Calcionews24
·8 ottobre 2025
Neymar al Napoli, clamoroso: Conte, ADL e Manna ne hanno discusso

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Nel calcio, come nella vita, i sogni hanno un ciclo vitale ben preciso: muoiono all’alba, schiacciati dal peso della realtà, ma trovano sempre il modo di rigenerarsi, più vivi che mai, al tramonto. Per il Napoli, questo sogno ha avuto per tre lunghi mesi un nome e un cognome quasi mitologici: Neymar da Silva Santos Junior. L’idea, tanto folle quanto abbagliante, era quella di vedere la stella brasiliana, amichevolmente conosciuta come O’ Ney, illuminare il cielo di una squadra già vincente, capace di suonare un calcio a tratti rock e a tratti pop. Per mesi, Neymar è diventato la cometa da inseguire nelle notti insonni dei dirigenti e dei tifosi.
Questa suggestione, nata quasi in sordina verso gennaio, ha iniziato a galleggiare con insistenza nell’universo napoletano, alimentando fantasie fino al culmine di maggio. Poi, come spesso accade, la vita e il calciomercato hanno presentato il conto. Il sogno si è spento all’imbrunire della grande festa per lo scudetto, durante il primo, cruciale summit per pianificare il futuro. In quel momento, la dirigenza ha preso atto di una realtà tattica ineludibile: i “Fab Four”, il magico quartetto offensivo, era già stato costruito. L’eventuale inserimento di una quinta stella, per quanto luminosa, avrebbe rischiato di generare insanabili “problemi d’equilibrio”.
Il calcio moderno, anche quando si concede il lusso di essere “lunare” e di puntare su campioni assoluti, resta una scienza fondata sull’organizzazione. Per accogliere un talento come Neymar senza subire contraccolpi, è necessaria un’ampiezza d’organico straordinaria. La sera in cui il direttore sportivo Giovanni Manna accarezzò per la prima volta l’idea, un’altra stella non era ancora apparsa all’orizzonte: Kevin De Bruyne. Quando, successivamente, è stato necessario agire e prendere una decisione definitiva, il Napoli si è trovato con il genio belga tra le mani. A quel punto, aggiungere un’altra primadonna, per quanto fenomenale, è diventato un lusso che ha imposto ore di profonde riflessioni, concluse con una logica e sofferta rassegnazione.
Eppure, per un attimo, è stato meraviglioso. È stato bello argomentare, discutere e immaginare O’ Ney danzare nello stadio che fu del Re del calcio, Diego Armando Maradona. Fantasticare sull’effetto travolgente che un fenomeno del genere, anche a 33 anni, avrebbe scatenato sulla città e sul campionato. Ma l’asse dirigenziale composto da De Laurentiis, Manna e Conte, dopo interminabili passeggiate e chiacchierate oceaniche, ha lasciato che a prevalere fosse la “ragione di Stato” della saggezza. Hanno scelto di proteggere la squadra, nella quale era già stata inserita la lampada di un Genio come De Bruyne, lasciando che splendesse attraverso meccanismi naturali e collaudati. Hanno preferito svicolare dal pericolo, quasi certo, di contraccolpi tattici. Però, per un po’, è stato incredibilmente bello sentirsi i “galacticos 3.0”.