Riserva di Lusso
·11 gennaio 2022
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La terza giornata di questa Coppa d’Africa vedrà l’inizio anche del Girone D, dove oltre a due tra le favorite per la vittoria finale, che oltretutto si affronteranno alle 17:00, come Nigeria ed Egitto, troveremo anche Guinea-Bissau e Sudan.
Dopo aver raggiunto le semifinali nella prima edizione della Coppa Araba organizzata dalla FIFA, l’Egitto torna in quella che è la competizione in cui ha il record di vittorie (7). Dal 2004 al 2010 l’Egitto ha trionfato per tre volte di fila, un record storico a cui hanno fatto seguito tre mancate qualificazioni. A risollevare la squadra da un profondo e improvviso inabissamento ci ha pensato Hector Cuper, prima condottiero nella cavalcata che condusse gli egiziani fino alla finale della Coppa d’Africa 2017 –persa contro il Camerun di un un super Aboubakar – e poi artefice della qualificazione per i Mondiali di Russia 2018 che mancava da 18 anni e sei edizioni.
Restando in tema allenatori, a questa competizione i Faraoni arrivano con il CT che, curriculum alla mano, è quello di maggior spessore all’interno del lotto: Carlos Queiroz. Precedentemente Ct di Portogallo, Arabia Saudita, Sudafrica Iran e Colombia, l’allenatore portoghese, subentrato ad Hossam El-Badry a fine settembre, ha traghettato la squadra verso un facile approdo alla terza ed ultima fase per la qualificazione ai prossimi Mondiali, dove l’Egitto, non essendo testa di serie, dovrà vedersela con una tra Nigeria, Senegal, Algeria, Tunisia e Marocco.
Oltre ad avere il miglior CT, l’Egitto può godere dei servigi di colui che, senza alcun dubbio, è il giocatore più forte di questa Coppa d’Africa. Mohamed Salah arriva a questa edizione con l’obbiettivo di riscattare il deludente ottavo di finale raggiunto nella precedente edizione e l’ambizione di arricchire la sua bacheca con l’unico riconoscimento collettivo che gli manca: un trofeo con la Nazionale. Quella che ruoterà attorno al giocatore del Liverpool sarà, conoscendo Queiroz, una delle squadre più quadrate ed equilibrate della competizione. Nelle 11 partite disputate sotto la guida dell’ex Real Madrid i moduli di riferimento sono stati il 4-3-3 e il 4-2-3-1, in cui la trequarti offensiva è stata e sarà occupata da 2, o all’occorrenza 3 giocatori che militano in campionati europei. Queiroz in una recente intervista ha dichiarato di non dare particolare importanza ai moduli ma di prediligere il 4-3-3, perchè perfetto per esaltare il suo giocatore migliore.
Riuscirà Quieroz a riportare la Coppa d’Africa in Egitto? (Foto: Koki Nagahama/Getty Images – OneFootball)
Oltre allo stesso Salah, Queiroz potrà contare sull’elettricità di Trezeguet, sulla tecnica e l’intensità del giovane Omar Marmoush, oggi in forza allo Stoccarda e un paio di mesi fa capace di decidere un Egitto-Libia con questo gol, da rivedere in loop per la potenza e la precisione con cui il pallone si infila all’incrocio. Ma non ci saranno solo loro: Queiroz ha convocato anche Mostafa Moahmed, classe ‘97 del Galatasaray impiegabile sia come punta che come ala sinistra, e Mohamed Sherif, colui che occuperà il ruolo di riferimento centrale. Sherif, stella dell’Al Ahly, capocannoniere dell’ultimo campionato egiziano e autentico dominatore dell’ultima finale di CAF Champions League con una doppietta, è solo uno dei quattro giocatori della squadra egiziana presenti in rosa. A centrocampo ci sarà l’intoccabile Elneny, frangiflutti difensivo prima che costruttore di gioco. Ai suoi lati la concorrenza è tanta e agguerrita, con il veterano El-Said primo candidato ad occupare uno dei due slot al fianco del centrocampista dell’Arsenal. La difesa sarà invece tutta sulle spalle di Ahmed Hegazy, con Salah e dopo Elneny il calciatore con più presenze con la maglia egiziana presente in rosa.
