Calcio e Finanza
·13 dicembre 2024
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«La decisione l’abbiamo presa insieme, io e John Elkan, con il quale ho un rapporto estremamente pacifico. È quasi un amico». Così parla l’ex CEO di Stellantis, Carlos Tavares, a proposito delle sue dimissioni, in un’intervista esclusiva al settimanale portoghese Expresso, da oggi in edicola.
Per spiegare le sue divergenze con i vertici dell’azienda, Tavares ricorre spesso all’aggettivo “darwiniano” e fa un paragone con le gare automobilistiche: «Ci sono due categorie di piloti: quelli che, per evitare il rischio di forare uno pneumatico o danneggiare le sospensioni, evitano i cordoli e cercano di fare il miglior tempo possibile guidando nella parte centrale della pista. Poi c’è chi, per andare il più veloce possibile, guida sui cordoli, il che è perfettamente lecito, ma più rischioso, dannoso per le sospensioni e aggressivo per gli pneumatici. Ovviamente, io faccio parte della seconda categoria».
E si giustifica: «In questo periodo molto darwiniano che l’industria automobilistica attraversa, è possibile che si sia creata un po’ d’angoscia attorno a una strategia aggressiva in cui questa fase è vista più come un’opportunità che come un rischio. E poi ho assunto posizioni molto nette in materia di tutela ambientale. Forse questo insieme di fattori ha generato divergenze, e un’azienda che ha 250.000 dipendenti, un fatturato di 190 miliardi di euro, 15 marchi che vende in tutto il mondo, non può essere gestita con una mancanza di consenso che si ripercuote immediatamente sulla gestione strategica».
Anche alla domanda sul suo compenso milionario, Tavares risponde con i contratti nella Formula 1 e nel calcio: «Se l’azienda vuole comprare un certo manager e questo è disponibile solo per una certa cifra, si tratta semplicemente di una transazione che nessuno è obbligato ad accettare. A molta gente questa cosa non piace, ma a me sì», conclude Tavares, il quale nella stessa intervista non smentisce la notizia che in Portogallo circola da giorni, ossia che potrebbe entrare nella corsa alla privatizzazione della compagnia di bandiera Tap. «Me lo stanno chiedendo molti amici. Sento un certo richiamo patriottico».