Spezia-Bari, l’analisi: la doppia punta, lo svarione difensivo e il flop nella ripresa | OneFootball

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·9 novembre 2025

Spezia-Bari, l’analisi: la doppia punta, lo svarione difensivo e il flop nella ripresa

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Un primo tempo incoraggiante, seguito da una ripresa da solito Bari. Nei secondi quarantacinque minuti contro lo Spezia, infatti, la formazione biancorossa è tornata a mostrare una clamorosa involuzione rispetto ai segnali positivi fatti intravedere soprattutto contro il Cesena, dimostrandosi incapace di sfruttare la superiorità numerica e non andando oltre il pari. Per analizzare tutti gli aspetti di Spezia-Bari e soffermarsi nel dettaglio su ciò che non ha funzionato nel secondo tempo, torna Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio le prestazioni dei biancorossi. Clicca qui per leggere l’ultima puntata relativa a Bari-Cesena.

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Copyright: Fabio Fagiolini / IPA Sport / IPA


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L’analisi di Spezia-Bari

Le scelte iniziali di Caserta

Caserta ha scelto di confermare la soluzione con le due punte già vista nella ripresa contro il Cesena, schierando Gytkjaer al fianco di Moncini. Questo modulo ha permesso alla formazione biancorossa di essere maggiormente verticale, offrendo uno sfogo diretto alla manovra. Proprio da un movimento incontro del danese, che ha portato fuori posizione il difensore avversario permettendo l’inserimento di Antonucci, è nata, del resto, l’azione che ha portato al rigore non concesso per fallo su Moncini. L’averla sbloccata subito, su calcio piazzato, ha sicuramente facilitato i galletti, ma nel complesso, durante la prima frazione, il Bari è apparso leggermente in crescita, pur continuando a faticare negli ultimi venti metri: dei sette tiri, infatti, solo quello del gol è finito nello specchio.

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Schieramento in fase di possesso, movimento a venire incontro di Gytkjaer

L’ennesimo svarione difensivo

Dal punto di vista difensivo, il Bari nella prima mezz’ora ha approcciato la gara abbastanza bene, contenendo discretamente lo Spezia. I biancorossi lasciavano infatti Mateju quasi sempre libero di impostare, o tutt’al più era Verreth a sganciarsi per coprirlo. Antonucci si occupava di schermare le linee di passaggio verso Nagy, mentre Maggiore ondeggiava tra la marcatura di Kouda e la chiusura delle linee di passaggio verso gli attaccanti. Le uniche situazioni pericolose i liguri le creavano attraverso i movimenti di Cassata, che grazie agli interscambi con Vignali riusciva a sfruttare soprattutto gli spazi creati dalle uscite del centrocampista belga. 

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Posizionamento in fase di non possesso, con il movimento di Cassata e gli interscambi Cassata-Vignali descritti

Questo tentativo di spostare gli uomini alla ricerca dei mezzi spazi ha creato qualche grattacapo, ma per buona parte della prima frazione la retroguardia ha retto bene. Nel finale di tempo, però, ancora una volta la difesa ha dimostrato di ricadere nei suoi errori individuali e di reparto. Il gol dello Spezia nasce infatti da una serie di letture sbagliate: prima Nikolaou si fa saltare troppo facilmente, poi Dickmann non legge bene il movimento di Kouda. È un po’ la caratteristica negativa di questo Bari, che spesso tende a vanificare con alcune clamorose ingenuità un lavoro fino ad allora ben fatto. Era accaduto a Reggio Emilia, si è ripetuto al Picco, dove è arrivata una rete subita nonostante la netta superiorità numerica in area di rigore.

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Tutto ciò che non ha funzionato nel secondo tempo di Spezia-Bari

Nel corso della ripresa il Bari si è trovato in superiorità numerica, a seguito dell’espulsione di Kouda arrivata nel finale di primo tempo. Poteva essere la scintilla in grado di indirizzare la partita sui binari favorevoli ai biancorossi, ma proprio in quel momento sono emersi tutti i limiti in fase di costruzione della formazione di Fabio Caserta. Lo Spezia, infatti, ha provato a bloccare la circolazione negli spazi centrali, costringendo i galletti ad allargarsi sulle fasce. In questa situazione, però, la manovra non è mai andata oltre l’esecuzione del compitino scolastico: pochi movimenti, poche sovrapposizioni e scarsa ricerca degli spazi.

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Anzi, in una situazione quasi paradossale, spesso giocando sulle corsie laterali i giocatori del Bari si sono trovati addirittura in inferiorità numerica rispetto ai marcatori avversari. Come si vede nelle numerose immagini raccolte in basso, nella ripresa la squadra di Caserta ha finito quasi sempre per forzare il cross, facilitando il lavoro della retroguardia, che ha avuto vita facile sulle palle aeree. Se questa è la squadra biancorossa, con la sua conclamata incapacità di restare dentro le gare per tutti i novanta minuti, con tutti i limiti nel reparto offensivo, difficile pensare a qualcosa di più rispetto a una semplice salvezza. Al Picco, da questo punto di vista, è arrivato l’ennesimo segnale di una certa mediocrità complessiva di una squadra che fino ad ora non ha ancora trovato la sua identità.

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Come lo Spezia si è risistemata in inferiorità numerica. Ha costretto il Bari a giocare largo, ma qui non ha funzionato niente. I fermo immagine servono per mostrare esempi di come il Bari ha forzato cross da posizioni improbabili perdendo palla, più foto bonus con Rao addirittura raddoppiato con lo Spezia che aveva la superiorità numerica in quella zona di campo nonostante l’uomo in meno

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