Pur non avendo moltissimi elementi impegnati in campionati europei, l’Egitto può attingere da un campionato nazionale che, guardando agli ultimi risultati in campo internazionale, è per livello medio il migliore d’Africa. Non stupisce infatti vedere come in rosa ci sia una vera e propria colonia dell’Al Ahly, una del Zamalek Sc e una del Pyramids Fc. Tra i vari giocatori a disposizione va menzionato anche Ramadan Sobhi, ala creativa di piede destro la cui prima avventura europea si è arenata troppo presto. Tornato in patria ha fatto incetta di trofei, confermandosi fondamentale per la Nazionale. Per lui questa potrebbe essere l’occasione giusta per guadagnarsi un’altra chiamata dal calcio europeo.
Nell’intervista a cui accennavamo prima, Queiroz ha anche dichiarato di essere in Camerun con l’obbiettivo di vincere e riportare in Egitto una coppa che manca dal 2010. Per farlo dovranno prima superare un girone la cui giornata iniziale li vedrà impegnati contro un’altra delle favorite per la vittoria finale: la Nigeria. Dopo la sfida che, con ogni probabilità decreterà la vincitrice del girone D, ci saranno le partite contro Sudan e Guinea-Bissau, test importanti ma che non dovrebbero creare grossi grattacapi a Queiroz e i suoi. Superato il primo ostacolo, l’esperienza di un allenatore abituato a competizioni di questo tipo e l’affidabilità di una squadra dalla colonna vertebrale solida potrebbero fare la differenza in positivo.
La Guinea-Bissau è la parte di Guinea che fu colonia portoghese fino agli anni ’70 e che la distingue per questo dalla Guinea Equatoriale occupata dagli spagnoli, e dalla Guinea che invece è di marca francese. La premessa, oltre a togliere dubbi e perplessità sulle differenze tra le tre nazioni, ci spiega la connotazione portoghese della squadra allenata da Baciro Candé che si presenta alla Coppa d’Africa per la terza volta consecutiva.
La forte influenza lusitana della Guinea-Bissau è riscontrabile nella presenza di diversi giocatori militanti nel campionato portoghese, quasi tutti cresciuti nei settori giovanili di Benfica e Sporting Lisbona, ossia il livello top della formazione calcistica da quelle parti.
La nazionale guineana, ovviamente, possiede prevalentemente giocatori di “scarto” di quei settori giovanili e per questo motivo non siamo di fronte ad una nazionale di punta del continente africano; le speranze per questa squadra si limitano teoricamente all’evitare l’ultimo posto nel girone ai danni del Sudan.
A fornire questa impressione sulle prospettive della squadra dei Licaoni ce la dà anzitutto la storia delle precedenti apparizioni nella competizione nel 2017 e nel 2019, dove ha chiuso la propria avventura proprio dopo la fase a gironi; l’impressione più recente, invece, arriva dall’andamento delle qualificazioni per il prossimo mondiale, dove il Marocco ha rifilato un 8-0 tra andata e ritorno alla formazione di Candé. È dello stesso girone, invece, il precedente freschissimo contro il Sudan, contro cui sono arrivati 4 punti frutto di una vittoria per 4-2 a Khartoum ed un pareggio per 0-0 in una gara di ritorno scevra di ogni significato.
La qualificazione alla coppa, invece, è arrivata grazie alla vittoria per 3-0 sulla Repubblica del Congo nella sfida-spareggio dell’ultima giornata del girone stravinto dal Senegal. Da come è stata impostata quella partita si può intuire come i guineani cercano di giocare: in fase difensiva tengono un baricentro basso e cercano di compattarsi a difesa della propria area di rigore, in fase offensiva cercano di sfruttare al meglio le zone esterne del campo usando le combinazioni tra mezzali ed esterni offensivi con l’obiettivo di servire al meglio la punta centrale. Si tratta di un 4-3-3 di base ma molto rigido; di una squadra che non ama fare possesso palla e che preferisce cercare spazi in contropiede.
