Sticchi Damiani racconta: «Al Lecce otto anni intensi, difficilissimi: ho dovuto affrontare, assieme ai miei soci e dirigenti, momenti duri. Abbiamo questo doppio svantaggio» | OneFootball

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·3 dicembre 2025

Sticchi Damiani racconta: «Al Lecce otto anni intensi, difficilissimi: ho dovuto affrontare, assieme ai miei soci e dirigenti, momenti duri. Abbiamo questo doppio svantaggio»

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Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, ha ricostruito il percorso che ha trasformato un club sull’orlo del baratro in un modello di gestione virtuosa

Ospite delle colonne de La Gazzetta dello Sport, Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, ha ricostruito il percorso che ha trasformato un club sull’orlo del baratro in un modello di gestione virtuosa e riconosciuto in tutta Italia. Otto anni vissuti tra decisioni rischiose, momenti drammatici e una crescita continua che ha riportato i giallorossi ai massimi livelli.

GLI OTTO ANNI«Intensi, difficilissimi: ho dovuto affrontare, assieme ai miei soci e dirigenti, momenti duri. Sono diventato presidente all’inizio del 6° anno consecutivo del Lecce in Lega Pro, il club era ai minimi termini e non c’erano più margini di errore. Dopo le dimissioni di Rizzo, decisi personalmente di prendere Fabio Liverani, una scelta apparentemente azzardata e controcorrente, ma decisiva e vincente. Con Fabio allenatore e Meluso d.s. abbiamo vinto due campionati di fila e dall’inferno della C in pochi mesi ci siamo trovati in A. Un miracolo sportivo».


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LA RETROCESSIONE«La mia prima Serie A è stata funestata dal Covid, eravamo salvi prima dell’epidemia, poi siamo andati giù con 35 punti. Non avevamo una rosa attrezzata per giocare ogni 3 giorni, scendemmo tra gli applausi. La retrocessione fu molto pesante sul piano economico, avevo bisogno di ripartire con un nuovo ciclo in cui rimettere in sicurezza il club e provare anche a tornare in A. Per questa impresa chiamai Pantaleo Corvino. Da allora è iniziata una nuova storia e il Lecce si è trasformato in un modello di calcio efficiente, sostenibile e vincente».

CORVINO«Io e lui abbiamo un rapporto autentico, vero. Passiamo le giornate a difendere il Lecce, ognuno in relazione al proprio ruolo. Sì la parola giusta è difenderlo, in campo innanzitutto, ma anche nell’immagine, nella reputazione, nella credibilità. Le tre salvezze consecutive in A sono un record inimmaginabile: mai si era verificato in 120 anni di vita del club».

I GIOCATORI SIMBOLO«Dico Ciccio Cosenza, fondamentale negli anni della C. E in questi ultimi tempi Federico Baschirotto e Wladimiro Falcone. Hanno incarnato i valori del territorio in cui giocavano: serietà, rispetto, credibilità».

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LE CESSIONI ECCELLENTI«Ormai noi la politica del club l’abbiamo spiegata con assoluta trasparenza, io e Corvino non facciamo altro che ribadirlo. Quando capita l’occasione un club come il nostro è obbligato a fare la migliore operazione possibile dal punto di vista economico. E gli scontenti non li teniamo. La gente ha capito».

GIOIE E DOLORI«La promozione dalla C alla B è stata una liberazione, non potevo vedere una piazza come la nostra così in basso. Da lì in avanti non dico che sia stato facile, ma meno faticoso. Il momento più difficile è stato gestire la prematura scomparsa di Graziano Fiorita, un uomo a cui eravamo legatissimi».

RESISTERE SENZA FONDI STRANIERI«Noi abbiamo un doppio svantaggio: non avere dietro un grande fondo o una ricca proprietà straniera e l’essere rigidi e rigorosi con noi stessi nel rispetto dei bilanci, cosa che si ripercuote sul versante sportivo».

LE TRE SALVEZZE E L’IDEA DELL’ADDIO«Sono state tre imprese, con trame avvincenti e un groviglio di sentimenti. Me le porto tutte e tre nel cuore, ma l’ultima sembrava la sceneggiatura di un film: in casa della Lazio, e con il Lecce in inferiorità numerica dopo pochi minuti e il cuore a pezzi per la morte di Graziano Fiorita. Dentro di me esiste un prima ed un dopo dalla sua scomparsa, nulla è più stato come prima e ammetto di aver pensato di fermarmi dopo la salvezza del 25 maggio 2025. Se avessi pensato solo a me stesso quello era il momento giusto, invece sono ancora qui, consapevole che al primo insuccesso non mi verranno concessi sconti, ma finché è utile per il Lecce corro questo rischio».

L’ORGOGLIO DEI TIFOSI«Intanto mi godo l’orgoglio del popolo giallorosso, dei 22mila abbonati, di chi viaggia in trasferta e fa sacrifici per il Lecce. Questo patrimonio di valori era quasi perduto al sesto anno di Lega Pro, ma soprattutto dopo un illecito sportivo che aveva mortificato tutti. Ho voluto ritrovare i nostri tifosi andando lì a cercarli uno ad uno, abbiamo suonato alle loro porte, ascoltato le loro storie. E li abbiamo riportati con noi».

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