Ranocchia svela: «Avevo un’importante offerta dalla Juve. Stankovic mi convinse a restare all’Inter con questa frase» | OneFootball

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·4 dicembre 2025

Ranocchia svela: «Avevo un’importante offerta dalla Juve. Stankovic mi convinse a restare all’Inter con questa frase»

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Ranocchia svela: «Avevo un’importante offerta dalla Juve. Stankovic mi convinse a restare all’Inter con questa frase». Le parole dell’ex difensore

Andrea Ranocchia, ex capitano dell’Inter e oggi opinionista, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera svelando un retroscena di mercato che avrebbe potuto cambiare la sua carriera e, soprattutto, parlando apertamente del suo difficile periodo psicologico vissuto negli anni bui del club nerazzurro.

Il bivio di mercato: Inter contro la Juventus di Conte

L’ex difensore ha raccontato la scelta cruciale che ha dovuto affrontare nel 2014, con l’Inter che spingeva per il rinnovo e la Juventus di Antonio Conte pronta a portarlo a Torino. La sua decisione fu influenzata dalle parole di un compagno:


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«La fascia ereditata da Zanetti? Una responsabilità enorme. Anche se c’è stata la possibilità che non la indossassi. Era il 2014, ero in Brasile con la Nazionale. Avevo due offerte: una dell’Inter per il rinnovo e una molto importante della Juventus. Conte spingeva per raggiungerlo a Torino. Poi Stankovic mi disse: ‘Se vinci uno scudetto con l’Inter il tifoso si ricorderà di te per sempre. Se succede in squadre come la Juve è il club a vincerlo’. Aveva ragione, ma l’ho capito solo tanti anni dopo».

Il tunnel della depressione: la palla pesava tanto

Ranocchia ha poi condiviso il momento più difficile della sua vita sportiva e personale, negli anni segnati da un cambio generazionale e societario all’Inter. La pressione e gli insulti social lo portarono a un forte malessere psicologico.

«Un cambio generazionale e societario fatto di incertezze: è stato complicato. Ero lì da tanto tempo, per i tifosi era automatico prendersela con me. Nella mia testa andava tutto male. Era come essere nelle sabbie mobili. Qualsiasi cosa cercassi di fare, finivo sempre più giù. Facevo fatica a fare un passaggio. Avevo paura. La palla pesava. Pesava tanto. Sui social erano insulti continui, ferite che restano. Spesso ci si dimentica che i giocatori sono dei ragazzi che non hanno l’esperienza per gestire certe pressioni. Sono visti come privilegiati che non possono permettersi di stare male o essere depressi. Sommersi di insulti sui social. Se ho vissuto la depressione? Penso di sì. Ho attraversato un momento di forte malessere psicologico. Non uscivo per evitare di essere insultato, preferivo chiudermi in casa. Nel tunnel di San Siro le gambe mi tremavano. Avevo perso autostima. E la fascia da capitano data a Icardi mi ha fatto male. Ho iniziato un percorso psicologico. È stato fondamentale per rialzarmi. Anche la boxe è stata importante, mi aiutava a sfogarmi. Con l’esperienza in Inghilterra sono rinato».

Infine, ha svelato un curioso retroscena: «E vi dico che quel famoso incontro tra Conte e Lautaro l’ho organizzato io. I guantoni erano i miei. Avevano due caratteri difficili, era un modo per sdrammatizzare».

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