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·6 settembre 2025
Peruzzi: "Nazionale? L'Italia ha vinto quattro Mondiali, siamo forti"

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·6 settembre 2025
Angelo Peruzzi ha un lungo passato nel mondo del calcio, infatti, è sceso in campo come portiere con la maglia di molte squadre, come Lazio, Verona, Inter, Juventus e Roma e nel 2007 chiude la sua carriera calcistica con il club biancoceleste, dopo 620 incontri disputati con i club, di cui 478 in Serie A. Riguardo il suo passato e il periodo che stanno vivendo le squadre, l'ex portiere si è espresso durante la trasmissione Dribbling di Rai 2.
Se non si dovesse andare al Mondiale, facciamo le corna, la nostra generazione non lo vedrebbe ed è logico che la mancanza di affetto venga fuori ma la possibilità c'è e tutti vogliamo che si vada al Mondiale e che il calcio italiano torni ad essere quello che è stato, cioè ha vinto quattro Mondiali l'Italia non zero. Siamo forti, forse ci sono degli aspetti in cui le altre squadre sono meglio di noi ma siamo sempre lì. È una questione di cicli ma anche di atleti, di calciatori che hai a disposizione. Adesso teniamo meno al nostro di vivaio, è impossibile valutare i tanti calciatori italiani perché giocano poco.
Secondo me no perché io sono 1,80 quindi sono un po' bassino e poi sono sempre stato un portiere atipico, un portiere basso, grosso e non so se nel calcio di ora riuscirei a giocare.
C'è chi dice che si giocava nelle vie del paese e si imparava all'oratorio, è tutto buono e tutto cattivo, è un insieme di cose secondo me. L'unica cosa che voglio rimarcare è che le scuole di calcio ben vengano ma per formare calciatori non per fare vittorie e poi chi forma calciatori deve essere formato, non si possano prendere allenatori che hanno studiato su internet cos'è un allenatore, devono essere allenatori bravi. Mi ricordo quando ero nell'ambito Nazionale che facevo Under-21 o la Nazionale A, c'erano sotto gli under 15 Rocca e tanti allenatori bravi a scegliere calciatori e ad allenare i calciatori, c'erano persone che quando vedevano ragazzini di 13/14 anni capivano che quello poteva diventare un calciatore e lo allenavano, lo allenavano con la tecnica soprattutto.
Lui pensa 24h al giorno al calcio e questa passione, questa fede, porta buoni risultati. Lui riesce ad imprimere nella testa dei giocatori che tutti hanno l'obiettivo. Ho sentito Velázquez che diceva a proposito della pallavolo una cosa, che il gruppo è una cosa e la squadra un'altra, il gruppo sono delle persone che devono fare determinate cose mentre la squadra sono delle persone che hanno un unico obiettivo e Conte riesce a portare la squadra a quell'obiettivo.
Secondo me se in questi anni La Juventus ha tentennato è perché non c'era al timone quello giusto, cioè gli Agnelli c'erano ma non erano come l'avvocato e Umberto Agnelli ai miei tempi, ogni tanto si facevano vedere in sede ma non erano lì. L'unico che è stato bravo in quegli anni è stato Andrea che era presente.