Riserva di Lusso
·30 ottobre 2022
In partnership with
Yahoo sportsRiserva di Lusso
·30 ottobre 2022
In questo periodo di egemonia economica e tecnica della Premier League è molto facile che un calciatore messosi in mostra in un campionato minore vada direttamente in Inghilterra. La situazione è ormai cristallizzata su questo status da almeno 5-6 stagioni: per non andare lì, o una società (non-inglese) si muove con larghissimo anticipo oppure dev’essere il giocatore a volere uno step intermedio. Molto spesso questo salto triplo, da una lega “minore” all’eccellenza della Premier può fagocitare il talento del calciatore: magari non ancora pronto né fisicamente, né tatticamente, né psicologicamente alle pressioni del campionato più competitivo al Mondo. La carriera di Vlasic, probabilmente, rientra pienamente in questa casistica. E il tentativo di rilanciarla dopo uno scotto così forte è molto complesso.
Vlasic con la maglia della Croazia.(Foto: Damir Sencar/AFP – OneFootball-Getty Images)
Nato in una famiglia di sportivi, per “Vlasic” in Croazia, si intendeva sua sorella. Blanka Vlasic è stata infatti un’atleta di primissimo ordine nell’atletica leggera, capace di andare a medaglia in ben due diverse edizioni dei Giochi Olimpici nel salto in alto. Durante tutta la trafila nell’Hajduk Spalato, era facile identificarlo come “il fratello di”; nonostante il talento di Nikola fosse manifesto, non bastava per togliersi di dosso l’etichetta della sorella. Fu Koeman a notarlo per primo, a provare a grattare via la patina del nome pesante, cercando di portarlo fuori dalla Croazia. Era il 2016 e l’allenatore olandese siedeva sulla panchina del Southampton. I Saints all’epoca erano poco dietro le big inglesi, annoverando nella rosa giocatori del calibro di Manè, Tadic e Van Dijk e collezionando piazzamenti importanti.
Nonostante questo, l’esborso richiesto dall’Hajduk per Vlasic venne reputato eccessivo dalla dirigenza biancorossa. Un arrivederci per Koeman, un addio ai colori biancorossi. Il tecnico olandese, infatti, rincontrandolo in Europa League, ad agosto del 2017, questa volta sulla panchina dell’Everton, spinse per averlo. La dirigenza dei Toffees, con 8 milioni di sterline, lo accontentò credendo al fiuto del proprio coach, che ne parlava estasiato. Purtroppo per tutti gli attori della vicenda, l’avventura di Koeman finisce troppo presto, con un esonero a metà ottobre, dopo una fragorosa sconfitta contro l’Arsenal. Vlasic perde il suo mentore, l’Everton perde chi credeva nell’investimento fatto e Koeman perde la panchina più prestigiosa (fin lì) della sua carriera.
A sostituirlo viene chiamato Allardyce, che nonostante le qualità che stava lasciando intravedere, relega Vlasic al ruolo di riserva, da sfruttare più che altro in Europa League. Il croato si intristisce, costretto addirittura a fare presenze nel campionato riserve. A giugno è interesse di tutti cercare di farlo giocare e rendere al meglio. L’occasione che si prospetta è quella del CSKA Mosca, in piena rifondazione, affidato al giovane Goncharenko, eroe del Bate Borisov in Bielorussia.
Rooney che sembra catechizzare Vlasic nel suo anno più buio. (Foto: Clive Brunskill/Getty Images-OneFootball)
Il suo problema principale nel sistema di Allardyce era il modo di stare in campo, molto poco disciplinato tatticamente ed estremamente propenso a dribbling barocchi e giocate insistite. In una squadra come l’Everton dell’epoca, la sua creatività non era vista come un plus, ma come un agente del caos, qualcosa da respingere per cercare, attraverso giocatori offensivi più asciutti e incisivi, la via più semplice per arrivare alla porta avversaria. La traiettoria del CSKA Mosca 2018/2019, era molto più confacente al suo modo di giocare.
La squadra era in rifondazione dopo le cessioni estive di Golovin e Vitinho e ricercava disperatamente un’identità offensiva. Ancora di più quando sempre nell’estate 2018, ai due sopracitati si aggiunsero le cessioni di due colonne come Wernbloom e Natcho. L’identità di Goncharenko si estrinsecò subito dando le chiavi dei giochi offensivi della squadra in mano a Vlasic. Il croato era contemporaneamente la mezz’ala di possesso, il trequartista dribblomane e l’ala in grado di creare facilmente superiorità. A testimoniare questa sua egemonia all’interno del 4-2-3-1 del tecnico bielorusso, l’heatmap di quell’annata.