Anche da questo modo di giocare si evince una contaminazione dalle tendenze tattiche del calcio portoghese, basato sulla compattezza e su un centrocampo in grado di giocare il pallone ma allo stesso tempo fornire l’opportuna copertura alla difesa.
È proprio a centrocampo che agisce colui che è l’elemento di maggior interesse di questa squadra, ossia Moreto Cassama, centrale di centrocampo del Reims che può agire sia come perno davanti alla difesa che come mezzala, dove dimostra qualità a tutto tondo, dalla protezione della difesa all’impostazione, essenziale e senza fronzoli, fino alle capacità di conduzione del pallone anche nello stretto per chiudere con un tiro che sa far male. Sia nella squadra di club che in nazionale, sono più i compiti difensivi ad essere richiesti rispetto a quelli offensivi, per cui sarà molto interessante capire come Candè vorrà impiegarlo nel corso della competizione.
Moreto Cassama è indubbiamente il giocatore più interessante della squadra (Foto: Franck Fife/Getty Images – OneFootball)
Accanto a lui gli altri posti dovrebbero essere presi da Alfa Semedo, centrocampista del Vitoria Guimaraes, anch’egli utilizzabile in diverse posizioni a centrocampo ma meno completo di Cassama in termini di compiti che può svolgere, e da Pelè, mediano in forza al Monaco dove però non vede il campo in attesa di un prestito a gennaio. Per quest’ultimo la coppa d’Africa può essere un’occasione per trovare una squadra che gli consenta di chiudere una carriera non brillantissima in cui è transitato per un paio di stagioni anche dalle parti di Milanello senza lasciare traccia. Si giocherà il posto di vertice basso del centrocampo con Bura, mediano utilizzabile anche come difensore centrale.
Essendo la fase offensiva della Guinea-Bissau affidata principalmente all’iniziativa degli esterni d’attacco, i giocatori chiamati ad inventare qualcosa nei limiti del possibile saranno Jorginho e Mama Baldé. Quest’ultimo gioca in Ligue 1 con la maglia del Troyes dove ha messo a segno 3 reti e registrato 1 assist, mettendosi in evidenza anche per la sua duttilità, potendo essere schierato in tutte le posizioni d’attacco a supporto della punta, in nazionale viene generalmente schierato come esterno destro del 4-3-3/4-2-3-1 con cui i guineani si schierano in campo. Stesso compito per Jorginho, giocatore con caratteristiche più da ala e che ha alle spalle una discreta esperienza in giro per l’Europa dove ha anche assaggiato spezzoni di Europa League con le maglie di Ludogorets, CSKA Sofia e Saint-Etienne. Oggi è in prestito al Wisla Plock, in Polonia, dove sta trovando poco spazio, ne troverà, invece, in questa formazione dove ha il compito di far risalire la squadra e rifinire le poche occasioni che avranno a disposizione.
Purtroppo, è esploso troppo tardi Roger Fernandes, esterno offensivo del 2005 che sta trovando spazio con la maglia del Braga, dove ha trovato addirittura una doppietta nell’ultimo turno di campionato. Chissà che non diventi la grande stella futura di questa nazionale, ma ovviamente non sarà presente in questa competizione.
Come indicato in premessa, il compito per i Licaoni in un girone con Nigeria ed Egitto è alquanto improbo, per questo motivo il miglior risultato che ci si può attendere è quello di poter battere il Sudan e chiudere il girone quantomeno davanti ad essi puntando su un posto tra le migliori terze.
L’unica freccia a disposizione della squadra di Candé sta in una rosa con molti elementi non di primissimo pelo ma che hanno ancora molto da chiedere alla loro carriera, per cui potrebbero usare la competizione come una vetrina per ottenere un passo in avanti. Se la squadra riuscirà a migliorare come organizzazione magari potrebbe giocarsi qualche chance buttandola sulla negazione degli spazi agli avversari.
