma concedono spazi».
SE MI PIACE LAUTARO? – «Molto. Perché segna spesso quando meno te lo aspetti, salta fuori e fa gol e sempre importanti. Mi assomiglia? No, direi proprio di no».
CHI DI QUESTA INTER POTREBBE GIOCARE IN QUELLA DEGLI ANNI SESSANTA? – «È dura. Lautaro? Lo vedrei come riserva. Di quelle che quando entrano però lasciano il segno, lui con i gol. Calha. Ecco, lui ha le qualità tecniche che servivano per giocare nella grande Inter. Barella può essere Bedin? Il Bedo era il Bedo. Come lavorava… Non si stancava mai di correre. La mia rimarrà l’Inter più forte di sempre. Perché in campo eravamo un gruppo fuori dal mondo. Eravamo completi e avanti con i tempi. Penso a Picchi, un capitano fantastico e un uomo fantastico, a Facchetti che correva sulla sinistra come nessuno. Le poche volte che andavamo in svantaggio ci guardavamo con un mezzo sorriso tanto eravamo sicuri di ribaltare il risultato. E gli altri se la facevano addosso quando ci incontravano».
PERCHE’ SI E’ INTERISTI? – «Perché abbiamo i colori più belli, il nero ce l’hanno anche altri ma noi poi mettiamo l’azzurro, il colore del cielo quando è limpido. Cosa significa essere interisti? Essere i migliori. Vivere in un’altra dimensione. Soffrire, che fa parte di noi, ci piace, ma sapendo che poi ci sarà qualcosa di bello».
COSA HO PENSAGTO AL GOL DI ACERBI CONTRO IL BARCELLONA? – «Che era il destino. Un gol fantastico, poi. Se Guarneri avrebbe potuto segnarlo? Ah certo che no, lui doveva rimanere sempre dietro, davanti ci pensavamo noi».
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