Calcionews24
·8 ottobre 2025
Palestina, la nazionale si trasferisce in Cile per sognare la Coppa Araba 2025. Il calcio come atto di resistenza

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·8 ottobre 2025
Dopo la delusione per il mancato accesso al Mondiale 2026, la Federazione Calcistica Palestinese ha compiuto un passo storico, trasferendo il proprio quartier generale in Cile. L’obiettivo è chiaro: sfuggire alla distruzione sistematica dello sport nei territori occupati e lavorare per il futuro, usando il calcio come strumento di resilienza e per mostrare al mondo l’esistenza della propria bandiera.
Il genocidio in atto a Gaza negli ultimi anni ha trasformato la Striscia in un inferno per migliaia di persone. In questo contesto di devastazione, lo sport rappresenta uno dei pochi canali per scuotere la comunità internazionale e per offrire un barlume di speranza e normalità alla popolazione. Per questo, la scelta del Cile non è casuale: qui risiede la più grande comunità di origine palestinese fuori dal mondo arabo, con oltre 500.000 persone pronte a supportare la causa.
Resistenza. «Cercano di eliminare lo sport palestinese, ma noi cerchiamo di aumentare la nostra resilienza attraverso le squadre nazionali e di partecipare a tutte le competizioni per due motivi: primo, per garantire la presenza del nome e della bandiera della Palestina, e secondo, per continuare a migliorare», ha affermato il CT della Palestina, Ihab Abu Jazar. Sarà lui a guidare la rappresentativa nero-bianco-verde in due amichevoli in Algeria a ottobre, con l’obiettivo di preparare la squadra per il prossimo grande torneo: la Coppa Araba, prevista a dicembre 2025 in Qatar.
Abu Jazar ha raccontato a La Gazzetta dello Sport come la squadra riesca, per pochi istanti, a «distrarre dall’orrore» la popolazione. La sua testimonianza è straziante: «La cosa che temiamo di più è il telefono. Una volta rientrati negli spogliatoi facciamo fatica a controllare le notifiche. Quell’avviso, ormai quotidianità per milioni di persone, è diventato una fonte d’ansia: potrebbe dirci che è morto un amico o un familiare». Il suo vice è stato ucciso dall’esercito israeliano mentre consegnava aiuti, e tra le migliaia di morti a Gaza c’è anche Suleman Obeid, il “Pelè palestinese”, scomparso mentre cercava cibo per la sua famiglia.Un calcio sospeso. Le infrastrutture sportive palestinesi sono quasi inesistenti: «Più di 280 infrastrutture sportive sono state danneggiate o rase al suolo. Alcuni impianti sono stati usati come centri di detenzione per interrogare i prigionieri. Il campionato è sospeso da tre anni e non ci sono competizioni giovanili», ha dichiarato il CT.
Il trasferimento in Cile permetterà al movimento calcistico palestinese di lavorare per scovare nuovi talenti di origine araba sparsi per il mondo. «Sono sicuro che abbiamo giocatori molto bravi e speciali in tutto il mondo», ha detto Abu Jazar a EFE. «Vogliamo creare un database palestinesi in Cile, Libano ed Europa. Ovunque ci siano giocatori, vogliamo raggiungerli». L’idea è anche quella di creare un centro di allenamento in territorio cileno, magari con il supporto del Palestino, il club di massima serie cileno con forti legami con lo stato arabo.Le amichevoli contro l’Algeria serviranno a simulare lo stile di gioco della Libia, avversaria a novembre 2025 per accedere alla Coppa Araba. Nonostante le avversità, la Palestina ha dimostrato di saper scendere in campo isolandosi dalla situazione in patria. Qualificarsi alla Coppa Araba sarebbe un messaggio potente, soprattutto per un team che conta giocatori sotto contratto con squadre di Gaza, ma fermi da un biennio. Il calcio palestinese continua la sua battaglia, non solo sul campo. Molti sportivi si sono schierati con la Palestina, tra questi anche il tecnico del Manchester City Pep Guardiola.