Il movimento nigeriano ha vissuto negli ultimi anni una crescita quasi mai vista, con picchi di talento comparabili solo a quelli della Golden Generation anni ’90. Dopo aver chiuso la scorsa edizione al terzo posto, le Super Eagles si presentano ai blocchi di partenza con un gruppo sostanzialmente immutato ma con una nuova guida tecnica visto il licenziamento di Rohr.
Nonostante le difficoltà nell’ultimo periodo, Rohr si era confermato un tecnico di spessore nel contesto africano e soprattutto aveva contribuito a costruire il gruppo che andrà in Camerun, e in tal senso questo licenziamento, a un anno da un rinnovo triennale e con il posto nella fase finale delle qualificazioni mondiali ipotecato, stupisce non poco.
A sostituire Rohr la federazione ha optato per la soluzione ad interim rappresentata da Augustin Eguavoen, che in passato ha già ricoperto questo ruolo e che da giocatore è stato parte proprio della generazione di USA ’94. Forse anche per scelta simbolica, ad accompagnare Eguavoen in Camerun ci saranno altre due leggende del calcio nigeriano come Nwankwo Kanu e Jay-Jay Okocha.
La nuova guida della nazionale nigeriana per questa Coppa d’Africa (Foto: Daniel Beloumou Olomo/Getty Images – OneFootball)
Proprio in virtù del cambio in panchina a stretto ridosso della competizione è difficile dare con certezza una forma al gruppo che volerà in Camerun, ma è comunque lecito credere che non vi saranno grandi stravolgimenti tattici per cui la squadra dovrebbe scendere in campo con un 4-4-2 abbastanza tradizionale.
La situazione in porta sembra destinata a premiare, salvo infortuni come quello che lo ha fermato nelle scorse settimane, Maduka Okoye, emerso nel 2019 per l’infortunio di Uzoho e che da allora si è consolidato come titolare, mettendosi anche in mostra nello Sparta Rotterdam – dove ha completato la sua crescita dopo alcune esperienze giovanili in Germania – tanto da conquistare un contratto con il Watford per la prossima stagione.
La linea difensiva non potrà più reggersi sul celebre “muro bianco” visto il forfait di Leon Balogun ormai fermo da novembre per infortunio. Il ruolo di leader della difesa ricadrà quindi sulle spalle dell’ex Udinese e attuale titolare del Watford William Troost-Ekong – che probabilmente ci terrà aggiornati grazie al suo canale youtube – vicino a lui la scelta più probabile è quella dell’ex Porto Chidozie Awaziem, che però potrebbe rappresentare un’opzione anche per la fascia destra, per cui non è da sottovalutare l’inserimento del centrale del WBA Semi Ajayi. Sulle fasce la situazione è leggermente più nebulosa: a sinistra il posto da titolare dovrebbe spettare a Jamilu Collins, titolare in Germania del Paderborn e che dovrebbe far valere la sua maggior esperienza in nazionale contro il collega del Porto Zaidu Sanusi, con lo slot di destra che potrebbe essere destinato al torinista Ola Aina o al già menzionato Awaziem.
Il livello della rosa diventa molto più alto a centrocampo, dove Eguavoen potrà contare su un profilo ormai affermato ad alti livelli come Wilfred Ndidi. Titolare e protagonista del Leicester, rispetto all’ultima edizione, Ndidi ha alzato ancora di più il suo livello di gioco, diventando uno dei migliori interditori della Premier League. Vicino a lui dovrebbe trovare spazio un giocatore dalla dimensione più offensiva che con ogni probabilità sarà Joe Aribo. Nato a Londra e cresciuto nel Charlton, Aribo è un centrocampista completo, ordinato in possesso ma con una grande fisicità e capacità di inserimenti importanti che lo hanno consacrato come uno dei profili più importanti della Scottish Premiership, in cui ha anche segnato 6 gol in 19 partite con i suoi Rangers. Meno scintillante di Aribo ma comunque molto affidabile è Frank Onyeka, inserito nel gruppo lo scorso anno ma già certo del ruolo di comprimario anche grazie all’esperienza maturata negli ultimi mesi con il Brentford.
