Ziliani lancia l’ennesima bordata: «È ufficiale, lo scemo del villaggio non era Tudor. Se la Juve di Spalletti fa pena come la precedente bisognerebbe chiederne conto a lui!» | OneFootball

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Juventusnews24

·23 novembre 2025

Ziliani lancia l’ennesima bordata: «È ufficiale, lo scemo del villaggio non era Tudor. Se la Juve di Spalletti fa pena come la precedente bisognerebbe chiederne conto a lui!»

Immagine dell'articolo:Ziliani lancia l’ennesima bordata: «È ufficiale, lo scemo del villaggio non era Tudor. Se la Juve di Spalletti fa pena come la precedente bisognerebbe chiederne conto a lui!»

Ziliani, giornalista, ha scritto questo messaggio dopo il pareggio della Juve contro la Fiorentina. Queste le sue parole

Sul suo profilo X, il giornalista Paolo Ziliani ha commentato così il pareggio della Juve contro la Fiorentina. Ecco il suo duro attacco.

PAROLE – «È ufficiale: lo scemo del villaggio non era Tudor. Se la Juve di Spalletti fa pena come la precedente bisognerebbe chiederne conto a Giuntoli, a Comolli ma soprattutto a chi li ha scelti: John Elkann


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Come già avveniva con Tudor, licenziato anche per questo, ieri a Firenze tutti i nuovi acquisti erano in panchina. Nelle ultime 13 partite la Juventus ne ha vinte 2, pareggiate 7 e perse 4; ora in Champions deve vincerne 3 su 4, pena eliminazione: auguri e figli maschi. Intanto a Napoli Conte scopre che Neres e Lang sono qualcosa di più che due ruote di scorta: come si dice in questi casi, alla buon’ora

La prima cosa da dire sul conto della Juventus che ha pareggiato ieri 1-1 sul campo della Fiorentina ultima in classifica – quinto pareggio in 12 partite di campionato – è che anche se non ci sono stati vincitori, uno sconfitto chiaro c’è: Damien Comolli. Ancora volta, e siamo ormai al 23° giorno dal suo insediamento, Luciano Spalletti ha mandato in campo una formazione in cui non era presente un solo elemento dell’intera batteria di nuovi acquisti fatti in estate dal nuovo plenipotenziario di Casa Juve: quattro acquisti spediti tutti in panchina, da David a Openda, da Zhegrova a Joao Mario, e così poco considerati che per vederne in campo uno (anzi due: David e Openda entrati a braccetto) a dispetto dell’orrida partita che la squadra stava giocando abbiamo dovuto aspettare la bellezza di 88, diconsi ottantotto minuti. Il che dà la misura di quanta sia la stima che l’ex c.t. azzurro nutre per i gioielli di Cornelia-Comolli: Tiberio-David e Caio-Openda; più o meno la stessa che aveva di loro Igor Tudor che non solo non li aveva chiesti, ma aveva insistito affinchè monsieur Comolli esaudisse il suo unico desiderio, quello di riconfermare – trasformando il prestito in acquisto – il suo prediletto Kolo Muani. Invece non solo Tudor non è stato nè ascoltato nè accontentato, ma nei due mesi e mezzo che hanno preceduto il suo licenziamento è stato costretto a lavorare con la spada di Damocle del diktat societario che gli imponeva di impiegare, dando loro la precedenza, i gioielli di Cornelia a discapito di Dusan Vlahovic: che Tudor considerava due volte più forte di David e Openda messi assieme, a differenza di Spalletti che lo giudica tre volte più forte (e infatti lo fa giocare sempre)…»

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