Non esattamente un giocatore dalla posizione rigida. (Fonte: Sofascore.com)
In una stagione ricca di soddisfazioni personali – una su tutte il gol della vittoria contro il Real Madrid nella fase a gironi della Champions League – Vlasic ha ricominciato a brillare di quel talento che Koeman aveva notato e voluto con sé. Nonostante la mancata qualificazione in Champions League, i Soldati riscattano il croato per una cifra vicina ai 16 milioni di euro, portandolo ad essere uno dei migliori calciatori della Russian Premier League per i successivi due anni; entrambe le annate successive si concludono con Vlasic miglior marcatore della squadra moscovita, nonostante tutta la fluidità posizionale sopra descritta.
L’occasione di tornare nel miglior campionato del mondo, la Premier League, precisamente nel West Ham di David Moyes, si presenta ad agosto 2021. L’ex tecnico inglese, infatuato dalla capacità di non dare punti di riferimento del croato, lo vuole, strappandolo alla concorrenza del Milan di Stefano Pioli con un esborso di quasi 26 milioni di sterline, lo porta alla corte degli Hammers. Per Moyes, Vlasic doveva aumentare le rotazioni offensive, in una squadra tatticamente molto fluida nel reparto offensivo, che già poteva contare sul fuoco creativo di Benhrama e Fornals e sul tiro forte e preciso di Bowen. Per il croato gli slot da occupare potevano essere o quelli dei due creativi della squadra, bravi a scambiarsi posizione e giocare bene sia sul corto che sul lungo, oppure quando Moyes esasperava la vocazione della squadra di attaccare in transizione, scegliendo di rinunciare al centravanti (Antonio) per schierare Vlasic da punta.
Anche quella con gli Hammers un’esperienza non proprio fortunata in Inghilterra (Foto: Cristina Quicler/Getty Images – OneFootball)
Tuttavia, la stagione con il West Ham non è sembrata soddisfacente per il croato. La sua media realizzativa non era male e le sue presenze erano perfettamente in linea con il ruolo che ci si aspettava ad inizio anno. Ma probabilmente, lui vuole di più. Abbastanza per decidere di muoversi nuovamente, questa volta in direzione Italia, precisamente nel Torino di Ivan Juric; dopo un’estate piuttosto turbolenta, il mister scuola Gasperini ha ricevuto in dono un calciatore che, almeno sulla carta, sembra molto incline al suo tipo di gioco.
Juric utilizza Vlasic in vari modi tenendolo sempre al centro del progetto tecnico della squadra. Del resto nel suo 3-4-3 il posto per un giocatore con l’influenza dell’ex CSKA Mosca è difficile non si trovi. Anche semplicemente per un discorso di fluidità posizionale è difficile descrivere il “ruolo” che ricopre Vlasic. Infatti più precisamente, cambia le zone di campo da calpestare a seconda dei compagni con cui viene schierato.
Anche nel campione di 11 partite di quest’anno si nota come Vlasic sia un calciatore molto propenso a spaziare per tutto il campo. (Foto: Sofascore.com)
Quando gioca con Sanabria, per esempio, è più raro vederlo in zone molto centrali del campo, ma più probabilmente cerca nel mezzo spazio (destro/sinistro dipende anche qui dall’altro trequartista) il modo giusto per influenzare la manovra. Moltiplica le linee di passaggio, raccoglie “terze palle” un po’ sporche per trasformarle in azioni da gol.
Nella partita contro la Juventus ha invece giocato, come spesso succede nel sistema di Juric, come punta vera e propria. Senza punti di riferimento da dare si trova a suo agio ma rimane ancora troppo poco incisivo in zona gol. Troppo più propenso a cercare un dribbling in più o un passaggio barocco, per avere quella capacità realizzativa utile a determinare il punteggio.
Dopo un inizio sfavillante il piede del croato sembra essersi leggermente raffreddato in zona realizzativa (Foto: Valerio Pennicino/Getty Images – OneFootball)
Le statistiche raccolte nel primo terzo di campionato rimangono su questa strada a metà tra un calciatore capace di influenzare tantissimo (e bene) il gioco della squadra, ma allo stesso tempo un po’ poco per riuscire ad essere incisivo. Totalizza a partita, secondi i modelli fbref.com, 2,1 key-pass; ma solo 0,13 xAG. Anche sui dribbling per ora, ha una percentuale (64% di riuscita) non altissima per un calciatore che esercita tutta quell’influenza sui giochi offensivi della sua squadra.
Se Vlasic vuole veramente fare un gradino in più nella sua carriera, dovrà riuscire a raggiungere livelli maggiori da un punto di vista realizzativo e nella qualità dell’assistenza fornita. La Serie A pur non essendo fattualmente al livello della Premier è probabilmente il suo ultimo banco di prova per dimostrare di essere qualcosa in più di un calciatore capace di spostare gli equilibri solo in Russia. Il sistema Juric è funzionante e ha la piena fiducia del tecnico. Se non ora quando Niko?
Live