Ndidi è ormai un giocatore affermato a livello internazionale, e si appresta ad essere il faro di questa nazionale (Foto: Oli Scarff/Getty Images – OneFootball)
Nel probabile 4-4-2 con cui si presenterà all’esordio con l’Egitto, Eguavoen dovrebbe puntare su due esterni capaci di scambiarsi facilmente di posizione e i due nomi principali sono quelli di Moses Simon e Alex Iwobi. Simon è un esterno molto tradizionale che predilige giocare sul binario e rifornire l’area con una marea di cross – è tra i giocatori che ne tentano di più in Europa – e, che, nella sua essenzialità garantisce una certa continuità. Al contrario Iwobi è un interprete con una qualità più ad ampio spettro, ma è reduce da due stagioni molto complesse con l’Everton per cui potrebbe vedersi scavalcato nelle gerarchie; in tal senso i principali talenti alle sue spalle sono due ali dribblomani come Samuel Chukwueze, talento esplosivo del Villarreal che però sta facendo fatica a trovare continuità, e Chidera Ejuke, protagonista nel CSKA Mosca con 4 gol e 3 assist.
Il reparto più ricco di talento delle Super Eagles è però l’attacco, il quale, tuttavia, non sarà guidato da Victor Osimhen. Il numero 9 del Napoli è forse il giocatore più talentuoso di tutto il movimento ed era riuscito a strappare una convocazione nonostante l’infortunio al volto subito contro l’Inter, salvo poi rimanere escluso per via della positività al Covid. Parallelamente a ciò, a una manciata di giorni dalla partita d’esordio, è arrivata la notizia che Watford e Al Shabab hanno deciso di bloccare le partenze rispettivamente di Odion Ighalo ed Emmanuel Dennis, complicando ulteriormente la situazione attaccanti per Eguavoen.
In virtù di ciò il go-to-guy dell’attacco nigeriano dovrebbe diventare Kelechi Iheanacho, attaccante di grandissimo talento ma reduce da alcuni mesi complicati in cui ha faticato a trovare regolarmente spazio nel Leicester dopo aver segnato 15 gol nella prima metà del 2021. Chiaramente la perdita di giocatori chiave nel reparto avanzato ha reso molto più complicata la scelta del profilo da affiancare al centravanti del Leicester. Un nome di interesse potrebbe essere quello del capitano Ahmed Musa, che dopo un lungo vagare in Europa ha ritrovato una sua dimensione con i turchi del Fatih Karagumruk, ma soprattutto quello del classe ‘97 Taiwo Awoniyi, scoperto dal Liverpool neanche ventenne e ora protagonista in Bundes con l’Union Berlin, con cui ha segnato 9 gol in 17 partite. Un po’ meno quotati ma comunque degni di menzione sono Peter Olayinka, attaccante di grande dinamismo ora allo Slavia Praga, e Umar Sadiq, ex Roma autore di 8 gol in 19 partite con l’Almeria.
Nel complesso la Nigeria si presenta ai blocchi di partenza con un gruppo abbastanza consolidato e ricco di talento. Al netto del contraccolpo psicologico dato dal cambio in panchina e della defezione all’ultimo di due uomini chiave come Balogun e Osimhen è difficile non considerare le Super Aquile nel novero delle squadre che possono puntare alla vittoria finale di questa Coppa d’Africa.
A completare il Gruppo D è il Sudan, senza dubbio una delle squadre meno attrezzate per questa Coppa d’Africa, ma allo stesso una delle soprese più stupefacenti presenti ai nastri di partenza, in grado di ritrovare la qualificazione per la prima volta dal 2012, e solo per la terza volta dal 1970, anno dello storico cammino che portò la nazionale addirittura a vincere il trofeo.
Un traguardo arrivato in maniera probabilmente insperata e soprattutto rocambolesca, in via dei 9 punti conquistati nelle ultime tre giornate del girone di qualificazione. Tre gare dove il Sudan è riuscito incredibilmente a battere prima il Ghana per 1-0, e poi anche il Sud Africa nella gara decisiva per l’assegnazione del secondo posto, grazie ad un secco 2-0 che ha di fatto ribaltato ogni pronostico della vigilia.
