Calcio e Finanza
·18 dicembre 2025
Rivoluzione giustizia sportiva? L’Avvocato Ue dà ragione ad Agnelli: «I giudici nazionali possono annullare sanzioni sportive»

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·18 dicembre 2025

Il parere dell’avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea riaccende il dibattito sui rapporti tra giustizia sportiva e tutela dei diritti fondamentali. Al centro della questione ci sono le sanzioni inflitte ad Andrea Agnelli e a Maurizio Arrivabene, ex presidente ed ex amministratore delegato della Juventus, colpiti da un’inibizione di due anni da qualsiasi attività professionale nel calcio italiano per il loro coinvolgimento nel caso plusvalenze relativo al club bianconero.
Nel documento presentato oggi, l’avvocato generale Dean Spielmann ha affrontato due nodi cruciali:
Secondo Spielmann, le norme europee sulla libera circolazione delle persone non impediscono l’applicazione di provvedimenti come un divieto biennale di operare nel calcio, a condizione che tali misure siano giustificate dalla tutela dell’integrità delle competizioni e fondate su criteri chiari, oggettivi, non discriminatori e proporzionati.
Allo stesso modo, non emergono profili di contrasto con le regole sulla concorrenza: non vi sarebbero elementi per ritenere che sanzioni individuali nei confronti di dirigenti sportivi possano alterare il mercato o determinare abusi di posizione dominante.
Il punto più delicato riguarda però il ruolo dei giudici statali. Il TAR del Lazio, investito del ricorso degli ex dirigenti bianconeri, ha segnalato che l’ordinamento italiano non gli consente di annullare o sospendere le sanzioni disciplinari sportive, ma soltanto di riconoscere un eventuale risarcimento economico. Un limite che, secondo l’avvocato generale, non è compatibile con il diritto dell’Unione.
Per Spielmann, infatti, il riconoscimento dell’autonomia della giustizia sportiva non può comprimere il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva: i giudici nazionali devono poter annullare sanzioni illegittime e, se necessario, adottare misure cautelari per garantire l’efficacia della decisione finale. Un punto fondamentale in favore di Agnelli e Arrivabene.
Il parere chiarisce anche che questa conclusione vale a una condizione precisa: che il controllo dei giudici amministrativi sia l’unico esercitato da «organi giurisdizionali» ai sensi del diritto Ue sulla legittimità delle sanzioni sportive. Se invece uno degli organi della giustizia sportiva fosse qualificabile come vero e proprio tribunale, allora il sistema italiano non sarebbe in contrasto con il principio di tutela effettiva.
Va ricordato che il parere dell’Avvocato generale non è vincolante, ma rappresenta spesso un’indicazione rilevante per la decisione finale della Corte di giustizia dell’Ue. In attesa della sentenza – che è prevista tra i 3 e i 6 mesi a partire da oggi –, il caso apre uno scenario potenzialmente dirompente per l’intero impianto della giustizia sportiva italiana, chiamata a confrontarsi con i principi europei di effettività della tutela e di controllo giurisdizionale sulle sanzioni disciplinari.









































