Juventusnews24
·22 novembre 2025
Yildiz troppo isolato? Spalletti ammette il nervo scoperto e propone la soluzione: ecco la ricetta per valorizzare di più il 10 della Juventus

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Il pareggio dell’Artemio Franchi lascia in eredità un punto che muove la classifica, ma anche diverse riflessioni tattiche sulla fase offensiva della Juventus. Dopo l’1-1 contro la Fiorentina, Luciano Spalletti si è presentato ai microfoni di DAZN con la consueta lucidità, analizzando le difficoltà incontrate dalla sua squadra nel servire l’uomo più atteso: Kenan Yildiz.
Il tecnico toscano non ha cercato scuse, ammettendo che la manovra bianconera non è riuscita a innescare a dovere il talento turco, schierato titolare sulla trequarti. “Lo abbiamo trovato poco“, ha esordito Spalletti con onestà.
L’allenatore ha puntato il dito contro un possesso palla troppo scolastico e prevedibile: “Abbiamo portato troppe volte palla sul perimetrale difensivo“. La squadra, in sostanza, ha fatto girare il pallone esternamente, sbattendo contro il muro viola, senza avere il coraggio di forzare la giocata centrale per premiare i movimenti del numero 10.
Spalletti ha poi analizzato la posizione di Yildiz, che durante il match ha svariato su tutto il fronte offensivo. “Ha giocato nel primo tempo più centrale e poi più sulla sinistra“, ha spiegato il mister. Tuttavia, il problema non è stato tanto la zona di competenza, quanto la precisione e i tempi di gioco dei compagni: “Ogni tanto dobbiamo saltare un passaggio per trovare spazio dentro e ogni tanto, quando lo abbiamo fatto, abbiamo sbagliato il passaggio“. Errori tecnici che hanno vanificato le potenziali imbucate.
L’analisi si chiude con un imperativo per le prossime gare, a partire dalla decisiva trasferta di Champions a Bodø. La Juventus deve cambiare marcia nella costruzione: “Dobbiamo trovare di più quello spazio. Dobbiamo verticalizzare di più“.
Per Spalletti, Yildiz è l’uomo capace di “accendere la luce” (definito alla vigilia “quello della fucilata nella notte”), ma per farlo deve essere messo nelle condizioni di ricevere palla fronte alla porta e non spalle al muro o isolato sulla fascia. La lezione di Firenze è chiara: il talento c’è, ma la squadra deve imparare a servirlo con più coraggio.









































