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·21 agosto 2020

Una terra di finali: quando l’Europa League si è decisa in Germania

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Per la prima volta, nel 2019-2020, una competizione UEFA per club viene assegnata al termine di una fase finale in sede unica, ospitata dalla Germania. Non è però la prima volta che l’ultimo atto dell’Europa League e delle sue “antenate” Coppa UEFA e Coppa delle Coppe si disputa nella Repubblica Federale: ecco le precedenti finali.

La ripetizione – Nel 1961-1962 in finale di Coppa delle Coppe arrivano la Fiorentina e l’Atlético Madrid. La gara per il titolo si gioca nel maggio 1962 ad Hampden Park, a Glasgow. Tra i Viola allenati da Ferruccio Valcareggi, futuro ct della Nazionale e i colchoneros, che in campo hanno il futuro interista Joaquín Peiró e che hanno eliminato nei quarti il Werder Brema e in semifinale i tedeschi dell’Est del Motor Jena finisce 1-1, dopo i tempi supplementari. C’è bisogno del replay, che viene fissato quattro mesi dopo, il 5 settembre al Neckarstadion di Stoccarda, lì dove tre anni prima si era disputata la finale di Coppa dei Campioni tra Real Madrid e Reims. In Germania non serviranno i supplementari perché gli spagnoli vincono facilmente 3-0, con le marcatore aperte da Miguel Jones, il primo giocatore nero a essere convocato (pur non debuttando) con la Spagna.


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La “prima” del Bayern Nel 1966-1967 il Bayern Monaco è quella che si direbbe una squadra emergente. La stagione precedente, da neopromossa, è arrivata terza e ha vinto la Coppa di Germania, ritornando in Europa, in Coppa delle Coppe, dopo quattro anni. Ha una rosa giovane e piena di talento, con tre ragazzi talentuosi già titolari fissi come il portiere Sepp Maier, l’attaccante Gerd Müller, il “tuttocampista” Franz Beckenbauer e un allenatore ideale per farli crescere, lo jugoslavo Zlatko Čajkovski. I bavaresi arrivano in finale abbastanza agevolmente, faticando soprattutto nei quarti con l’Austria Vienna. Gli avversari sono i Rangers di Glasgow, che hanno eliminato i detentori del trofeo del Borussia Dortmund. La sfida si gioca allo Städtisches Stadion, di Norimberga, quasi un match casalingo per il Bayern, nonostante la rivalità che li divideva dai locali. È un match combattuto, dove gli scozzesi dominano nel primo tempo e nella ripresa Roger Hynd, difensore schierato in attacco, si vede annullare un gol dall’arbitro Concetto Lo Bello e sbaglia una rete facile. Servono i supplementari, dove la decide al 109′ Franz Roth, con un lob. È il primo trofeo internazionale del Bayern e l’inizio della sua epoca d’oro.

Una finale per (pochi) intimi – Nel 1981 la UEFA decide di far ospitare la finale di Coppa delle Coppe al Rheinstadion di Düsseldorf. Ci arrivano due sorprese, entrambe provenienti da oltre la Cortina di Ferro. La Dinamo Tbilisi, che con il suo talento ha eliminato West Ham e Feyenoord e che nel 1978 aveva vinto il campionato sovietico e il Carl Zeiss Jena, capace di buttare fuori la Roma dopo una rimonta al ritorno dallo 0-3, il Valencia e il Benfica. Due squadre che nessuno si aspettava e che per la loro provenienza hanno pochissimi tifosi al seguito, visto che i rispettivi governi sono molto restii a concedere visti per i Paesi dell’Europa occidentale. Davanti a meno di 10mila spettatori (qualcuno dirà addirittura 4.500, altri 9000) la spunterà in rimonta 2-1 la Dinamo Tbilisi, con la rete decisiva siglata da Vitalij Daraselija che morirà in un incidente d’auto un anno e mezzo dopo, nel dicembre ’82.

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Nove gol, mille emozioni – Nel 2001, per la quarta volta la Coppa UEFA, si decide in una finale unica. Al Westfalenstadion di Dortmund si incrociano due squadre, dalle storie opposte. Il Liverpool di Gerrard, Owen e Carragher che ritorna in una finale europea a 16 anni dalla tragedia dell’Heysel e il Deportivo Alavés. I baschi, che hanno eliminato tra gli altri l’Inter, sono una squadra solida ed estremamente difficile da affrontare, con qualche vecchia conoscenza del calcio italiano come Cosmin Contra e Ivan Tomic e un solo (cog)nome di grido, Jordi Cruijff, figlio di Johan. Quello che i quasi 50mila del Westfalenstadion vedono è una partita che sembra non finire mai. Con i baschi capaci di rimontare dal 3-1 al 3-3 con doppietta del futuro milanista Javi Moreno, che pareggiano 4-4 quasi allo scadere proprio con Cruijff e che ai supplementari in nove, perdono solo per un golden goal (un’autorete) di Geli.

Il ritorno dell’Atlético – Nel 2010 l’Europa League, che ha preso il posto, proprio da quell’edizione della Coppa UEFA, si assegna al Volksparkstadion di Amburgo. Non è più la competizione ad eliminazione diretta di nove anni prima, ma un torneo che ricalca la Champions League, da cui proviene una delle finaliste, l’Atlético Madrid di Quique Sánchez Flores. È una squadra che è risorta dopo essere stata anche in Segunda División e che in rosa ha campioni come Sergio Agüero, Diego Forlán e un giovanissimo David De Gea. Di fronte a loro il Fulham di Roy Hodgson e Bobby Zamora, alla prima finale europea della sua storia. Nel nord della Germania il match è molto incerto, con gli spagnoli che cominciano meglio e gli inglesi che crescono alla distanza. Al 90 è 1-1 con i gol di Forlán e del gallese Simon Davies. Nei supplementari, a quattro minuti dai rigori, è ancora l’attaccante uruguaiano dei colchoneros a decidere la competizione, sfruttando con tocco di “rapina” un assist di Agüero dalla sinistra. Dopo 48 anni l’Atlético Madrid rivince un trofeo europeo. Ancora in Germania, come nel 1962.

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