Visti da vicino | Benedict Scharner | OneFootball

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·10 aprile 2025

Visti da vicino | Benedict Scharner

Immagine dell'articolo:Visti da vicino | Benedict Scharner

Verona - Quindicesimo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.

Curiositàaneddotivita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei centrocampisti gialloblù: Benedict Scharner.


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Benedict, come hai iniziato a giocare a calcio?Ho iniziato a cinque anni, quando vivevo in Inghilterra. Fin da piccolo ho sempre giocato nel giardino di casa con mio fratello Constantin, che ha due anni più di me, e poi anche con mio fratello Paul Pius, che invece è più piccolo di me di tre anni. Naturalmente, la passione per il calcio in casa c’è sempre stata, visto che mio papà era un giocatore professionista".

Tuo papà è Paul Scharner, ex giocatore della Nazionale austriaca, che ha giocato, tra gli altri campionati, anche tanti anni in Premier League e poi in Bundesliga. Possiamo dire che lui è il tuo modello? “Sì, in un certo senso possiamo dire così. Sicuramente lui mi ha aiutato e mi aiuta molto nel mio percorso come calciatore, perché ha tanta esperienza e mi dà tanti suggerimenti, sia come calciatore che naturalmente come figlio".

Che ruolo ha svolto tuo papà nella tua crescita come calciatore?È sempre stato molto attento a non intervenire più di tanto sulla mia carriera, facendomi muovere liberamente sulla mia strada. Quando ho delle domande, però, è sempre pronto a rispondermi e a darmi i consigli che ritiene giusti per aiutarmi, ma la maggior parte delle volte mi ha lasciato giocare come meglio credevo".

Com’è crescere con un padre calciatore e magari essere paragonato a lui?Da quando ho firmato il mio primo contratto con una squadra professionistica in Austria, qualcuno ha iniziato a paragonarmi con mio papà, ma questo non mi ha mai interessato né disturbato. Io sono me stesso, e anche come calciatore ho caratteristiche diverse da quelle che aveva lui, quindi il paragone non ha mai influito sulla mia crescita".

Con il lavoro di tuo papà, tu sei cresciuto in diversi paesi: Norvegia, Inghilterra, Germania e infine in Austria. Cosa puoi dirci della tua infanzia?Mi sono sempre spostato molto da quando ero piccolo. Sono nato in Norvegia, ma lì sono rimasto per poco tempo, poi sono cresciuto praticamente fino ai nove anni in Inghilterra. Cambiare casa e paese ha sempre una componente stimolante, perché si conoscono nuove persone e posti nuovi. Certo, è stato anche un po’ difficile cambiare, perché ogni volta bisogna inserirsi in nuovi contesti e, nel mio caso, in nuove squadre di calcio. In Inghilterra ho iniziato a giocare a 5 anni nel Crossfields F.C., squadra di Warrington, dove sono rimasto per qualche anno fino a che mi sono trasferito in Germania ad Amburgo. Dopo altri due anni siamo tornati a vivere in Austria, dove ho cambiato alcune squadre fino ad arrivare prima all’Accademy St. Pölten, e in seguito all’SKN St. Pölten, che è stata la mia prima squadra professionistica".

Dalle giovanili del SKN St. Pölten hai debuttato e giocato con la Prima squadra, nella Serie B austriaca. Cosa puoi dirci di quest’esperienza?Giocare con la Prima squadra è sicuramente un’esperienza di calcio diversa rispetto alle giovanili. Ho esordito a 17 anni con la Prima squadra, e la difficoltà maggiore che ho riscontrato è stata quella fisica, perché si gioca contro dei giocatori adulti, già formati e molto forti fisicamente, e questa è sicuramente la vera differenza rispetto alle giovanili. Questa è la maggiore differenza anche rispetto al campionato di Primavera 1, oltre al fatto che nella Serie B austriaca si gioca solo e unicamente per vincere, non importa in quale modo, anche giocando in maniera brutta da vedere. In Primavera invece si dà importanza anche al modo di giocare, su come impostare al meglio l’azione e possiamo dire sul come vincere giocando bene. Qui c’è sicuramente più qualità però rispetto alla Serie B austriaca".

Come ti stai trovando qui in Italia? E invece con la squadra?La lingua è stata sicuramente un problema, soprattutto all’inizio, perché l’italiano è difficile. Ora sto iniziando a capirlo meglio, ma comunque nella squadra non c’è nessun problema, perché tanti compagni parlano perfettamente inglese e quindi anche quando non capisco qualcosa vengo subito aiutato".

