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·29 agosto 2019
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Nathalie Boy de la Tour, presidentessa della LPF, aveva giustappunto indetto una riunione il 5 settembre tra l’associazione nazionale dei tifosi, la Ligue de Football Professionnel e la Lega delle associazioni contro l’omofobia. La risposta quasi immediata da parte del tifo dell’Allianz Riviera, al 27’ di Nizza-Marsiglia, è stata tale da indurre l’arbitro Clement Turpin a interrompere la gara per via di due striscioni apparsi nella curva degli Ultras Sud Populaire Nice, con allusioni e colori ripresi dalla bandiera della comunità LGBT.
Secondo alcuni il riferimento era al team di ciclismo appartenente a Ineos Group, gruppo petrolchimico neo-proprietario dell’OGC Nice, secondo altri una frecciata alla precedente presidenza, secondo altri ancora una polemica nemmeno troppo velata contro Marsiglia. La rivalità tra le due formazioni/città/culture è innegabile, ne avevamo parlato meglio in questo pezzo, ed è plausibile ritenerla una delle cause dell’interruzione del derby. Non a caso, il quarto striscione apparso, l’ultimo della serie, recitava «OM: supporter un club LGBT pour lutter contre l’homophobie». Come a dire che, se non fosse stato un club LGBT, dell’omofobia a Marsiglia sarebbe importato ben poco.
Dei quattro striscioni – o banderoles, se preferite – esposti dalla curva dei tifosi rossoneri, il primo annunciava con un’innegabile verve epico-cavalleresca il cambio di proprietà («Welcome Sir Ratcliffe»), mentre dal secondo al quarto è stata un’escalation omofobica. Da «Bienvenue au groupe Ineos: à Nice aussi on aime la pédale», riferendosi alla nuova proprietà, a «LFP/instance : des parcages plein pour des stades plus gay». Alla vista di questo, la goccia ha fatto traboccare un vaso già riempito da canti dall’inequivocabile contenuto omofobo («La Ligue, la Ligue, on t’encule», «Les Marseillais c’est des pd»).
L’atmosfera era solitamente calda, ulteriormente infiammata da petardi e fumogeni, oltre che un gigantesco «SUD» traboccante di tonalità rossonere. Al 17’ hanno fatto la loro comparsa i cori, seguiti al 22’ da un primo ammonimento dello speaker dell’Allianz Riviera, Fabrice Mauro: «Nous vous demandons de cesser ces propos injurieux, sans quoi le match sera interrompu», seguita da un «adesso basta, Issa Nizza» evidentemente non recepito. Così al 25’ Turpin è andato a colloquio coi capitani, Dante e Mandanda, e ha condotto le squadre negli spogliatoi.
Per la quarta volta in questo inizio di stagione (dopo Nancy-Le Mans, Brest-Reims e Monaco-Nîmes) il calcio francese fa i conti con l’omofobia. Il 28 agosto, l’arbitro Mehdi Mokhtari aveva interrotto la gara tra Nancy e Le Mans, valevole per il quarto turno di Ligue 2, per i canti omofobi dei tifosi di casa. Ancora, sabato 24 sera – in occasione di Angers-Metz arbitrata dal fischietto Stéphanie Frappart – la Kop bianconera aveva intonato «Arbitre enculée, est-ce homophobe pour une femme?». A loro difesa, i tifosi dell’Angers hanno detto di voler denunciare l’assurdità di prendere pregiudizi omofobi e il banner, da loro definito «provocatorio, persino trash» non avrebbe insultato nessuno trattandosi solo di una domanda.
Il Nizza ha cambiato proprietà lunedì, per una cifra di 100 milioni investiti da Ineos Group (di proprietà di Jim Ratcliffe, i cui figli Sam e George hanno salutato la Populaire Sud prima della gara insieme allo zio Bob). Stamattina è stato ufficializzato il nuovo consiglio direttivo, che avrà nuovamente la presenza di Jean-Pierre Rivére come presidente – a sette mesi dall’epurazione volontaria dalla gestione cinese-americana – e vedrà Julian Fournier come direttore sportivo. Al termine di un non memorabile esordio (sconfitta 1-2) della nuova proprietà, Wylan Cyprien s’è detto contrario a ogni forma di discriminazione ma non alla sospensione: «Sia omofobia che razzismo non hanno a che fare con la partita, è ridicolo interrompere una gara per così poco, sono cose che esistono da sempre. E poi non giocheremmo mai, fermandoci ogni qual volta ci siano comportamenti così da parte di persone deboli». In effetti, mentre Turpin invitava i calciatori a entrare nel tunnel, mentre l’OM obbediva il Nizza restava in campo. Proprio ieri, quando il Comitato Disciplinare della LFP ha esaminato i referti di diciotto partite tra Ligue 1, Ligue 2 e Coupe de la Ligue in cui s’erano verificati sospetti di omofobia.
Nel post-gara, mentre Pierre Lees-Melou spiegava di non volersi nascondere dietro l’interruzione di gara sebbene avesse danneggiato i calciatori, Steve Mandanda ribadiva: «Lo stadio dovrebbe essere un luogo festoso ma per noi riprendere dopo la sospensione è dura». La battaglia emotiva s’è giocata dentro e fuori, parafrasando Patrick Vieira mentre spiegava: «On a eu du mal à contrôler nos émotions». L’aveva già spiegato il tecnico del Lille, Christophe Galtier: «È inutile dare a calciatori, non razzisti né omofobi, penalizzazioni e multe dipendenti da una, dieci o cento persone razziste. Ciò che accade sugli spalti è un riflesso della società».