Lazionews24
·31 ottobre 2025
Spinozzi racconta: «Amato alla Lazio perché non ho mai fatto questo. Nel 1984 marcai Rossi che aveva appena fatto 3 gol al Messico e…»

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In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, l’ex difensore della Lazio Arcadio Spinozzi ha ripercorso alcuni momenti significativi della sua carriera, soffermandosi in particolare sul periodo trascorso nella Capitale. Spinozzi, ricordato con grande affetto dai tifosi biancocelesti, ha spiegato i motivi per cui è rimasto nel cuore della gente laziale, rivivendo anche alcuni episodi che hanno segnato il suo rapporto con l’ambiente e la società dell’epoca.
SULL’AMORE DEI TIFOSI E IL SUO CARATTERE – «Perché non sono mai stato un ruffiano. Ero visto come un sindacalista, in prima fila contro Moggi e Sbardella per via delle promesse non mantenute. Uno spogliatoio… anomalo. Alcuni facevano a gara a chi avesse la pistola migliore. Ma uscivano menzogne sui giornali e in tv. Ci davano dei mercenari, scrivevano che non ce ne fregava nulla, ma erano bugie montate ad arte. Sono taciturno, ma non sopporto le ingiustizie. Con Moggi mi scontrai perché voleva vendermi alla Cavese, io dissi di no e lui fece uscire sui giornali che io avevo chiesto cifre improponibili. Dissi che non avrei giocato più».
SUL SUO STILE DI GIOCO – «Io ero un difensore che ti randellava e ti stava addosso. Nel 1984 marcai Paolo Rossi in uno Juve-Lazio. Aveva appena segnato 3 gol al Messico. Non toccò palla».
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