I Falchi di Jediane arrivano però a questa Coppa d’Africa senza particolari ambizioni. La formazione allenata da Burhan Tia – subentrato solo lo scorso 13 dicembre al francese Hubert Velud – ha di fatto vinto solo una delle dodici partite successive a quell’exploit, perdendone sette e non lasciando presagire un grande stato di forma. Tuttavia in loro favore c’è la consapevolezza di poter giocare privi di pressioni. D’altronde una volta giunti sin qui sarebbe un peccato gettare la spugna anzitempo, anche a discapito di un girone che comprende due tra le favorite per la vittoria finale come Egitto e Nigeria, e che apparirebbe proibitorio per chiunque.
Inoltre la formula del torneo – che vede avanzare agli ottavi anche quattro delle migliori terze su sei – permette a chiunque di poter sperare in un passaggio del turno. In tal senso sarà già fondamentale la partita di oggi contro la Guinea-Bissau, unico impegno sulla carta realmente alla portata degli uomini di Tia. Ottenere tre punti oggi equivarrebbe ad aprire scenari forse inaspettati, permettendo al Sudan di poter sperare nella qualificazione anche perdendo le successive due partite, e perché no, magari ripetere una delle imprese che ha portato a giocare questa Coppa d’Africa.
Anche per via del recente cambio in panchina è complicato ipotizzare quale sarà lo schieramento in campo che verrà proposto nell’affrontare questo girone. Durante le qualificazioni la squadra era scesa in campo nelle ultime giornate con un 4-3-3 e con un atteggiamento non particolarmente guardingo, condizionato ovviamente dalla necessità di fare risultato, mentre nelle ultime apparizioni si è optato per un 5-3-2 molto più prudente.
Al di là dei meri discorsi tattici la forza della squadra starà soprattutto nell’abitudine a giocare insieme e nella familiarità tra gli interpreti delle parti. La selezione è infatti composta da quasi esclusivamente giocatori militanti nel campionato nazionale, di cui la stra maggioranza provenienti tutti dall’Al-Hilal Omdurman e dall’Al-Merrikh, le due squadre più titolate del paese.
Proprio dall’Al-Hilal arriva uno dei giocatori più interessanti – sorvolo sull’etichetta di Messi sudanese – della squadra, Mohamed Abdelrahman, che in 25 presenze con la nazionale ha già realizzato 15 reti. Il numero dieci sudanese è una prima punta rapida in grado di svariare su tutto il fronte dell’attacco e all’occorrenza capace anche di arretrare in fase di costruzione. Dotato di una buona tecnica di base e di un ottimo senso del gol rappresenterà il fulcro attraverso il quale passeranno molte delle azioni della squadra, nonché delle speranze del Sudan di poter ottenere qualcosa in più della semplice partecipazione da questa Coppa d’Africa.
Il numero dieci del Sudan potrebbe essere una delle gemme nascoste di questa edizione della Coppa d’Africa (Foto: Karim Jaafar/Getty Images – OneFootball)
A fare da faro a centrocampo sarà invece Nasr Eldin El-Shigail, capitano e mostro sacro della nazionale che cercherà di dare equilibrio ad una squadra che avrà inevitabilmente bisogno della sua leadership. Dietro invece non ci sarà Amir Kamal, altro veterano della nazionale che avrebbe fatto sicuramente comodo in questa competizione.
Come già detto in precedenza molte delle speranze del Sudan passeranno dalla prima sfida con la Guinea-Bissau. La nuova guida tecnica porta sicuramente tante incognite con sé, ma gli importanti blocchi provenienti dall’Al-Hilal e dall’Al-Merrikh si riveleranno utile sicuramente nell’arginare problematiche in tal senso. La Coppa d’Africa ci ha da sempre abituato a regalare storie incredibili e clamorosi upset, chissà che prossimo protagonista non possa esserne il Sudan.
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