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·14 aprile 2025
✍🏼 Post Atalanta-Bologna | Sbagliare è umano, perseverare è Lucumì: cosa ti è successo Jhon?

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·14 aprile 2025
Precisiamo. Il pensiero che state per leggere non è figlio (solo) della partita di ieri contro l'Atalanta a Bergamo, ma arriva dopo un periodo tristemente lungo in cui Jhon Lucumì sembra aver perso quella scintilla che tanto l'ha reso speciale agli occhi di chi frequenta regolarmente il Dall'Ara.
“Sbagliando si impara”. “Errare è umano, perseverare è diabolico”. La lingua italiana è ricchissima di detti proverbiali di questo genere, ma forse il difensore colombiano del Bologna non ne è a conoscenza. Tanto che le cosiddette “lucumate” - neologismo ormai degno dell'Accademia della Crusca - sono solitamente due o tre errori a pochissimi minuti di distanza, che vanno a macchiare un intero incontro, spesso giocato molto bene.
E la verità è che nel mondo del calcio la gestione dell’errore è ciò che conta: tutti sbagliano, ma è importante la quantità di errori nell’arco dei novanta minuti, il peso specifico di essi (alcune imprecisioni in campo possono passare inosservate ed essere dimenticate, mentre altre colpevolizzate) ed il tempo necessario per riprendersi e giocare senza timori reverenziali.
Ecco, sotto questo aspetto Lucumì è finito sotto la lente d'ingrandimento. Da baluardo della difesa, ha inaspettatamente commesso diverse ingenuità, alcune delle quali costate parecchio care al Bologna di Vincenzo Italiano.
Jhon Lucumì e Mateo Retegui (ph. Image Sport)
Gli ultimi due svarioni in ordine cronologico si sono verificati ieri. Il colombiano ha lasciato la concentrazione nell'armadietto del Gewiss Stadium e dopo 3' si è fatto bruciare da Retegui, mentre nel secondo gol si è fatto sradicare più volte il pallone dall'italo-argentino e gli ha consentito di crossare praticamente da terra (aspettando un fischio di Mariani che giustamente non è arrivato) per Pasalic che ha infilato il raddoppio.
Fermi tutti: non saranno due errori, per quanto gravi e probabilmente decisivi per la sconfitta con l’Atalanta, a mettere in discussione il valore di Jhon Lucumì. Il colombiano del Bologna, fino a prova contraria, si è imposto in una linea difensiva che, orfana di Calafiori, rischiava di essere compromessa dal ritardo di condizione di Casale e dall’acquisto più riempitivo che altro di Erlic.
Insomma, pensate un po’ in che condizioni sarebbe il Bologna se - al fianco di Beukema - Lucumì non si fosse stabilizzato su prestazioni di livello tutto sommato buono. E quindi, dicevamo, non si può rivalutare un giocatore per un errore. Si può, però, andare alla radice di quell’errore e argomentare su un altro aspetto, non tecnico ma altrettanto importante, ovvero quello caratteriale. L’atteggiamento di Lucumì non è una novità e purtroppo quelle di ieri non sono le prime défaillances gravi in stagione.
In particolare, ad Empoli si è perso Colombo in occasione del gol dei toscani, mentre con il Monza non è riuscito ad impedire che la palla giungesse tra i piedi di Maldini, che ha poi capitalizzato in porta.
È suo, inoltre, il tocco col braccio in area che ha causato il rigore per la Roma nei secondi finali, che è valso il gol del pareggio, così come dei buchi non trascurabili nel pareggio a Lecce. Contro il Torino, Jhon ha avuto cinque minuti di sbandamento (e qui conta moltissimo anche il tempo di reazione ed elaborazione mentale del misfatto), avanzando sulla trequarti e lasciando da solo Beukema. Al terzo contropiede, dopo due grandi occasioni, è arrivato il gol di Vlasic. Ma dopo un paio di circostanze del genere, il colombiano avrebbe potuto intuire che ritrovare la propria posizione in campo sarebbe stata una scelta migliore per conservare il risultato. Alla fine in quell'occasione il tecnico lo ha cambiato dopo solo 45 minuti, proprio come ieri.
Jhon Lucumì e Marten de Roon (📷 by Pier Marco Tacca/Getty Images Via One Football)
Italiano ha provato in più circostanze a difenderlo, conscio del fatto che potrebbe essere un problema più psicologico che tecnico, destinato dunque a passare, ma i fatti non gli stanno dando ragione.
Alla vigilia della trasferta di Parma, dopo appunto il match di Torino, il tecnico rossoblù parlava così di Lucumì:
È venuto un mio caro amico, nonché ex compagno ed allenatore, a vedere l'allenamento e mi ha detto che in questa squadra c'è un fenomeno. Faceva riferimento a Lucumì. È un difensore con fisicità, qualità, destrezza: è un calciatore incredibile. Anche Jhon sa bene che se vuole diventare un top assoluto non può commettere quegli errori perché va a sporcare doti immense. Se si applica può cancellare questi svarioni perché è solo una questione di testa, se colma queste lacune diventa un top.
E ieri dopo la sconfitta con l'Atalanta, Italiano si è quasi addossato le colpe per la prestazione del colombiano:
Jhon ha avuto qualche problema in settimana: ero in dubbio se farlo giocare o no, ma dal momento che già avevamo deciso di mettere De Silvestri non volevo cambiare troppi giocatori di reparto. Poi per come la penso, quando non sei al 100% sei condizionato nelle giocate. Se Jhon fosse stato bene quegli errori non li avrebbe commessi e quei gol non li avremmo presi.
La riprova non l'avremo mai, ma di sicuro in campo Lucumì appare cupo, nervoso, distratto. Le disattenzioni in difesa ci sono sempre state (giusto per dirne una: ricordate l'autogol ad Empoli nel 2023?), ma ora ci sono errori di sufficienza, con zero percezione del pericolo.
I tifosi si chiedono cosa gli sia successo ma al momento non c'è ancora una risposta. Il sottoscritto nella conferenza stampa post Hellas-Bologna ha provato a chiederlo al diretto interessato, ma la risposta è stata sfuggente.
Gli errori possono capitare, fanno parte del calcio, l’importante è lavorarci su per migliorarsi sempre.
John Lucumì in contrasto con Berat Djimsiti (📷 by Pier Marco Tacca/Getty Images Via One Football)
La cosa evidente però è che, a partire dal linguaggio del corpo, il giocatore è regredito e quelli che erano i suoi punti di forza si stanno appiattendo in modo quasi fastidioso.
E in questo discorso abbiamo lasciato fuori volutamente situazioni extra campo, come il rinnovo contrattuale. Il numero 26 rossoblù ha il contratto in scadenza nel 2026 (con opzione fino al 2027) ma la trattativa per il prolungamento non sta decollando e le parole di Simone Rondanini, suo agente, lo hanno confermato senza troppe impasses.
Il suo futuro sotto le Due Torri è, al momento, in dubbio. Anzi, oggi più che mai - con la trattativa per il rinnovo contrattuale ferma - sembra quasi certo il suo addio in estate.
Tuttavia se si guarda alle prestazioni, le big europee inizieranno ben presto a togliere la lente d’ingrandimento da Lucumì. Servirebbe rimettersi in mostra come solo lui sa fare, per il suo bene e per quello di un Bologna che sta ancora cullando il sogno di un ritorno in Champions League.