Reja: “Con ADL e Lotito grandi scontri, ma rispetto totale. Gasperini come Sacchi. Sui campioni allenati…” | OneFootball

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·13 ottobre 2025

Reja: “Con ADL e Lotito grandi scontri, ma rispetto totale. Gasperini come Sacchi. Sui campioni allenati…”

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Lo scorso 10 ottobre ha compiuto 80 anni. Edy Reja ripercorre una carriera lunga sessant’anni tra panchine, promozioni e grandi rapporti con presidenti come De Laurentiis e Lotito. “Gasperini è un innovatore come Sacchi, lo suggerii io all’Atalanta”.

Reja: “Con ADL e Lotito grandi scontri, ma rispetto totale. Gasperini come Sacchi. Sui campioni allenati…”

Venerdì scorso Edy Reja ha spento 80 candeline. Una vita intera dedicata al calcio, vissuta con passione e carattere, prima in campo e poi in panchina. Dalla Spal di Paolo Mazza alla panchina della Lazio, passando per Napoli, Vicenza, Brescia, Cagliari e persino la Nazionale albanese, Reja ha attraversato decenni di storia sportiva italiana.


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Oggi vive serenamente nella sua Lucinico (Gorizia), accanto alla moglie Livia, tra lunghe pedalate in bicicletta e la passione per la vela. «Festeggerò come sempre alla Barcolana di Trieste», racconta. «È una tradizione che rispetto da anni, tranne quando allenavo l’Albania: allora gli impegni con la Nazionale non me lo permettevano».

Gli inizi con Capello e le prime fortune alla Spal

Il debutto nel calcio professionistico risale agli anni Sessanta. «Avevo sedici anni quando mi chiamò la Spal. Era una società prestigiosa e per me fu un sogno». A Ferrara nacque anche un’amicizia destinata a durare nel tempo: quella con Fabio Capello. «Venivamo entrambi dal Friuli, vivevamo nello stesso appartamento e giocavamo insieme a centrocampo. Fabio era più tecnico, io correvo di più», ricorda Reja.

E proprio a Ferrara arrivò anche l’amore. «Fu Capello a presentarmi Livia, la migliore amica di quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Alla Spal abbiamo trovato entrambe le nostre mogli».

“Con il Cagliari potevo vincere lo scudetto con Riva”

Dopo la Spal, Reja passò al Palermo. «Fu un’esperienza bellissima, ma stavo per andare al Cagliari, un anno prima dello scudetto. All’ultimo momento Paolo Mazza decise di cedermi ai rosanero per un’offerta più alta. Avrei potuto diventare campione d’Italia con Gigi Riva».

Una carriera da tecnico costruita passo dopo passo

Reja ha vissuto una delle carriere più longeve tra gli allenatori italiani. «Sarei potuto arrivare prima in Serie A, ma dopo averla conquistata con Vicenza, Brescia e Cagliari preferii fare scelte diverse. Ho sempre voluto lavorare dove potevo costruire qualcosa di concreto».

La sua personalità, schietta e diretta, lo ha spesso portato a scontrarsi con i presidenti. «Preferisco essere chiaro, anche se a volte questo crea problemi. Con Corioni a Brescia e con Cellino a Cagliari ci sono stati momenti difficili, ma con Massimo gli devo molto: avevo 58 anni, stavo per smettere, fu lui a convincermi a continuare».

“A Napoli mi dimisi due volte, ma bastò una telefonata per tornare”

Con il Napoli ha scritto una delle pagine più importanti della sua carriera. «Partimmo dalla Serie C e arrivammo in Coppa Uefa. Fu l’inizio di un ciclo che ha portato poi il club a vincere due scudetti. Lanciai ragazzi come Hamsik e Lavezzi, e vedere dove sono arrivati è motivo d’orgoglio».

Il rapporto con Aurelio De Laurentiis fu intenso: «Mi dimisi due volte, ma bastò una telefonata per rientrare. Il presidente è fatto così: passionale, diretto, ma straordinario come uomo e come manager. Ha costruito un club solido e vincente».

“Lotito? Manager capace, anche se spesso incompreso”

Dopo l’esperienza a Napoli, arrivò la Lazio, dove Reja ottenne ottimi risultati. «Con Lotito ci furono discussioni, ma sempre nel rispetto reciproco. A Roma molti non lo amano, ma ciò che ha fatto per la Lazio è sotto gli occhi di tutti».

Sulla panchina biancoceleste Reja sfiorò due volte la qualificazione in Champions League. «Arrivammo quarti e quinti, ma in un caso perdemmo la qualificazione solo per differenza reti. È il mio più grande rimpianto».

“Gasperini come Sacchi, l’ho voluto io a Bergamo”

Tra i tanti presidenti avuti, anche Antonio Percassi, l’uomo che ha costruito la moderna Atalanta. «È un grande imprenditore e conosce bene il calcio. Quando arrivai a Bergamo, suggerii io il nome di Gasperini. Stavano trattando con Maran, ma io lo avevo avuto a Pescara come giocatore e sapevo che sarebbe stato l’uomo giusto».

Oggi Reja non ha dubbi: «Gasperini è stato un innovatore come Sacchi. Ha cambiato il modo di giocare, e all’estero lo hanno studiato e copiato. Merita tutto quello che ha ottenuto».

I campioni allenati: da Pirlo a Klose

In sessant’anni di calcio, Reja ha formato centinaia di giocatori, ma due nomi restano nel cuore: Andrea Pirlo e Miroslav Klose. «Lanciai Pirlo a 18 anni nel Brescia. Si capiva già che sarebbe diventato un fuoriclasse. Klose invece è stato un professionista eccezionale, di una forza mentale incredibile».

Tra i rimpianti, un talento incompiuto: «Matuzalem. Classe straordinaria, ma la testa non era quella giusta per un atleta».

Un maestro di calcio con ancora tanta energia

A 80 anni, Edy Reja resta un simbolo del calcio italiano più autentico: quello fatto di lavoro, passione e rispetto per il gioco. «Non mi considero un allenatore finito, ma un uomo che ha dato tutto al calcio. E continuerò a seguirlo con la stessa curiosità di sempre».

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