Calcio e Finanza
·10 dicembre 2025
Sucu: «Risano il Genoa in due anni, poi pronti a fare il salto di qualità»

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·10 dicembre 2025

L’arrivo di Daniele De Rossi sulla panchina del Genoa ha consentito alla squadra rossoblù di risalire la classifica e uscire dalla zona retrocessione grazie due vittorie e altrettanti pareggi. Ma guardando più in alto, anche lo stesso club ligure ha bisogno di un cambio di rotta che lo porti definitivamente fuori dalle difficoltà riscontrate sotto la gestione di 777 Partners, il fondo americano a cui è subentrato l’imprenditore rumeno Dan Sucu.
Il 18 dicembre sarà il primo anniversario da proprietario del Genoa, su cui lo stesso Sucu ha le idee molto chiare: «Sapevo dal primo giorno di essermi preso una responsabilità importante ma sono abituato – ha commentato a Il Secolo XIX –. In Romania da 30 anni ho più di 2.500 dipendenti. Da presidente per me è importante che ognuno nel club, nella sua area di competenza, sappia esattamente cosa fare, i suoi obiettivi e che si impegni con serietà per raggiungerli. E ora su questo c’è chiarezza. Sono giorni intensi, ho visto con piacere la vittoria di Udine, ora apre lo Store in piazza Banchi, si festeggia il Natale col settore giovanile. Dal nostro arrivo sono ripartiti i lavori alla Badia, è stata completata la prima parte. Il Genoa appartiene alla città, deve essere un orgoglio per Genova e io sono impressionato dalla passione del tifo».
Un bilancio su questi 365 giorni: «Positivo, avevo paura fosse peggio, tutto più difficile. Una paura legata ai debiti. Nessuna azienda può pensare di vivere per molto tempo con costi di 30 milioni superiori ai ricavi. II Genoa da troppi anni è fuori dalla normalità, non l’unico club in Italia. Noi puntiamo alla sostenibilità, però il focus è sulla performance sportiva. Aspettiamo di finire la battaglia giuridica (con A-Cap, ndr), ma noi siamo persone serie 40 milioni di aumento di capitale hanno evitato il blocco del mercato e abbassato gli enormi debiti. Primo step è consolidarsi, in seguito sarò pronto a partner per il salto di qualità».
Sul cambio in panchina: «Separarsi da Vieira è stata una scelta molto difficile ma, nel calcio ancora più che altrove, servono risultati E onestamente mi piace molto vincere. De Rossi ci ha trasmesso fiducia, la squadra si è subito legata a lui, e porta grande energia che erano enormi. Sono ancora pesanti ma le risposte sono buone. Mi piace lavorare con i giovani, qui nel club ce ne sono tanti, mi trasmettono entusiasmo, energia. Come detto puntiamo alla sostenibilità, ma il focus è sulla performance sportiva: abbiamo avuto difficoltà e ora abbiamo ripreso la giusta direzione».
Sucu ha rilevato il controllo del Genoa grazie alla sottoscrizione di un aumento di capitale da 40 milioni di euro: «Si trattava di una promessa fatta. E se fai una promessa devi mantenerla, non siamo politici votati ogni quattro anni ma uomini di affari, votati ogni giorno, in base a ciò che facciamo. Sì, si è evitato il blocco del mercato, sono stati abbassati molto i debiti e questo ora ci consente di continuare a investire. Nuovi partner? Il primo step è consolidarsi, arrivare ad avere un debito sostenibile. Ora non ci sono problemi di soldi e credo che in un paio di anni, mantenendo la Serie A, arriveremo a quella normalità mancata per troppi anni. Poi, a quel punto, saremo a un bivio e se ci sarà un partner che abbia soldi e competenze calcistiche per un importante salto di qualità in avanti sarò pronto a farmi aiutare. Certo, se la tua proprietà è contestata a livello giuridico questo crea pressione ed eventuali partner ti chiedono cosa succede. Aspettiamo di finire questa battaglia giuridica, per ora le decisioni sono state favorevoli per noi».
«Abbiamo partecipato all’aumento di capitale richiesto all’unanimità dall’Assemblea degli Azionisti e dal Consiglio di amministrazione – ha continuato Sucu –. Onestamente ci aspettiamo di essere rispettati per questo, non contestati. Siamo persone serie. Ma la mia analisi non è pessimista, anzi, io ragiono in modo ottimista: ci sono delle difficoltà? Sì, ma mattone dopo mattone si possono superare. Non essere più tanto giovane ha un vantaggio: mi aiuta ad avere l’esperienza di sapere come si fanno le cose. Un club deve essere sano dal punto di vista economico e sportivo. Quando lo saremo, potremo pensare a cose più spettacolari. Mi piace come è gestita l’Atalanta o quello che è stato fatto all’Udinese. Solo se sei sano puoi avere un futuro».
Sull’impatto di De Rossi: «Vieira è un buonissimo allenatore, è stata una scelta molto difficile ma abbiamo bisogno di risultati. In altri settori di affari hai più tempo per correggere errori. Qui ogni sbaglio costa tantissimo, devi essere più veloce. E se metti a disposizione tutto quel che serve per il raggiungere il risultato, ti aspetti di vedere il risultato. De Rossi? Abbiamo parlato molto con lui, ci ha trasmesso fiducia, sa esattamente cosa deve fare. La squadra si è subito molto legata a lui, c’è compattezza, arrivano tutti presto la mattina per mettersi al lavoro, si sentono coinvolti. De Rossi ci ha dato energia supplementare. Mi piace come gioca la squadra. Ma onestamente mi piace molto vincere. Speriamo di continuare così».
