Spalletti rivela: «Convocazione Acerbi? ecco cosa mi disse. Creare un gruppo forte è la chiave, ma…» | OneFootball

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Inter News 24

·12 ottobre 2025

Spalletti rivela: «Convocazione Acerbi? ecco cosa mi disse. Creare un gruppo forte è la chiave, ma…»

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Spalletti al Festival dello Sport ha rivelato un retroscena sulla convocazione di Acerbi in Nazionale che portò alla polemica dopo il suo rifiuto

Luciano Spalletti, ospite al Festival dello Sport per l’evento “Il mio calcio, la mia vita”, ha ripercorso alcuni dei momenti più significativi della sua carriera, parlando della Nazionale, del suo passaggio all’Inter e del suo approccio al calcio. Tra riflessioni sul ruolo di allenatore e aneddoti personali, Spalletti ha condiviso la sua filosofia sul lavoro di squadra e sulle difficoltà incontrate.

LEADER«Creare un gruppo fa la differenza. Quando si riesce a essere comunicativi, quando si diventa un gruppo forte, poi lì dentro un giorno siamo di un livello superiore. Quando anche i talenti mettono le loro caratteristiche al servizio della squadra e lo fanno in maniera collaborativa, poi qualsiasi squadra può diventare speciale. Col talento diventa più facile, ma il talento non è solo quello che dribbla e fa il colpo di tacco, è anche quello che pedala che ha personalità, che ringhia addosso a tutti. Gattuso è uno di talento, quelle qualità lì servono. Non tutti ce l’hanno questa dote a quel livello lì. Io ho fatto tutte le categorie, mi manca solo la prima categoria da giocatore. I calciatori forti ci vogliono, quando ho preso posizione forte è perché c’era un ego spropositato, per me è stato fondamentale avere un grande rapporto coi calciatori, io li ho amati, li ho difesi a spada tratta. Mi è successo qualche volta di mettermi di traverso».


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SULL’ESPERIENZA IN NAZIONALE«Avrei preferito non fare brutta figura con la Nazionale. Ho commesso l’errore di trasferirgli troppo questo mio amore per il calcio. Ho sentito dire delle cose, per cui ho tentato di trasferirgli quello che era il mio modo di vivere questo sport, la mia professione. E lì ho sbagliato, li ho intasati per cose dette e richieste. Ora ai calciatori serve di più essere leggeri, le pressioni sono tante. Ho tentato di far capire che il calcio è una cosa seria, sono successe subito due cose antipatiche. Ci sono arrivati a prendere due giocatori nel ritiro. Probabilmente gli sono entrati negli ingranaggi e non gli ha fatto bene. Un allenatore deve essere bravo a capire come trasmettere le cose».

SULLA SITUAZIONE CON ACERBI«Sono sempre di più quelli che trovano scuse o motivazioni per non assolvere i propri impegni e per non prendersi le responsabilità. Sono meno quelli che ci mettono la faccia. In questo caso la possibilità c’era stata di dirmi quelle cose che ha detto dopo. Convocazione di 20 giorni prima, non dici nulla. Poi il giorno prima ti telefono e ti dico guarda avevi ragione tu, in campo un allenatore deve essere sempre disponibile a valutare il campo e il campo diceva che era ed è uno dei più forti. Poi c’era stata la semifinale col Barça e aveva fatto gol. Io gli ho detto il campo ha detto che sei uno dei più forti, prima volevo puntare sui giovani per farli crescere, poi il campo ha detto che sei ancora un leader quindi avevo pensato di convocarti per la partita chiave. Gatti, Buongiorno infortunati, tra lui e Mancini avevo scelto lui. L’ho chiamato, mi ha risposto e mi ha detto se lei dice così allora vengo. Per cui l’ho convocato, poi sono passati 3-4 giorni ha giocato la fine, a 3-4 giorni dalla partita mi ha scritto e ha detto che non sarebbe venuto. Io l’ho chiamato e ha ritirato fuori la situazione di Juan Jesus. Anche lì eravamo intervenuti, sono cose delicate per il nostro calcio. Eravamo tutti partecipi della scelta, non è che potevo fare un colpo di testa. Avevo uno come Buffon a fianco. Se si è creato la soluzione per non avere la responsabilità di quello che è successo ed è contento, sono contento per lui».

SULLA SUA VITA LONTANO DAL CALCIO«Lì mi sento bene, è come uscire da questa gabbia dove sono in città. Lì ci sono gli spazi e i tempi giusti. Il rumore della pioggia e fare la corsa sotto la pioggia in campagna dove percepisci il vento… Lì si riconosce il bisogno delle stagioni, ti vengono a prendere dentro casa».

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