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·27 marzo 2025
Milan, Gimenez: “A Napoli ci sarò. Devo segnare di più se vogliamo il quarto posto”

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·27 marzo 2025
Arrivato a gennaio dal Feyenoord al Milan, Santiago Gimenez si è presentato ai tifosi rossoneri con 3 gol e un assist in poche partite, quest’oggi ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera.
Il gol a Santiago Gimenez manca dal 18 febbraio nel match di Champions League contro la sua ex squadra: il Feyenoord. Il messicano ora è chiamato al riscatto in questo rush finale per garantire al Milan un posto in Europa. Quest’oggi l’ex Feyenoord ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera.
Santiago, innanzi tutto la caviglia: in nazionale ha preso una brutta botta. «Tutto a posto. Sto bene. A Napoli ci sarò».
Ha vinto la Nations League di Concacaf col suo Messico. Un’iniezione di fiducia? «Vincere aiuta a vincere. Ad avere più fiducia in sé stessi. Ora però un titolo lo voglio col Milan. Sono venuto per questo».
È arrivato da 50 giorni ed è successo di tutto. «Sono stati molto intensi. Soprattutto fuori dal campo. Mi sono adattato a una nuova città, un nuovo ambiente. Adesso voglio fare ciò per cui sono qui: segnare e vincere».
Non segna da oltre un mese. Questione tattica, mentale, di ambientamento? «I gol arriveranno. Ne sono sicuro. L’importante è che vinciamo, come è successo nelle ultime due partite. Se segna Rafa o Christian o un altro compagno, è uguale. Col mister Conceicao stiamo lavorando duro. Non siamo contenti della classifica. Ma non è ancora finita».
La serie A non sarà più il campionato migliore al mondo, ma per gli attaccanti resta tosto. La tattica, le difese. «I cambiamenti sono sempre un po’ complicati. Non sono ancora al mio livello. Ma sto crescendo, sto imparando a conoscere i difensori, gli avversari. Qui c’è grande pressione. Ed è bellissimo. Proprio per questa pressione ho scelto il Milan. So di potercela fare. Anche grazie alla mano di Diòs».
Lei è molto credente, cita spesso la Bibbia. Quale è il suo rapporto con la religione? «Quando avevo 17 anni mi hanno diagnosticato una trombosi al braccio. Ho subito tre operazioni, sono stato fermi sei mesi. A un certo punto i medici mi hanno detto chiaramente che se l’ultimo esame non fosse andato bene avrei dovuto smettere col calcio. È stato lì che ho incontrato Diòs nella mia vita. Ho pregato perché non facesse finire il mio sogno di diventare calciatore. Tutto è andato bene».
Nella biografia su Instagram si definisce prima di tutto «Soldado de Cristo». Cosa significa? «C’è un passaggio nella Bibbia che parla dell’armatura di Dio. Lo scudo della fede, l’elmo della salvezza, la spada dello Spirito che è la Parola di Dio. È un passaggio che amo. Sono qui per compiere il suo proposito. Prima di tutto come uomo, poi come fùtbolista, come calciatore».
I tifosi la sostengono, si aspettano molto da lei. Più un peso o un onore? «Un onore. San Siro è indescrivibile, per chi non ci è mai stato. So che si aspettano molto da me, perché sono giustamente esigenti, per i grandi centravanti che ci sono stati nel passato. Ibrahimovic, Kakà, Ronaldinho. Io al Feyenoord ho segnato tanti gol. È il momento di iniziare a segnarli anche qui».
Il quarto posto è possibile? «Sì, noi ci crediamo. Ma non dobbiamo guardare la classifica. Pensiamo solo a vincere partita per partita. Come la Coppa Italia. Non vedo l’ora di giocare il derby, sono ansioso. Ora pensiamo al Napoli, poi ci sarà l’Inter».
Lei è nato a Buenos Aires, a tre anni ha seguito in Messico suo padre Christian, calciatore come lei, ex Boca. Giocare al Maradona sarà speciale? «Maradona non è solo degli argentini, è un patrimonio mondiale, di tutti quelli che amano il fùtbol. Sarà un’emozione pazzesca giocare nello stadio che ha il suo nome».
La Selecciòn argentina è campione del mondo. Lei avrebbe potuto giocare anche con loro, accanto a Messi. Invece ha scelto il Messico. «Hanno una squadra fortissima, la più forte. Quando vado in Argentina, sono sincero, nessuno mi riconosce. Per ora. Spero che fra un po’ mi riconosceranno…».
Com’è la sua Milano? «Cammino tanto, tantissimo. Non ci ero mai stato prima. E mi incanta. Quando torno a casa dall’allenamento faccio la siesta, d’altronde sono messicano, poi io e mia moglie Fer usciamo. Giriamo ogni giorno una zona diversa, per conoscerla meglio. Beviamo un caffè, mangiamo un gelato italiano, unico. Siamo stati a fare un giro sul lago di Como. Abbiamo scelto una casa in Brera. Poi Milano è piccola, puoi andare ovunque. È piccola. Io vengo da Città del Messico, dieci milioni di abitanti…».
Cosa l’ha colpita di più? «Che c’è tutto. Anche il cibo: adoro la pasta. Ma da quando sono arrivato qui, non ho ancora mangiato una pizza. Fra trasloco e altro, non sono riusciti a trovare tempo. Ma rimedierò».
Il giorno della presentazione a Casa Milan, in prima fila c’era tutta la sua famiglia. Quanto è importante? «Fondamentale. Famigli allargata. Io e mia moglie ci siamo sposati un anno fa. Con noi ci sono spesso anche i nostri genitori. In futuro vorremo avere anche i figli. C’è tempo. Anche Fernanda ama Milano. Da bambina era attrice in serie tv per ragazzi, su Nickelodeon e Disney Channel. Ora è passata dall’altra parte della telecamera. Vuole diventare regista. Studia tutto il giorno, guarda film, produce cortometraggi. Ha tanto talento. Adesso abbiamo deciso di iniziare ad andare al cinema: così impareremo più rapidamente l’italiano».
Come vi siete conosciuti? «Con un videogame: Call of Duty. Ci parlavamo nella chat fra gamer, i giocatori, ma non ci eravamo mai visti. Allora un bel giorno ho turato fuori il coraggio e le ho chiesto: dai, vediamoci. Mi manda la posizione: abitava a cinque case da me, nello stesso quartiere di Città del Messico. Siamo usciti da casa, tutti e due con lo skate, che è una nostra passione comune. E da lì è iniziato tutto. Lo so, sembra una locura, una follia».
Messico, Trump, il muro. Che ne pensa? «La politica è importante. Nel mio Paese si parla molto del muro, è un tema giustamente molto sentito. Ma io gioco solo a pallone, questo è il mio compito».
Su Instagram ha 2 milioni di follower. «I social sono preziosi, se si usano bene. So di avere una responsabilità forte, soprattutto verso i ragazzini. I messaggi sono importanti, nella vita reale ma anche sul web».
La prima fotografia della sua pagina è un cartello stradale con una scritta: God has a plan for you. Quale è il suo piano? «Essere un esempio, dimostrare con la mia storia che, con Diòs accanto, tutto è possibile».
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