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·22 marzo 2020
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Nei meandri del quarto livello calcistico rumeno – il primo a livello distrettuale, ovvero in cui ogni anno ciascun județ nomina il suo campione – s’annida una storia piuttosto particolare. La storia di un sobborgo cittadino caratterizzato da un tale calore dei tifosi che la loro intemperanza diventò incontrollabile. Per porre fine alle continue penalizzazioni dovute al comportamento del pubblico, in particolar modo le frequenti invasioni di campo, ecco che lo Steaua Nicolae Bălcescu (club valacco di 3mila abitanti noto per aver dato i natali all’inventore Petrache Poenaru) scelse di proteggere i calciatori in campo servendosi di coccodrilli: «Ho predisposto i miei uomini cosicché scavino un fossato, poi l’ho fatto riempire d’acqua – spiegò Alexandru Cringus a un giornalista – ora vedrai solo le anatre nuotare lì, ma in primavera stupirò tutti. Ho avuto un’idea che è pazza ma penso che ci aiuti molto».
Nel 2003, Alexandru Cringus non era soltanto il presidente dello Steaua Nicolae Bălcescu, ma pure il sindaco – comunista – di Nicolae Bălcescu, un sobborgo di periferia a circa sette miglia da Râmnicu Vâlcea, capitale di uno dei 41 distretti romeni che non c’entra nulla con l’omonimo Nicolae Bălcescu, un comune a oltre 250 km di distanza, con cui condivide però il nome tributato al rivoluzionario leader dell’insurrezione in Valacchia del 1848. Personaggio pittoresco, il sindaco Cringus ebbe da risolvere un problema pressante: le invasioni di campo dei tifosi della sua squadra, che – indispettiti da performances poco convincenti – spesso e volentieri manifestavano il loro disappunto varcando le barriere. La situazione era diventata ancor più seria dopo che la sezione di Valacchia deputata alla gestione del campionato della zona aveva severamente minacciato lo Steaua.
Nonostante l’affluenza di pubblico superi raramente le cento persone, le continue intimidazioni indussero infatti a una presa di posizione drastica la sezione valacca: la minaccia di un’immediata retrocessione qualora tali episodi fossero continuati. Ecco perché il sindaco, Alexandru Cringus, scelse i coccodrilli: «Ero in città quando passai di fronte a un negozio di animali. Chiesi quanto costasse un coccodrillo e quando scoprii che il prezzo era solo 2300 leu (circa 470 euro, ndr) cercai immediatamente degli sponsor. Ora che il fossato è pronto, appena arriverà il caldo metterò i coccodrilli nell’acqua e vedremo se alcuni tifosi saranno sufficientemente coraggiosi da invadere il campo».
Lo Steaua Nicolae Bălcescu, del resto, era circondato da un folklore unico, e non solo perché Steauă deriva da stea e vuol dire “stella”. Come scrisse Jonathan Wilson sul sito UEFA nel 2003, il club non possedeva strutture di proprietà e per questo utilizzava come spogliatoio il retrobottega del bar di Cringus, sempre il sindaco, che molto artigianalmente spiegava le tattiche di squadra mimando le posizioni dei suoi giocatori su un biliardino. Altresì nota era la storia di Ionel Teodorescu, l’83enne sacerdote di Nicolae Bălcescu che oltre a celebrare le funzioni religiose era anche un veterinario e grande tifoso. Ciò non lo mise al riparo dalle polemiche: di domenica terminava prima la Messa così da recarsi allo stadio, eppure in un’occasione dovette uscire al 45’ per curare urgentemente un maiale.
La notizia del club che s’avvalse di coccodrilli fece il giro del mondo e alimentò molta curiosità. Non mancarono fake news, sicché la notizia è vera, il fossato fu veramente costruito e l’intenzione era effettivamente quella di mettervi dentro dei coccodrilli. Il problema sta nel rifiuto delle autorità locali, evidentemente preoccupate per l’incolumità dei tifosi. Alexandru Cringus non volle sentir ragioni e si difese: «Possiamo nutrire i coccodrilli con carne del macello locale e poi il fossato sarà abbastanza largo affinché nessuno ci salti dentro». L’idea era peraltro resa plausibile dal fatto che le regole ufficiali dell’UEFA non parlassero di divieti relativi ai coccodrilli (il blog londinese And Still Ricky Villa verificò cavillo per cavillo). Così ne parlarono in tanti, The Guardian compreso, ma solo in pochi s’accorsero che – in fin dei conti – quella del fossato coi coccodrilli intorno al campo da calcio non è mai stato altro che una simpatica intuizione mai realizzata.