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·3 agosto 2025

Stadio Torino, il piano del Comune: via libera al diritto di superficie in stile Juve ma niente vendita

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Urbano Cairo nei giorni scorsi ha riacceso la questione stadio in casa Torino e anche fra le mura di Palazzo Civico, sede comunale del capoluogo piemontese. Tanto che il patron granata ha annunciato un incontro a settembre con il sindaco Stefano Lo Russo.

Come riporta l’edizione odierna del La Stampa-Torino, l’incontro ci sarà e per l’occasione il sindaco Lo Russo ha già un piano di azione in merito allo stadio Olimpico Grande Torino, dove attualmente giocano i granata. Infatti, l’intenzione del Comune, dove le dichiarazioni di Cairo sono state interpretate come una fuga in avanti per cercare di smuovere la situazione, è quella di non affrontare la questione in maniera frettolosa, consapevole del fatto che il percorso amministrativo sarà lungo e articolato.


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I rapporti tra le parti restano frequenti e cordiali, con Cairo che punta ad accelerare sfruttando la concessione ponte di 18 mesi che è stata appena siglata. Ma il Comune, dopo aver raggiunto la rimozione delle ipoteche sullo stadio Olimpico da parte dell’Agenzia delle Entrate, intende studiare al meglio la questione della formula giuridica da adottare.

Le opzioni sul tavolo sono tre: la prima è la vendita definitiva, strada che il Comune però non considera; la seconda è la concessione del diritto di superficie, sul modello Juventus, con durate di 30, 60 o 90 anni; la terza è la concessione d’uso, una soluzione analoga a quella attuale.

Lato Cairo, c’è sempre la possibilità che il patron granata presenti proposta di project financing, che cambierebbe radicalmente lo scenario, attivando un iter diverso basato sul Codice degli Appalti: proposta di sviluppo con investimento privato, negoziato diretto, poi gara pubblica che darebbe a Cairo, comunque, il diritto di prelazione a parità di offerta nei confronti di ogni altro eventuale concorrente. Ma come detto, deve essere l’imprenditore a fare questo passo, il Comune può valutare solamente strade alternative.

Intanto, il sindaco Lo Russo aspetta la perizia patrimoniale sullo stadio affidata alla Praxi e non vuole sbilanciarsi troppo sulla questione, anche se comunque l’idea di vendere interamente l’area dello stadio Olimpico è fuori dai suoi piani attuali. Le alternative praticabili restano quindi il diritto di superficie e la concessione d’uso. La prima è preferita perché consente sia di tutelare la proprietà pubblica, sia di generare entrate maggiori. Più è lunga la durata della concessione, migliore sarà il ritorno economico per le casse comunali.

In merito alla dichiarazione di Cairo relative a «condizioni simili a quelle della Juventus», queste parole rischiano di non trovare un fondamento pratico. Infatti, le differenze tra i due casi sono sostanziali e oggettive. Lo stadio Delle Alpi poteva essere abbattuto senza ostacoli, l’Olimpico invece è tutelato dalla Sovrintendenza e non può essere demolito né trasformato liberamente. Considerando, invece, la Continassa, l’area dove sorge ora il quartier generale della Juve rappresentava un’area estesa e libera, un tipico esempio di “greenfield”. Il contesto urbanistico attorno al Grande Torino è più complesso.

Anche se intorno all’Olimpico le possibilità di sviluppo non mancano di certo. È già prevista, infatti, la possibilità di costruire un albergo da 6mila metri quadrati di superficie. La zona dei botteghini potrebbe essere riqualificata e trasformata in spazi per attività commerciali e ristorazione. Anche all’interno del Grande Torino esistono locali per negozi e uffici come la sede del club. Un’ipotesi che potrebbe inserirsi nel progetto più ampio di cittadella granata con Robaldo (in corso d’opera) e Filadelfia.

Infine, il piano economico. Con l’attuale accordo il Torino di Cairo versa al Comune un canone annuo di 500mila euro. Ma l’Olimpico ospita anche concerti e altri eventi, che generano ricavi aggiuntivi, al momento incassati interamente dalla società granata. Anche su questo il Comune vuole discutere e l’incontro di settembre sarà rivelatore sulle reali intenzioni delle parti.

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