Inter News 24
·22 de dezembro de 2025
Bastoni a ruota libera: «Gli esordi, l’Inter e il futuro: vi dico tutto»

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·22 de dezembro de 2025

Alessandro Bastoni è stato intervistato da Panini Italia. Vediamo cos’ha detto.
I CONSIGLI AI CALCIATORI DEL FUTURO – «Vengo da un paese in provincia di Cremona e ho fatto tutto il settore giovanile dell’Atalanta. Sono più o meno 150 chilometri di distanza, tanti avanti e indietro accompagnato da mio padre che è totalmente dipendente dal calcio e mi ha attaccato questa passione. Da bambino queste cose le fai perché il calcio è la tua passione, rappresenta quello che vuoi diventare. Passavo le giornate a vedere le partite sognando di esserne protagonista, il me bambino è un me speranzoso e pieno di gioia per quello che facevo nonostante fosse dura e mi abbia tolto tanto. Ma sono stato ripagato alla grande, ci sono stati momenti duri dove tanti ragazzi con più talento di me non hanno saputo reagire alle difficoltà e non sono andati avanti. Viene voglia a volte di dire basta ma io dico di non mollare perché i sogni si possono realizzare»
I CONSIGLI DEL PADRE – «Ci sono stati momenti duri, quindi più che consigli tecnici dove immagino scherzasse perché ancora oggi mi dice che era più forte di me lui mi è stato vicino nei tanti momenti bui. Per sei mesi all’Atalanta non giocavo più e mi ero stancato, lì è stato decisivo per farmi andare avanti. Questa è una cosa che gli devo»
IL PERCORSO ALL’ATALANTA – «Favini è stato decisivo come tutto il percorso fatto all’Atalanta, il migliore vivaio in Italia e forse in Europa. Loro non guardavano la stazza ma badavano molto all’aspetto umano e alla tecnica; spesso e volentieri chi arriva a giocare a determinati livelli è perché ha uno spessore umano importante. Capita di rado vedere gente stupida dal punto di vista dell’atteggiamento. Quella cosa mi è rimasta particolarmente impressa»
IL RUOLO – «Io nasco laterale in una difesa a quattro, cosa che bene o male faccio anche oggi. Poi succede che un mio compagno si rompe un dito giocando alle giostre col punchingball e l’ho dovuto sostituire perché non c’erano centrali. È stato un caso, però mi ci trovavo bene perché da centrale riuscivo a fare quello che faccio bene»
GLI ESORDI – «Con il Pescara in Coppa Italia fu la classica partita di Coppa dove far giocare i giovani è più facile. Ma il mio esordio vero per me fu quello con la Sampdoria in campionato: succede una cosa nello spogliatoio e allora Gian Piero Gasperini decide di far giocare me e Filippo Melegoni dal primo minuto in una partita importante, nell’anno del ritorno in Europa dell’Atalanta. Fu totalmente inaspettato ma la mia forza è stata quella di farmi trovare sempre pronto, sentire relativamente la pressione e fare ciò che mi riesce meglio»
IL PRIMO GOL – «A Parma vissi l’anno che mi fece capire che potevo essere un calciatore in Serie A. Ci fu una gara in particolare, quella contro il Torino, che ricordo come decisiva per il mio percorso. Venivo da un infortunio al menisco, mi dissi che se fosse andata bene lì allora questo sarebbe stato il mio mestiere. Andò bene, riuscimmo a vincere. Poi trovai la rete contro la Sampdoria, la squadra nel mio destino visto che anche con l’Inter esordii contro di loro… Fu una gara particolare, ogni punto in quel momento contava perché ci salvammo in volata»
ASSIST, GOL O SALVATAGGIO? – «Il ballottaggio è tra assist e salvataggio, preferisco molto di più l’assist. Il salvataggio dovrebbe essere la priorità quindi dico assist»
L’INTER – «Arrivo in nerazzurro nell’anno di Antonio Conte, con Skriniar, Godin, Ranocchia, D’Ambrosio, De Vrij. Il mio agente può testimoniare la mia volontà di andare via a tutti i costi in prestito perché non mi sentivo pronto a giocare a quel livello specie dopo appena 25 partite a Parma, quindi dopo non questa grande esperienza. Conte però insistette a farmi rimanere, dicendomi che mi avrebbe fatto giocare e così è stato. Da lì tutti i momenti chiave li ho saputi sfruttare; è difficile entrare in squadre così forti e sfruttare i momenti che ti vengono concessi. Io sono stato bravo e da lì è stata tutta discesa»
VITTORIE E SCONFITTE – «Tendenzialmente vincere aiuta a vincere; quando sei in striscia positiva sembra che tu ne abbia di più. Però per esperienza dico che ti godi molto meno le vittorie rispetto a come subisci le sconfitte. La felicità per la vittoria finisce alla svelta perché pensi subito alla partita che verrà, la sconfitta brucia perché pensi la notte pensando a cosa hai sbagliato e cosa potevi fare meglio. La sconfitta ti insegna molto di più per crescere»
OBIETTIVI – «A livello Nazionale dico assolutamente la qualificazione al Mondiale, con l’Inter è un obiettivo che non dico ma al quale sono andato vicino due volte (Champions League, ndr)…»
I SIMBOLI AL SUO ARRIVO ALL’INTER – «Dico Andrea Ranocchia, Danilo D’Ambrosio, Samir Handanovic, ma anche Marcelo Brozovic e Ivan Perisic. Potrei dire tantissima gente della quale magari al di fuori non si percepisce l’importanza nello spogliatoio ma ti fanno capire che giocare nell’Inter non è uno scherzo e devi dare sempre tutto perché rappresenti milioni di persone nel mondo il cui umore dipende dalle tue prestazioni alla domenica. Mi hanno fatto passare questa responsabilità e ora sono al settimo anno all’Inter e vicino alle 300 partite quel momento per me è arrivato»
LE PASSIONI – «Passare il poco tempo libero che ho con mia moglie e mia figlia, le persone che mi fanno passare lo stress e il nervoso che accumuli in stagione. Ti accorgi dell’importanza di avere un padre quando lo diventi»
LE FIGURINE – «Non ho mai finito un album, però ci ho provato…»
UN RICORDO – «La mia babysitter mi interrogava dicendomi dei dati e io dovevo indovinare il calciatore. Fino alla Serie B li conoscevo tutti, anche per rendermi conto della fisicità»
LO SPORT – «Non è facile, siamo circondati da un sacco di persone che tendono a giudicare e dare consigli inappropriati. Bisogna cercare di tapparsi le orecchie e andare avanti per la propria strada, ricordando come sei arrivato a certi livelli. Serve circondarsi di persone sane, che le critiche te le fanno ma con lo scopo di farti migliorare, e ti dicono le cose come stanno»
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