Zerocinquantuno
·19 ottobre 2024
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·19 ottobre 2024
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Alzi la mano chi dopo il doppio e meritato vantaggio del Bologna a Genova, frutto di una signora prestazione, avrebbe mai pensato che la gara potesse finire in parità. Nessuno, credo. Un’autentica pugnalata, gravissimo non aver portato a casa i tre punti contro un avversario modesto e pieno di difficoltà tecniche, societarie e ambientali, a maggior ragione dopo aver instradato benissimo il pomeriggio. Niente, tutto alle ortiche. Ora, sono consapevole che quanto sto per dire non raccoglierà il consenso di numerosi lettori, pazienza: allo stato attuale delle cose bisogna pensare soprattutto al campionato. Non alla Champions League, che va invece vissuta come una sorta di viaggio premio, una splendida ricompensa per chi c’è sempre stato, anche nei momenti più difficili: in C, in B, sull’orlo dei fallimenti o felici per salvezze ottenute all’ultima giornata. Lo so, è amaro dover dire questo, sessant’anni dopo l’unica partecipazione alla Coppa dei Campioni. ‘Snobbare’ (esasperazione, passatemi il termine) una competizione così prestigiosa fa male al cuore, ma per varie ragioni la squadra attuale non pare in grado di dire la sua su più fronti. Meglio vincere a Birmingham con l’Aston Villa o battere il Milan? Meglio entrare nei playoff e poi uscire subito contro la corazzata di turno o provare a rimanere nelle prime sette in Serie A, garantendosi un’Europa più consona al proprio valore? Io, alla luce della preoccupazione che purtroppo avverto fin dall’estate, non ho alcun dubbio.
Mario Sacchi
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Foto: Simone Arveda/Getty Images (via OneFootball)