Pagine Romaniste
·11 giugno 2025
Riccardi e l’addio amaro alla Roma: “Fuori da Trigoria per me non esisteva nulla”

In partnership with
Yahoo sportsPagine Romaniste
·11 giugno 2025
Nel calcio non sempre il talento basta. Alessio Riccardi, una delle promesse più brillanti del vivaio romanista negli ultimi anni, oggi milita in Serie C con il Latina. Un destino ben diverso da quello che in molti si aspettavano per il classe 2001, protagonista di un percorso giovanile da predestinato ma mai sbocciato realmente nel calcio dei grandi.
A raccontarlo è lo stesso Riccardi in un’intervista concessa a Calciomercato.com, in cui ripercorre con emozione e un pizzico di rimpianto i suoi anni a Trigoria: “Sono arrivato a Trigoria a 8/9 anni. Ricordo il provino: eravamo una cinquantina di bambini, ci mandarono tutti in campo per una partitella. A fine giornata mi chiesi perché tra tutti scelsero proprio me.” Ecco l’intervista completa:
A Trigoria i giocatori andavano e venivano ma te eri sempre lì: fiore all’occhiello di quel settore giovanile.
“Da piccoli eravamo tutti sullo stesso piano, intorno ai 15 anni le cose sono cambiate: ho fatto un anno sotto età con gli Allievi Nazionali e a 16 ero in Primavera”.
Di te Alberto De Rossi ha detto: ‘Era facile far diventare Alessio Riccardi un campione.
“Per me è stata una persona importantissima, c’è sempre stato anche nei momenti difficili e gli voglio davvero bene. Con lui in Primavera ho sempre giocato tutte le partite fin dall’inizio, nonostante fossi più piccolo degli altri.”
È vero che ti è venuto a vedere anche a Latina?
“Un paio di volte l’ho visto, siamo rimasti in contatto.”
Quant’è stato difficile vivere con l’etichetta del ‘nuovo Totti’ a Roma?
“Forse inconsciamente ha pesato un po’ , ma io non ho mai avuto problemi. Ho sempre fatto quello che mi piaceva, magari essendo piccolo non capivo benissimo quello che avevo attorno.”
Quand’è stato il momento in cui hai fatto lo switch mentale da ragazzino della Primavera a talento che doveva dimostrare qualcosa?
“Quando ho capito che dovevo andare via da Roma per giocare. Fino a quel momento mi sentivo ancora un giocatore della Primavera e il problema era quello, forse perché ero troppo legato ai giallorossi”.
C’è stato un momento in cui hai mollato mentalmente?
“L’aver lasciato la Roma lo vedevo come una sconfitta, fuori da Trigoria per me non esisteva nulla”.
Nel 2018 sei capitano dell’Italia Under 17 che sfiora la vittoria dell’Europeo.
“Ho un bellissimo ricordo, peccato per la sconfitta in finale ai rigori contro l’Olanda. Quell’anno eravamo un gruppo davvero unito: c’erano Fagioli, Ricci, Rovella… tanti giocatori che ora sono in Serie A”.
A 18 anni ti ritrovi a Coverciano per uno stage con l’Italia di Mancini.
“Era l’anno del Mondiale Under 20 e dell’Europeo Under 21, ma io non rientravo in nessuna delle due categorie. Quando il dirigente della Roma mi ha detto della convocazione, pensavo fosse per una delle due Under.” Ci racconti un aneddoto sul debutto in prima squadra con Di Francesco?
“Arrivavo da due convocazioni con la prima squadra, in quei giorni i compagni di Primavera mi dicevano ‘vedrai che prima o poi esordisci’, e alla fine in Coppa Italia contro l’Entella sono entrato davvero”.
Il 26 maggio 2019 eri in campo per l’addio di Daniele De Rossi alla Roma.
“Era l’ultima partita del campionato Primavera, a Udine: mister De Rossi mi toglie al 60′ dicendomi che avrebbe dovuto farmi uscire al 45′ ma si era dimenticato. Io non capivo il motivo, di solito giocavo sempre 90 minuti. Poi mi dissero che Daniele per il suo addio voleva che ci fossero tutti, anche io e Stefano Greco che negli ultimi mesi ci stavamo allenando con la prima squadra”.
Nell’estate 2019 stavi per andare alla Juventus come contropartita nell’affare Rugani: ci racconti quei giorni?
“L’interesse da parte della Juve c’era, ma quando il mio agente Michelangelo Minieri me ne ha parlato, da parte mia non c’è mai stata apertura a lasciare la Roma.”
Nel 2020 vai in prestito al Pescara, l’anno peggiore della tua carriera.
“Non mi ricordo neanche se sono arrivato a fare 15 presenze. Era la prima volta che andavo via dalla Roma e lo vedevo come un fallimento, mi chiedevo come mai non potevo giocarmi le mie carte in giallorosso”.
A Latina sei rinato: segni, fai assist e ti diverti. Cos’è successo?
“Qui ho trovato persone che mi danno la stessa fiducia di quando ero nella Primavera della Roma. Credono molto in me, per un calciatore vuol dire tanto”.
In un’intervista hai parlato della tua amicizia con Calafiori.
“Ero in campo il giorno che si è rotto il ginocchio, è stato terribile. Oggi non ci sentiamo quotidianamente, ma siamo rimasti in contatto”.
Ci racconti quell’infortunio dal tuo punto di vista?
“Ricordo le urla di Riccardo, si era rotto tutto. Il giocatore del Basilea fece un brutto fallo e di solito in questi casi vai a dire qualcosa all’avversario, ma quella volta era talmente tanta la preoccupazione per Calafiori che neanche abbiamo pensato ad andare verso lo svizzero.”
Vedere lui all’Arsenal è uno stimolo per tornare ad alti livelli?
“E’ l’esempio giusto, il suo percorso dà forza a tutti perché come me ha vissuto la separazione dalla Roma ma è riuscito a rilanciarsi.
A 24 anni hai ancora tanti anni davanti, la prossima stagione ti vedremo in Serie B?
“Magari, vediamo cosa succederà in estate…”.