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·28 agosto 2020

Nenê fa ancora la differenza

Immagine dell'articolo:Nenê fa ancora la differenza

Nei migliori campionati europei si contano sulle dita di una mano i calciatori che, alla soglia dei 40 anni, riescono ancora a ritagliarsi un ruolo importante, in particolare se si escludono portieri e difensori centrali. In Sudamerica, però, complici livelli tecnici, tattici e atletici meno esclusivi, è più frequente: se nella scorsa stagione abbiamo assistito al drastico calo di rendimento di due longevi bomber come Ricardo Oliveira e Fred (rispettivamente 40 e 39 anni), per il classe 1981 Nenê, pseudonimo di Anderson Luiz de Carvalho, il tempo sembra essersi fermato.

La sua stagione è iniziata alla grande soprattutto dal punto di vista realizzativo: nelle prima 4 gare di campionato ha segnato 3 reti (2 su rigore), che si aggiungono alle 6 in 13 partite nel Carioca e soprattutto altri 6 (3 su rigore) in sole 3 partite di Copa do Brasil. Nei giorni scorsi è salito alla ribalta per la tripletta rifilata al Figueirense proprio nella coppa nazionale. Il Fluminense aveva perso la gara di andata a Florianópolis, e al Maracanã è stato proprio il più anziano in campo a togliere le castagne dal fuoco: al 15’ ha disegnato uno splendido calcio di punizione che, con una lievissima deviazione della barriera, si è infilato perfettamente sotto l’incrocio; poi, nel secondo tempo, ha arrotondato il punteggio con un altro tiro deviato e un calcio di rigore incrociato senza indugi.


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Al di là dei gol, riesce ancora a sorprendere non solo per alcune giocate di alta scuola, come il sombrero – o chapeu, come dicono i brasiliani – presente nel video qui sopra, ma anche per la partecipazione costante alla manovra e per l’elevato numero di duelli individuali che ingaggia nel corso delle partite: contro il Figueirense addirittura 16 (di cui 10 vinti), ma anche nello scorso Brasileirão una media di quasi 6 ogni 90’, vincendone quasi la metà.

A ciò si aggiungono qualità offensive ben sopra la media, testimoniate dall’ottimo volume di passaggi-chiave (2,8) e dribbling riusciti (1,5), che lo rendono il principale faro creativo di una squadra prevalentemente reattiva, dove a centrocampo il tecnico Hellmann preferisce giocatori di interdizione e serve qualcuno capace di innescare con i tempi giusti la velocità dei due giovani compagni d’attacco Marcos Paulo ed Evanilson. Non sorprende quindi che Nenê sia, tra centrocampisti offensivi e attaccanti, terzo per passaggi lunghi completati ogni 90’ – dietro solo ad Alesson del Bahia e Nikao dell’Athletico Paranaense – con un’ottima percentuale di riuscita del 71%.

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Nonostante in Italia non sia molto noto, Nenê ha avuto un’ottima carriera, mantenendosi per tanti anni ad alti livelli anche grazie all’assenza di gravi infortuni. Nativo di San Paolo, ha esordito a 18 anni nel Paulista di Jundiaí, dove le ottime prestazioni gli sono valse le chiamate del Palmeiras prima e del Santos poi. In quegli anni giocò per la Seleção u-20 e per l’u-23, mentre non è mai riuscito a trovare spazio nella nazionale maggiore, anche se in diverse occasioni si è parlato di una sua possibile convocazione, in particolare nel 2012 quando era tra i giocatori più rappresentativi del Paris Saint-Germain.

Prima di arrivare in Ligue 1, dove ha giocato anche nel Monaco, trascorse quattro stagioni in Spagna, segnando 39 gol nella Liga con le maglie di Mallorca, Deportivo Alavés e Celta Vigo. Gli anni a Parigi sono stati i migliori per quanto riguarda le prestazioni, ma con la delusione dell’accantonamento da parte della nuova proprietà qatariota, che nel 2012 ingaggiò Ibra e Lavezzi facendogli capire chiaramente che non avrebbe più trovato posto in squadra, benché fosse stato il trascinatore nelle due stagioni precedenti: con 47 gol e 42 assist, era stato eletto da France Football come miglior giocatore del campionato 2010-11, sfiorando il bis l’anno successivo in cui è stato secondo solo a Eden Hazard.

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Poi l’esperienza proprio in Qatar, nell’Al-Gharafa, sei mesi avari di soddisfazione al West Ham e infine il ritorno in Brasile, dove non è riuscito a salvare in corsa dalla retrocessione il Vasco da Gama, contribuendo però al ritorno immediato in Série A e all’ottimo settimo posto del 2017. Poi un discreto anno e mezzo al San Paolo, prima della rescissione che lo ha portato al Fluminense, con cui ha un contratto fino al termine della stagione: a causa della lunga sosta forzata il calendario è fittissimo – si giocherà fino a febbraio, e poi dovrebbe iniziare immediatamente la stagione successiva – e sarà inevitabile gestire le energie con oculatezza, ma di questo passo per Nenê il momento di appendere gli scarpini al chiodo può aspettare.

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