Calcio e Finanza
·27 dicembre 2025
Quel legame indissolubile tra calcio e politica in Italia. Scontri ma anche interscambio economico: tutte le cifre tra imposte e interventi pubblici

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·27 dicembre 2025

La stilettata del ministro dello Sport Andrea Abodi nei confronti dei vertici della Lega Serie A, nella fattispecie il presidente Ezio Simonelli e l’amministratore delegato Luigi De Siervo, non ha tardato molto a giungere all’onore delle cronache. Lunedì 22, solo qualche ora dopo l’annuncio dell’ennesimo dietrofront su Milan-Como a Perth (con la decisione finale di giocare a Milano con data ancora da stabilire), il titolare del dicastero sportivo italiano ha voluto stigmatizzare quanto avvenuto, parlando apertamente di leggerezza da parte dei dirigenti.
«Si è buttato il cuore oltre l’ostacolo con una certa leggerezza perché prima di parlarne per tre mesi bisognava partire dal soggetto finale che avrebbe dovuto porre condizioni», anche se «capisco le esigenze di incrementare i ricavi per permettere al calcio di esprimere tutto il proprio potenziale», ha spiegato Abodi, proseguendo una lunga serie di botta e risposta tra la politica e il mondo del pallone avvenuti negli ultimi anni.
Tralasciando volutamente in questa sede il capitolo stadi che necessariamente ha bisogno della interlocuzione tra queste due controparti (d’altronde sul capitolo infrastrutturale questo spazio di approfondimento ha dato molto spazio in svariate occasioni) va notato come da sempre vi siano state tensioni tra la politica e il calcio, ben sapendo da entrambe le parti che nessuno può fare a meno dell’altro: il mondo del pallone perché come ogni comparto industriale ha bisogno che il potere esecutivo lo normi e nel caso lo sostenga. E quello politico perché è ben conscio di non potersi permettersi di snobbare lo sport più amato del Paese, con il suo enorme seguito popolare. E quindi anche di voti.









