Hai iniziato la stagione bene, giocando tante partite, poi è arrivato l’infortunio che ti ha tenuto fuori per alcuni mesi. Com’è stato questo periodo?Posso dire di aver iniziato molto bene, trovando subito il mio posto in questa squadra. Purtroppo, poi ho subito questo lungo infortunio, una prima volta per me, perché nella mia carriera non mi era mai successo di restare fermo per così tanto tempo. Sono stato molto contento di seguire i miei compagni e di vedere quanto bene stessero facendo, però avevo la grande voglia di fare parte di questo percorso e di questi risultati, e stare fuori non era facile. Ora sono tornato a stare bene e sono contento di poter dare una mano alla squadra per raggiungere il suo obiettivo. Devo ringraziare Andrea Moretto per l’aiuto che mi ha dato durante il periodo dell’infortunio".

Per chi non ti conoscesse, che tipo di giocatore diresti di essere?Mi ritengo un centrocampista box to box. Grazie alla mia statura posso percorrere tanti metri in campo, anche con una certa velocità, e questo mi aiuta tanto in entrambe le fasi. Mi piace ricevere il pallone a centrocampo e far partire l’azione d’attacco, seguendo poi la fase offensiva cercando di arrivare al gol. Questo direi che è il mio stile di giocare".

Il mister cosa ti chiede di fare in campo?Il mister Sammarco mi dice di giocare libero, ma di essere molto equilibrato in mezzo al campo, non sbilanciandomi troppo, e di essere sempre molto attento con il pallone tra i piedi".

Qual è il tuo obiettivo per questo finale di stagione?Sicuramente quello di giocare più partite e più minuti possibili dopo l’infortunio che ho avuto".

Com’è giocare in Primavera 1 contro grandi Club di Serie A?Mi viene da dire che è come una seconda prima volta, molto emozionante. Vedere le Prime squadre di questi team in televisione e ovunque, e poi affrontarne la formazione giovanile, è una grande esperienza".

C’è un giocatore del Verona che consideri un modello per te?Allenandomi qualche volta con loro e vedendoli giocare, dico Suslov. Il suo modo di recuperare palla e di far ripartire l’azione offensiva con alcuni dribbling o con ottimi passaggi è eccezionale, ed è quello che tutti i centrocampisti box to box vorrebbero fare”.

Hai giocato con le giovanili della Nazionale austriaca, cosa puoi dirci di quest’esperienza? “La mia prima convocazione è arrivata a 15 anni, ed è stata un’esperienza un po’ difficile, perché era il periodo della pandemia di Covid-19, e quindi non si giocava spesso e la Nazionale si riuniva al massimo due volte all’anno. Ho giocato le qualificazioni per gli Europei Under 17 e in seguito quelle per gli Europei Under 19, ed anche se entrambe le volte non siamo riusciti ad arrivare alla fase finale del torneo, è sempre un’emozione veramente bella quella di rappresentare il proprio paese”.

Di tuo papà abbiamo già parlato, ma quanto è importante la tua famiglia per te?Molto. Mia mamma Marlene viene sempre a trovarmi quando riesce, anche qui in Italia, soprattutto ora che vivo in un appartamento da solo. Oltre ai due fratelli che ho già citato, Constantin e Paul Pius, ho altri due fratelli ancora più piccoli, Timotheus del 2014 e Jonathan del 2016. Con tutti ho un ottimo rapporto, anche se con i miei fratellini più piccoli ho un po’ meno rapporto rispetto agli altri, perché, quando sono cresciuto, ho iniziato a giocare a calcio in squadre professionistiche e a stare poco a casa, che si trova a Purgstall, in Austria".

Com’è avvenuto il passaggio all’Hellas quest’estate?È stato molto emozionante. Per me è anche la prima volta da solo in un paese nuovo, in più è stato un trasferimento all’ultimo secondo. È stato bellissimo sapere che un Club di Serie A mi voleva qui, in Italia, e non ci ho pensato molto per accettare".

Come ti stai trovando in Italia e cosa ti piace?Come ho detto all’inizio, non è facile lasciare il proprio paese, la famiglia e gli amici. Ora mi sono ambientato meglio e molto lo devo anche alla grande squadra che ho trovato ad accogliermi, e ai ragazzi con i quali sono diventato in fretta amico, come con Popovic. Riguardo l’Italia, era anche una delle prime volte che vi venivo, perché prima ero stato solamente sul Lago di Como in vacanza. Mi piace il tempo, che è molto meglio di quello dei paesi in cui sono stato in precedenza, e mi piace anche quella che chiamerei la passione di vivere”.

Cosa ti piace fare quando non giochi a calcio? Hai qualche hobby?Mi piace molto risolvere i cubi di Rubik, sono bravo e mi diverte. Ho una passione anche per l’architettura e il design, e il centro di Verona è per me incredibile, come lo sono le sue colline”.

Hai finito il percorso scolastico?Sì. In Austria l’anno scorso ho concluso la scuola e i miei studi per ora. Non nego però che in futuro mi piacerebbe iscrivermi all’università per studiare fisica o design”.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare per questo periodo qui a Verona?Direi il direttore, Massimo Margiotta, per avermi portato qui a Verona e avermi dato quest’opportunità di mettermi in mostra, oltre a tutto lo staff che mi aiuta ogni giorno per farmi rendere al massimo”.

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