Calcionews24
·11 ottobre 2025
Pjanic: «La Roma di Gasperini mi ricorda la mia. Gioco ancora 2 anni, forse torno in Italia…»

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·11 ottobre 2025
Miralem Pjanic, il raffinato regista della Roma dello scorso decennio, torna a parlare del suo ex club con un affetto palpabile. Uno dei migliori cervelli del centrocampo giallorosso degli ultimi 20 anni, capace di leggere il gioco come pochi, Pjanic spinge in avanti la squadra di Gasp, che rivede un’eco di quella Roma del 2013-14 con Garcia in panchina. La speranza è che questa stagione possa culminare con un piazzamento straordinario, dall’approdo in Champions in su. Ecco cosa ha raccontato a La Gazzetta dello Sport.
ROMA IN ALTO – «Bello, bellissimo rivedere la Roma così in alto, mi sento ancora parte dell’ambiente e spero davvero che sia l’anno buono per un piazzamento finale esaltante».
LA SQUADRA STUPISCE – «In verità non tanto, perché in panchina c’è proprio un allenatore del calibro di Gasp. È un tecnico che bisogna lasciare lavorare e seguire senza esitazioni, con lui c’è molto da fare e da conquistare in prospettiva futura. Sta facendo grandi cose dal punto di vista tecnico: dimostra ogni volta la sua bravura. Quella squadra, con Totti, De Rossi e Maicon, era per la verità superiore qualitativamente. Quella di oggi è un’espressione della stagione precedente, con un Gasperini in più che esprime un calcio all’insegna della disciplina. È un gruppo pronto fisicamente, difficile da affrontare: con Gasp devi correre per giocare, si attacca e si difende in undici»
COSA MANCO’ ALLA SUA ROMA – «In generale, rispetto alla Juve in cui ho poi giocato, mancava un po’ di tranquillità, quella che c’era invece intorno ai bianconeri. Arrivando lì, trovai un club sicuro di sé che gestiva molto bene le pressioni: quello che succedeva dentro, rimaneva nello spogliatoio. Agnelli era fenomenale, Marotta e Paratici un tandem straordinario, con Maurizio Lombardo formavano un gruppo compatto, facevano un lavoro incredibile e in silenzio. A Roma invece usciva sempre qualche voce di troppo. Sabatini, Massara e Fenucci erano straordinari nel loro lavoro. E nonostante questo, malgrado la loro professionalità, venivano sempre fuori voci fatte circolare da altri».
ANALOGIE CON IL 2013 – «Ce ne sono. Anche nel 2013 era la prima stagione di Garcia: Rudi era arrivato con grande entusiasmo, voglia e determinazione. Facemmo un’ottima preparazione estiva. Vedo similitudini perché Gasperini sta facendo le cose per bene: penso che averlo strappato alla concorrenza sia stato già un ottimo colpo per la società, ora bisogna solo farsi guidare da lui e accontentarlo nelle sue richieste. Se lo merita. Il suo calcio è europeo, e mette in difficoltà tutti».
LA ROMA IN TESTA – «Ora però bisogna mantenere questo ritmo ed è la cosa più difficile nel lungo termine. L’esperienza dei senatori sarà fondamentale, perché non mancheranno com’è ovvio i momenti duri. Mi auguro davvero che la Roma possa brindare a fine stagione, vincere lì è speciale. Dico il Napoli, che si è rinforzato e ha Conte in panchina. Anche Allegri e il Milan daranno filo da torcere: le sue squadre sono sempre importanti. Ovviamente ci sono pure Inter e Juve, ma anche la Roma può dire la sua lì in alto».
POCHI GOL – «Il tecnico sa creare tanto, mi auguro che Ferguson e Dovbyk si sblocchino. I giocatori che fanno la differenza comunque ci vogliono e ci vorranno per esaltare il gioco di Gasp: è ancora presto comunque per scrivere sentenze sui due attaccanti in rosa.
KONÉ – «Lo conoscevo già ai tempi del Borussia Mönchengladbach, mi aveva colpito e l’avevo consigliato a Mehdi Benatia, ma le cifre allora erano troppo alte per l’Olympique Marsiglia. Koné è un giocatore forte attorno al quale costruire un progetto».
DYBALA PUO’ ESSERE UTILE – «Molto, ce ne sono pochi come lui. Ha anche tanta esperienza ed è uno di quelli che può far superare i momenti difficili alla squadra».
RITORNO IN ITALIA – «L’Italia è la mia seconda casa. Non c’è ancora un progetto concreto, ma non si sa mai. Di sicuro non è finita per me, voglio giocare ancora 1 o 2 anni».
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