Calcio e Finanza
·14 ottobre 2025
Reina: «Spagna pronta a ospitare Mondiali 2030. C’è grande entusiasmo»

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·14 ottobre 2025
Dopo aver concluso la sua carriera da calciatore in quel Como-Inter che lo ha visto espulso prima del duplice fischio di fine primo tempo, Pepe Reina, che in Italia ha vestito anche le maglie di Napoli, Lazio e Milan, è tornato a vivere in Spagna.
Quella Spagna che, insieme a Portogallo e Marocco, ospiterà i Mondiali 2030. Una competizione che Reina conosce molto bene visto che faceva parte di quella Spagna da record che fra il 2008 e il 2012 vinse il Mondiale in Sudafrica e due Europei, incluso quello del 2012 in cui batté l’Italia per 4-0.
Proprio quel periodo è parte di una lunga intervista rilasciata da Reina pubblicata sul sito dell’Ambasciata di Spagna: «È stato un privilegio poter far parte di quel gruppo che ha sognato un record così importante e che sarà sempre ricordata nella storia del calcio spagnolo. Si tratta di un sogno diventato realtà. Quello di ogni bambino che gioca a calcio e che ha la fortuna di raggiungere il vertice insieme a un gruppo di amici che sono riusciti a unire e a donare grande gioia al Paese in un momento in cui ne aveva bisogno».
«Conservo nella memoria infiniti momenti, sia dentro che fuori dal campo – continua Reina, che in Spagna allena da questa estate la formazione Under 19 del Villarreal, dove ha militato dal 2003 al 2005 e poi dal 2022 al 2024 –. Alcuni sono impressi in modo vivido ed altri possono sembrare insignificanti, ma tutti sono estremamente speciali per il valore che hanno avuto nel percorso verso ciò che stavamo per conquistare».
Sui Mondiali in Spagna nel 2030: «La Spagna è un Paese straordinario, perfettamente preparato ad ospitare un evento di questa portata. Lo ha già dimostrato in passato e, da allora, non ha mai smesso di confermare la sua eccellenza organizzativa e la sua capacità sociale di accogliere grandi manifestazioni sportive e di intrattenimento. La gente attende questo momento con grande entusiasmo e aspettativa, perché qui il calcio occupa un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone».
Il cambio di ruolo da calciatore ad allenatore: «Mi considero un privilegiato ad aver avuto l’opportunità di lavorare con alcuni dei migliori allenatori della storia del calcio. Tuttavia, mi identifico profondamente con la filosofia di Maurizio Sarri e mi piacerebbe avvicinarmi al suo stile di gioco e al suo modo di gestire lo spogliatoio».
Quel Sarri che ebbe come tecnico al Napoli: «È stata una città che ha conquistato profondamente sia me che la mia famiglia. La gente somiglia molto a quella del sud della Spagna e quella quotidianità, che all’inizio può sembrare un po’ caotica, finisce per affascinarti completamente. È successo proprio così anche a noi, come dice infatti un popolare detto napoletano: “A Napoli si piange due volte, una quando arrivi e un’altra quando te ne vai”».
Le delusioni in carriera, fra cui fa parte anche il testa a testa per lo Scudetto perso con la Juve: «Abbiamo totalizzato 91 punti senza però vincere il campionato, un fatto mai accaduto prima nella storia della Serie A. Tuttavia, grazie al gruppo competitivo e umano che formavamo, non potrei mai definire quell’anno una delusione, anzi, al contrario».
Nella carriera di Reina, come detto, c’è tanta Italia che lo ha portato a vestire la maglia del Milan: «Si tratta di uno dei club storici più importanti d’Europa e ci sono arrivato con grandi aspettative. Le circostanze non mi hanno purtroppo permesso di vivere l’esperienza nel modo in cui mi aspettavo ma, nonostante ciò, conservo un ricordo molto positivo delle persone che ho avuto la fortuna di conoscere in quel periodo».
«L’anno della pandemia ha cambiato il mondo e ha trasformato tutti noi – racconta Reina ricordando il suo periodo alla Lazio –. Io e la mia famiglia ci siamo adattati con facilità alla vita a Roma grazie alla nostra conoscenza del Paese, della lingua, della gastronomia e di tutti quegli aspetti quotidiani che rendono l’esperienza più semplice e piacevole. Sono rimasto affascinato dall’aspetto architettonico e culturale della città, e ricordo con emozione il romanticismo che pervade molti dei suoi angoli più suggestivi.
L’ultima parentesi a Como, dove ha ritrovato sulla panchina il suo compagno di nazionale, Cesc Fabregas: «È una città speciale, pittoresca e affascinante. Avere lo stadio vicino al mitico lago le conferisce un’atmosfera unica. Il progetto è molto ambizioso e il “direttore d’orchestra”, oltre ad essere un mio amico, si sta dimostrando la scelta migliore per questo ruolo. Fàbregas, mio ex compagno di squadra, è ora una fonte di ispirazione per quello che rappresenta il mio nuovo progetto e la mia nuova carriera professionale».