Inter News 24
·29 giugno 2025
Valentin Carboni racconta: «Io interista al 100%, ecco in che ruolo preferisco giocare. Se resto? Non so, ma l’Inter crede in me. L’infortunio mi ha cambiato, Chivu mi dice sempre…»

In partnership with
Yahoo sportsInter News 24
·29 giugno 2025
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport alla vigilia di Inter Fluminense, gara valevole per gli ottavi di finale del Mondiale per Club, Valentin Carboni ha parlato del suo momento di forma dopo il rientro dall’infortunio condito dal gol vittoria allo scadere contro gli Urawa Reds che ha di fatto permesso ai nerazzurri di superare il girone.
COME VIVO QUESTO RITORNO DOPO 8 MESI COSI’ DURI? – «In realtà neanche me l’aspettavo. L’infortunio è stata una botta durissima, riuscire a trovare spazio e segnare va oltre i desideri che avevo prima della partenza. A me bastava solo tornare a essere un calciatore. Prima dell’operazione la carriera era andata così in fretta che, magari, avevo fatto un po’ di fatica a gestirla, ma ora so che tutto capita per una ragione nella vita. Anche se ho sofferto tanto, in questo intervento al crociato vedo quasi del buono. Mi ha aiutato a maturare e a migliorare dove serviva: sono diventato più completo come persona e come calciatore. Mi sento più forte muscolarmente e nella mentalità, più motivato di quanto fossi prima».
SE RIPENSO MAI AL MARSIGLIA? – «Non posso sapere come sarebbe andata senza l’infortunio. Di certo, era una grandissima opportunità per fare il salto, anche perché De Zerbi mi voleva particolarmente, ma è andata diversamente, ora riparto con entusiasmo da questo Mondiale bellissimo. Abbiamo pure giocato contro una grande d’Argentina, ma io sono interista al 100%».
IN CHE RUOLO MI TROVO PIÙ A MIO AGIO? – «In teoria, sono un trequartista, un enganche come si dice in Argentina. Ma è difficile oggi trovare squadre che giochino con uno dietro alle punte, per questo i giocatori come me si spostano spesso sulla mezzala. Forse in futuro mi vedo in questa posizione, magari con proiezione offensiva».
SE SENTO CHE E’ IL MOMENTO GIUSTO PER EMERGERE, ORA CHE STA CAMBIANDO LA POLITICA SUI GIOVANI ALL’INTER? – «È un buon momento, magari ci “vedono” di più rispetto a quanto capitava prima e poi adesso c’è Chivu, abituato a lavorare con i ragazzi e a lanciarli. Noi dobbiamo solo spingere al massimo per avere le nostre chance: se le meriteremo, arriveranno. Ma ricordandoci sempre che questa è l’Inter: con tanti campioni non è mai facile emergere e, a volte, è necessario farsi le ossa altrove per poi tornare».
SE PENSO CHE ANDRÒ DI NUOVO IN PRESTITO? – «Non so, è presto per parlarne, ora c’è il Mondiale e poi il ritiro della prossima stagione per stare in gruppo. Qualunque sarà la soluzione, so che l’Inter crede e ha sempre creduto in me, come Chivu».
IL MIO PRIMO INCONTRO CON CHIVU – «Avevo 16 anni, era gennaio: mi ha chiamato in Primavera sotto età e subito mi ha fatto esordire. Mi ha dato fiducia dal primo istante, lo ringrazierò sempre. Ora che l’ho ritrovato, è cambiato, in meglio: con gli anni ha fatto più esperienza da tutti i punti di vista e ha un grande staff che lo aiuterà. A me chiede quello che chiedeva prima: vuole che giochi felice, che mi diverta e, magari, che vada più al tiro».
COSA MI DICE LAUTARO? – «È un capitano e un esempio, con le parole e con i fatti. Era felicissimo per il mio gol, lui c’era ad Appiano mentre facevo riabilitazione. Sa quello che ho passato e cosa significhi per me essere qua».
COSA SI PROVA A SENTIRE DIRE A MESSI “QUESTO RAGAZZO E’ DIVERSO DAGLI ALTRI”? – «È stato incredibile, ma in quel momento non me ne rendevo conto perché tutto andava veloce. Quando stai male, invece, ripensi alle cose belle: durante la riabilitazione, per tirarmi su, tornavo ad ascoltare quei complimenti. Ricordo quando mi chiamò prima della Coppa America. Un giorno vorrei indossare di nuovo la maglia della nazionale».
I TIFOSI INTERISTI SOGNANO UN ATTACCO CON ME E PIO ESPOSITO? – «Abbiamo la stessa età e un’amicizia lunga, stiamo bene fuori dal campo, ma dentro ci capiamo al volo: ci piace proprio giocare uno con l’altro. L’ho conosciuto nell’U16, siamo cresciuti insieme. Sono felice per tutto quello che gli sta succedendo, se lo merita».
IN UN 3 VS 3 CHI VINCONO, GLI ESPOSITO O I CARBONI? – «Noi, chiaro (ride, ndr). Mio fratello Franco lo conoscete, ma sta arrivando anche Cristiano: è nato a Catania, ha un sinistro simile al mio, adesso inizierà la U17. La cosa bella è che anche i nostri genitori e quelli di Pio si conoscono benissimo».
ESISTE DAVVERO LA RIVALITA’ FRA FRATELLI? – «L’ho chiesto a Pio: mi ha detto che competere con Seba è un po’ strano, ma bello. Anche noi Carboni cerchiamo di migliorarci insieme, se possibile senza litigare (ride, ndr)».
Live
Live
Live
Live