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Inter News 24

·22 aprile 2025

Zanetti ricorda Papa Francesco: «Un punto di riferimento per noi argentini, ha reso la Chiesa più…»

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Il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha rilasciato un’intervista per ricordare Papa Francesco, scomparso ieri all’età di 88 anni

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha parlato della morte di Papa Francesco, al quale era molto legato anche in quanto argentino.

IL MIO PRIMO PENSIERO DOPO AVER SAPUTO DELLA MORTE DEL PAPA? – «Ho chiuso gli occhi e ho ripensato al nostro primo incontro in Vaticano, dov’erano presenti anche mia moglie e i miei figli».


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COME ANDO’? – «Un’emozione inspiegabile: mi ritrovai di fronte una persona umile, aperta, molto amichevole. Un uomo semplice che mi raccontò di quando giocava a basket e del suo rapporto con lo sport. Stringemmo subito un legame importante. Gli consegnai una maglietta dell’Inter e mi ritrovai a parlare con lui dei Mondiali giocati con l’Argentina».

COSA MI DISSE SUL SAN LORENZO? – «Rientrava all’interno dell’amore per il calcio, una delle sue passioni: l’aspetto che mi colpì è che recitò a memoria tutta la formazione del suo San Lorenzo, campione nel 1946».

NELLO SPECIFICO: BLAZINA, VANZINI, BASSO, ZUBIETA, GRECO, COLOMBO, IMBELLONE, FARRO, PONTONI, MARTINO E SILVA – «Li recitò proprio così. Nonostante fossero passati quasi sessant’anni lui li ricordava a memoria. Come se chiedessi a un nerazzurro di elencarmi tutta la rosa della Grande Inter di Helenio Herrera o del Triplete. Lui fece lo stesso con tutti i giocatori del San Lorenzo, come se fosse un tifoso. Incredibile. Quel giorno, comunque, nacque anche l’idea di giocare la famosa “partita della pace”, poi finalizzata nel 2014».

COSA MI CHIESE? – «Di realizzare qualcosa di così grande da unire le religioni, radunando campioni e stelle da tutto il mondo».

SE ACCETTAI SUBITO? – «Certo, e ovviamente con grandissimo orgoglio. Mi misi a disposizione per poter concretizzare questa idea attraverso la mia fondazione, di cui avevamo parlato a lungo. Alla fine, quella gara fu trasmessa in televisione in più di venti Paesi».

UM GRANDE SUCCESSO – «C’erano tutti: Del Piero, Totti, Valderrama, Maradona, Simeone. Fu un grande evento. Non solo per la partita, ma anche per il messaggio di unione che inviò a tutto il mondo».

COSA MI HA LASCIATO QUELL’INCONTRO? – «Un senso di pace assoluta. Portai anche la mia famiglia, lui benedì ognuno di noi e si fermò un po’ di più con Tomás, che all’epoca aveva un anno. A casa conservo ancora la foto in cui gli passa una mano sulla testa. Riguardarla oggi, a distanza di più di dieci anni, mi mette ancora i brividi. Lo ripeto: quell’incontro è stato un’emozione che non si può spiegare».

COSA HA RAPPRESENTATO BERGOGLIO PER NOI ARGENTINI? – «Un punto di riferimento. Ha reso la Chiesa più semplice, più vicina a tutti noi. Ricordo ancora il suo primo discorso, quando alla fine dell’Angelus disse: “Buona domenica e buon pranzo”. Ha azzerato le distanze. Papa Francesco è stato soprattutto questo: umiltà e lungimiranza».

INCONTRAI ANCHE KAROL WOJTYLA E JOSEPH RATZINGER – «Sì, il primo nel 1995. Ero appena arrivato all’Inter dal Banfield. Eravamo una schiera di argentini in Vaticano: io, Batistuta, Balbo, Chamot, Sensini. Il secondo, invece, lo vidi a San Siro nel 2012, qualche mese prima di Bergoglio».

IL CALCIO ITALIANO SI E’ FERMATO IN SEGNO DI RISPETTO – «Papa Francesco è stato una persona di grandi valori. Conserverò il ricordo di quell’incontro dentro di me. La fede è sempre stata una parte fondamentale della mia vita e lo sarà per sempre».

LA SUA QUALITA’ MAGGIORE? – «Il non creare alcun tipo di distanza. In tutti i nostri incontri mi ha trasmesso un senso di amore e di vicinanza. Parlavamo la stessa lingua, sembrava quasi… “uno di noi».

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