Sul mercato estivo, criticato per i pochi investimenti: «Non sono d’accordo con queste critiche. A gennaio abbiamo investito 8 milioni per due giocatori importanti, Ellertsson e Otoa. Poi ci sono Ostigard, Gronbaek e Colombo: per loro c’è un’opzione di acquisto che può diventare obbligo. Ritengo intelligente vedere come un giocatore si comporta prima di decidere se comprarlo ma loro sono altri tre investimenti. Tra le cessioni non va incluso Gudmundsson, è un affare dell’anno scorso e poi vanno sempre sottratte le cifre dovute a procuratori e club proprietari in precedenza dei giocatori venduti. A gennaio se servirà interverremo ma ci sono piani diversi in base a quanti punti avremo, se saranno 25 o 18 sarà differente. Però è giusto che di queste cose ne parli la parte sportiva del club».
Sull‘obiettivo stagionale: «Portarci il prima possibile a 40 punti. E poi si vedrà. Ma non influenzo il suo lavoro, così come non mi permetto di dire chi deve giocare o meno. Ottolini? Quanto aveva ancora di contratto? Nelle mie società in Romania ci sono dipendenti che lavorano con me da tre generazioni. Nel calcio, mi spiace, ma vedo che devi sempre pensare all’oggi, fatichi a ragionare sul lungo termine. Gli errori fatti con il Rapid mi aiutano a farne meno qui. Ed è una fortuna perché un errore nel calcio italiano ti costa 10 volte di più di uno in Romania».
Sulla squadra: «A Udine faceva freddo ma se hai più di 150 pulsazioni al minuto il freddo non lo senti più. Speravo che con il passare del tempo avrei gestito meglio le emozioni, ma non succede, sto peggiorando. Quando perdo penso sempre ai tifosi che tornano a casa tristi, capisco le loro sensazioni, sento la responsabilità verso il loro grande amore per il Genoa. Il gol di Norton-Cuffy? Lui è un giocatore eccezionale e tutti mi dicono che ha margini di crescita enormi. Anche mia madre Maria ha visto la partita di Udine in tv in Romania, ci siamo sentiti, era molto felice».
Guardando alla Romania, «Il Rapid Bucarest ha come obiettivo quello di entrare nelle coppe europee. Al Rapid c’è grande calore del tifo, come per il Genoa. Il club ha vissuto fallimenti ma ora non ha debiti. L’ultimo campionato è stato vinto 20 anni fa, cerchiamo di dare mentalità vincente. Il calcio romeno è in grande crescita, sempre più competitivo, negli ultimi tre anni l’audience tra stadio e tv è aumentata del 20% a stagione. Man mano la sinergia tra Genoa e Rapid potrà crescere, anche nello scambio di giocatori e questo aiuterà. I due direttori sportivi si parlano già costantemente. Al Rapid ho investito molto anche nelle infrastrutture per l’Academy, per la prima squadra e anche con progetti di social responsability, per consentire ai giovani romeni di fare sport. Devi restituire quanto ricevuto».
Tornando al Genoa, i progetti dopo la Badia: «Qui geograficamente ci sono meno spazi rispetto a Bucarest anche se lì, con la crescita economica romena, i prezzi sono aumentati. Per ora qui ci concentriamo su quello che abbiamo già. Ma abbiamo tre-quattro idee per implementare le infrastrutture in futuro. E lavoriamo intensamente con la Sampdoria e il Comune per rinnovare il Ferraris e farlo diventare come tutti noi ci aspettiamo, c’è stato già un incontro positivo con la sindaca. Già così lo stadio è molto bello, ha personalità. Al Rapid è più piccolo, da 15mila posti ma più moderno, di proprietà del Comune a cui paghiamo il canone».
«Cerchiamo di avere sempre più collegamento con la città – ha proseguito il patron rossoblù –, apriamo un nuovo store in una zona perfetta per i genovesi e per i turisti. Il Genoa è sempre più parte importante della città. Qui sono stato accolto benissimo, la prima sera non mi volevano far pagare al ristorante ma io i regali sono abituato a farli, non a riceverli. Per ora riesco a venire tre-quattro giorni ogni due settimane, vorrei esserci più spesso ma ho tanti impegni anche in Romania».
Sulla sostenibilità del calcio: «Ho sempre pensato che il problema è anche del sistema. Ma quando ho parlato con il presidente FIGC, Gabriele Gravina, mi ha spiegato che per loro è molto importante che ciascun club abbia l’obiettivo di arrivare alla sostenibilità. Non si può sempre pensare al padre padrone che ogni anno copre i debiti. Però i problemi, anche sistemici, si possono risolvere».
Differenze fra Italia e Romania: «Per me in questo momento l’Italia pensa più guardando indietro che avanti. Se parlo con un imprenditore romeno tutti mi dicono “cosa vogliamo fare?”. Qui invece mi dicono cosa è successo anni fa. Questo deve cambiare, non è positivo. Probabilmente quando arrivi da un Paese dell’Est Europa e vedi che domani è sempre meglio di ieri c’è ottimismo,. Pensi: “C’è molto lavoro da fare, ok ma lo facciamo”. E anche l’Italia deve tornare a pensare così».









































