Inter News 24
·11 ottobre 2025
Mkhitaryan e la ferita aperta della finale di Champions: «Col PSG un disastro senza scuse, ricordo solo il silenzio del nostro spogliatoio. Inzaghi aveva già intravisto…»

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·11 ottobre 2025
Arrivano altri estratti dal libro di Henrikh Mkhitaryan, “La mia vita sempre al centro”, nei quali il centrocampista dell’Inter si sofferma sulla scorsa stagione e sulla finale di Champions League persa malamente contro il PSG.
L’INIZIO DELLA SCORSA STAGIONE CON UN INZAGHI DIVERSO – «Inzaghi era posseduto da se stesso. Particolarmente Demone. Fin dai primi allenamenti della stagione 2024/25, la mia terza all’Inter, ha deciso di aumentare il livello di pressione sulla squadra. Rompeva le scatole in maniera scientifica e continua, una scelta precisa e ponderata per tenere il gruppo al riparo da possibili cali di tensione. Dopo il ventesimo scudetto, e tutti i conseguenti momenti meravigliosi, voleva evitare che ci sentissimo appagati, con la pancia piena e la testa rallentata. Martellava i nostri pensieri, picconava l’ego, parlava molto. Forse aveva intravisto crepe per gli altri non ancora immaginabili».
LE DIFFICOLTÀ NEI SECONDI TEMPI – «Nel secondo tempo non riuscivamo più a mantenere i livelli del primo. Nella metà iniziale delle partite creavamo occasioni, in quella finale rischiavamo di spegnerci e di perdere».
LA FINALE CONTRO IL PSG – «Abbiamo perso 0-5, un completo disastro senza scuse. Ma anche senza spiegazione, nel senso che non abbiamo capito il motivo di tale disfatta. Che un calciatore giochi male può capitare, che lo faccia un’intera squadra contemporaneamente no. Un enigma irrisolvibile, un rompicapo da diventare pazzi. Soprattutto, una cicatrice che rimarrà viva e visibile per sempre. Che pulserà senza soluzione di continuità, con strafottenza. Ci siamo bruciati da dentro, nessuno di noi sa dire perché. Brutti. Lenti. Impacciati. Storditi. Neppure per un secondo, abbiamo avuto la percezione di poter dare una sterzata, di essere in grado di reagire. Hakimi, Doué due volte, Kvaratskhelia, Mayulu: prendevamo gol e schiaffi a ripetizione. Non rivedrò quella partita neppure sotto tortura: non troverei le risposte che cerco, sentirei un dolore lancinante, insopportabile e immutato nella sua intensità. Del nostro spogliatoio, all’Allianz Arena, ricordo solo il silenzio».
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