Calcio e Finanza
·31 marzo 2025
TIM, cosa cambia con il controllo italiano: addio di PosteMobile a Vodafone dal 2026

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·31 marzo 2025
Nella giornata di sabato è stata finalizzata l’acquisizione del 15% delle quote detenute dai francesi di Vivendi in TIM da parte di Poste Italiane, che è diventata così il maggiore azionista della compagnia telefonica arrivando a controllare il 24,81% della società.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, il gruppo pubblico italiano ha la responsabilità di stabilire quali misure adottare e in che tempi, per rilanciare un comparto che dà lavoro a circa 100.000 persone ed è fondamentale per la digitalizzazione dell’Italia.
Il settore della telefonia in Italia necessita di interventi urgenti. Tra il 2010 e il 2023, il fatturato dell’industria delle telecomunicazioni del Paese è calato del 35%, passando da 41,9 a 27,2 miliardi di euro. Il segmento della telefonia mobile ha registrato un crollo del 47%, a causa della forte competizione sui prezzi tra gli operatori. Anche l’occupazione nel settore ha subito una drastica riduzione del 30%, con una perdita di circa 40.000 posti di lavoro.
Ma prima, Poste e TIM si concentreranno sulle possibili sinergie tra loro. La prima e più immediata riguarda PosteMobile, operatore virtuale che non possiede una propria infrastruttura e si appoggia attualmente a Vodafone. TIM è pronta a subentrare come fornitore di rete, in un contratto del valore di circa 80 milioni di euro. Tuttavia, il cambio non avverrà prima del 1° gennaio 2026 e non avrà alcun impatto per i 4,5 milioni di clienti di PosteMobile, i quali continueranno ad avere come unico interlocutore Poste, indipendentemente dall’operatore di rete, che sia Vodafone o TIM.
Sono in fase di studio anche altre collaborazioni, ad esempio nei servizi finanziari e nel settore energetico. Poste potrebbe sfruttare la sua rete di circa 13.000 sportelli per distribuire i prodotti TIM, mentre quest’ultima potrebbe fornire servizi cloud a Poste, che è il principale utilizzatore di queste soluzioni in Italia, con investimenti annui di circa 800 milioni di euro.
Se non ci saranno ostacoli da parte dell’Antitrust, il trasferimento del 15% da Vivendi a Poste dovrebbe concludersi in tempo per l’assemblea degli azionisti di TIM del 24 giugno. Resta da vedere se, entro quella data, Poste avrà definito come intervenire sulla governance dell’azienda, affinché rispecchi la nuova configurazione azionaria e industriale. È probabile che il gruppo guidato da Matteo Del Fante voglia inserire propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, ma senza arrivare a detenerne la maggioranza, per evitare di dover consolidare i conti di TIM nel suo bilancio. Non è ancora chiaro se Vivendi, che ha mantenuto il 2,5% delle quote, avrà ancora un suo rappresentante nel consiglio. Anche sulla dirigenza di TIM potrebbero esserci cambiamenti: si sta valutando, ad esempio, il ruolo del direttore finanziario, attualmente ricoperto da Adrian Calaza.
Nel commentare l’acquisizione delle quote in TIM, operazione seguita sotto il profilo della valutazione da Vitale e per la congruità da Rothschild, Poste ha sottolineato che il suo investimento punta anche a favorire il consolidamento del mercato italiano, ovvero la creazione di aggregazioni tra operatori. La sinergia tra TIM e PosteMobile è l’ipotesi più immediata, ma la competizione tra quattro operatori di rete (TIM, Iliad, Wind Tre e Fastweb-Vodafone) mantiene vivo il fenomeno delle tariffe al ribasso, con offerte sempre più aggressive per conquistare clienti.
Da tempo, i dirigenti del settore insistono sulla necessità di ridurre il numero di operatori infrastrutturati da quattro a tre, per stabilizzare il mercato. Iliad ha già tentato più volte di muoversi in questa direzione, l’ultima all’inizio di febbraio, quando, con il supporto del fondo CVC, ha provato a fondersi con TIM, puntando a ottenere circa il 25% del capitale della società. Tuttavia, questo piano è naufragato proprio a seguito dell’ingresso di Poste, che da tempo osservava con interesse TIM.
Ciò non significa che un’eventuale operazione con Iliad sia definitivamente esclusa. Anzi, sembra che analisi in tal senso siano già in corso. Se l’accordo dovesse concretizzarsi, sarà Poste Italiane a giocare il ruolo chiave nel determinare le strategie e il futuro di TIM.
(Image credit: Depositphotos)