San Siro, gli architetti di Milano bocciano il piano WeBuild: «Serve un concorso» | OneFootball

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·26 giugno 2024

San Siro, gli architetti di Milano bocciano il piano WeBuild: «Serve un concorso»

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«Come affermato durante il dibattito pubblico, confermiamo che il concorso di progettazione resta lo strumento privilegiato per garantire al contempo trasparenza, meritocrazia e il perseguimento del massimo interesse pubblico nella qualità del risultato». Così l’Ordine degli architetti della Provincia di Milano, in una nota firmata dal presidente Federico Aldini, ha gelato il Comune e il sindaco Sala dopo la consegna del progetto di WeBuild sulla ristrutturazione di San Siro con l’obiettivo di trattenere in città Inter e Milan.

Se per Sala lo studio di fattibilità è «un progetto straordinario e mi auguro che le squadre lo prendano in seria considerazione», l’Ordine chiede invece più «trasparenza sulle procedure per l’affidamento degli incarichi e sugli attori in campo nella partita per lo stadio di San Siro», esprime preoccupazione e rivendica «la centralità del progetto di architettura come elemento trainante per una vera rigenerazione di luoghi e come strategia di valorizzazione delle comunità cittadine».


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Qualora «non ci siano le condizioni per una procedura concorsuale, sottolineiamo l’importanza comunque di preservare la trasparenza delle procedure e garantire una chiara visibilità delle ricadute del progetto sul quartiere e sulla città, per difendere gli interessi di chi la abita», ha proseguito Aldini sul tema del possibile restyling del Meazza.

Per gli architetti milanesi «gli spazi urbani e il loro grande valore collettivo devono essere al centro della visione dell’amministrazione pubblica. Il progetto di architettura ha la capacità di migliorare l’ambiente edificato e intrinsecamente la possibilità di cambiare in meglio la qualità di vita delle persone, dunque dei cittadini. Quello che ci aspettiamo è che il progetto del futuro San Siro tenga conto delle tante riflessioni che hanno accompagnato in questi anni il dibattito pubblico, al quale l’Ordine ha partecipato, di come gli impianti sportivi siano luoghi potenzialmente dinamici, capaci di trascendere dalla loro principale funzione, e di come sia indispensabile trasformarli in centralità attrattive, vissute dalle persone. E come tali vanno ripensati», ha concluso.

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