FIGC
·18 settembre 2025
Riccardo Orsolini, una vita in rovesciata: “Da bambino mi sbucciavo le ginocchia giocando in piazza, ora sogno il Mondiale”

In partnership with
Yahoo sportsFIGC
·18 settembre 2025
L’Orso è una specie protetta, uno di quei calciatori così completi da poter essere considerati in via di estinzione. Ha fisico, velocità, dribbling e doti balistiche non comuni, ma anche un sorriso contagioso che nello spogliatoio può valere quanto un gol. Riccardo Orsolini, Orso o Orsonaldo per amici ed estimatori, è diventato ufficialmente patrimonio di Bologna lo scorso 14 maggio, quando allo Stadio Olimpico di Roma ha alzato al cielo un trofeo, la Coppa Italia, che la tifoseria rossoblù aspettava da cinquantuno lunghissimi anni. Solo dodici mesi prima aveva contribuito alla straordinaria cavalcata del Bologna in campionato, una corsa che era valsa la qualificazione in Champions League, ma che non gli era bastata per volare in Germania con la Nazionale per il Campionato Europeo. Inserito da Luciano Spalletti nella lista dei preconvocati, Orso era stato infatti ‘tagliato’ prima di poter tagliare il traguardo. “Negli ultimi anni - conferma nell’intervista esclusiva rilasciata al microfono di Vivo Azzurro TV in occasione dell’ultimo raduno della Nazionale - mi sono tolto tantissime soddisfazioni con la maglia del Bologna, adesso sogno di fare un’altra stagione importante, di segnare altri gol e meritarmi la chiamata al Mondiale. Sarebbe un sogno, ma è anche un obiettivo concreto perché ho tutte le carte in regola per potermi giocare questa chance”.
UNA FAMIGLIA UNITA. Papà Paride e mamma Cristiana hanno cresciuto un ragazzo solare, che ama divertirsi e divertire, legatissimo alla sua famiglia e ai luoghi della sua infanzia: “I miei genitori sono stati fondamentali perché mi hanno sempre permesso di fare ciò che mi piaceva, mi hanno dato libertà di esprimermi e non mi hanno privato di niente. Mi hanno accompagnato nel mio percorso, sono sempre stati presenti e lo sono tuttora. Senza di loro probabilmente non sarei dove sono oggi, voglio ringraziarli per tutto ciò che mi hanno insegnato e per i valori che mi hanno trasmesso. La vittoria più grande è aver fatto della mia passione un lavoro e poter far felici tante persone che mi vogliono bene”. Riccardo è anche un nipote premuroso: “Ho un rapporto speciale con le mie due nonne, Ida e Tina. Nonna Ida è riuscita anche a venire a qualche partita, allo stadio le ho fatto tenere in braccio la Coppa Italia e mi sono commosso”.
ESORDI IN BIANCO E NERO. I primi calci ad un pallone li dà nella piazzetta di Rotella, in provincia di Ascoli Piceno, un paesino di 800 abitanti alle pendici del Monte Ascensione. È li che prova le sue prime rovesciate e gli atterraggi sono tutt’altro che morbidi: “Siamo cresciuti tra ginocchia sbucciate e vetri rotti. È stata un’infanzia bellissima, giocando in strada ho imparato tante cose. C’era una serranda che utilizzavamo come porta improvvisata, con il passare degli anni abbiamo finito per distruggerla”. L’amore per il calcio è ricambiato e all’Ascoli inizia da bambino un lungo percorso che lo porterà in prima squadra, fino all’esordio in Serie B. Dal bianconero al bianconero, nel gennaio 2017 viene acquistato dalla Juventus, che lo gira in prestito all’Atalanta, dove esordisce prima in Serie A e poi in Europa League. Otto presenze e nessun gol a Bergamo. Affinerà la mira a Bologna, crescendo in campo e fuori grazie agli insegnamenti di Sinisa Mihajlovic, Thiago Motta e Vincenzo Italiano: “Oggi mi sento maturo, sono cresciuto sotto tantissimi punti di vista. Se guardo indietro, a quando ho cominciato a giocare, penso di essere cambiato moltissimo sotto tanti aspetti, in primis dal punto di vista caratteriale e mentale. Con l’età si acquisiscono dei valori importanti, che poi nel calcio sono molto utili”.
ARRIVA L’AZZURRO. Nell’ottobre 2016 indossa per la prima volta la maglia azzurra. È quella della Nazionale Under 20, con cui un anno più tardi vola in Corea del Sud per il Mondiale di categoria. L’Italia arriva terza, sconfitta 3-1 in semifinale dall’Inghilterra di Ademola Lookman. Quel giorno non basta agli Azzurrini il quinto gol nel torneo di Orsolini, che vince la Scarpa d’Oro laureandosi capocannoniere del Mondiale: “È stata una delle prime soddisfazioni in maglia azzurra, spero di riuscire a togliermene tante altre. È un orgoglio vestire questi colori, rappresentare un Paese intero. Avere tutti gli occhi puntati addosso è un qualcosa che mi stimola”. Due anni dopo gioca l’Europeo in Italia con l’Under 21, ma la squadra guidata da Gigi Di Biagio si ferma alla fase a gironi. La prima chiamata in Nazionale maggiore arriva da Roberto Mancini e l’esordio è di quelli indimenticabili. A Palermo segna infatti il gol dell’8-0 in occasione della goleada (9-1) con l’Armenia: “È stato qualcosa di indescrivibile per un ragazzo come me. Sognavo l’azzurro sin da bambino, quando mi sbucciavo le ginocchia in piazza…”.
DA SPALLETTI A GATTUSO. Dopo tre anni lontano da Coverciano, nel settembre 2023 ritrova la maglia azzurra grazie a Luciano Spalletti. L’ex Ct lo convoca anche per il pre raduno in vista dell’Europeo tedesco, ma non lo porta con sé in Germania. Nel giugno 2025 si riaprono per lui le porte di Coverciano, ma la sconfitta in casa della Norvegia porta a un cambio della guida tecnica. Arriva Gennaro Gattuso, che lo convoca per le prime due gare della sua gestione con Estonia e Israele mandandolo in campo a metà ripresa sia a Bergamo che a Debrecen: “Con il mister si è aperto un nuovo ciclo, siamo molto carichi e gasati e sappiamo di avere molte responsabilità perché c’è un Mondiale da conquistare. Ci troviamo a rincorrere e quando si rincorre non è mai facile, ma ce la metteremo tutta. È un dovere morale verso le persone portare l’Italia dove merita”. Le vittorie con Estonia e Israele hanno rimesso l’Italia in carreggiata, ma il cammino che porta in America è ancora in salita: “Il mister ci ha dato tanti consigli utili, è presente e partecipe negli allenamenti con la sua grinta. È un valore aggiunto, del resto chi meglio di lui sa come si partecipa e si vince un Mondiale. Penso che siamo sulla strada giusta, dobbiamo continuare a lavorare e farci trovare pronti”.