gonfialarete.com
·12 de outubro de 2025
Benítez: “Potevo andare alla Juve, al Napoli cambiai la mentalità. All’Inter non mi andò giù che non mi comprarono nessuno”

In partnership with
Yahoo sportsgonfialarete.com
·12 de outubro de 2025
Rafa Benítez si racconta al Festival dello Sport di Trento: “Promosso tre volte con piccole squadre, è la prova che sei un allenatore vero. A Napoli abbiamo cambiato la mentalità, all’Inter c’erano troppi trentenni e nessun acquisto”
Rafa Benítez torna a parlare d’Italia, di calcio e di scelte di vita. Sul palco del Festival dello Sport di Trento, l’allenatore spagnolo — protagonista di una carriera tra Premier League, Liga e Serie A — ha ripercorso i momenti più significativi del suo percorso: dalla storica rimonta di Istanbul con il Liverpool alle esperienze sulle panchine di Inter e Napoli. E, sorprendentemente, ha rivelato anche un retroscena sulla Juventus.
Benítez e la notte di Istanbul: “Fu la più bella della vita per molti tifosi del Liverpool”
Rafa Benítez non può che iniziare dal suo capolavoro: la finale di Champions League 2005 vinta in rimonta dal Liverpool contro il Milan.
“Ho ancora tifosi del Liverpool che mi fermano e mi dicono che quella è stata la notte più bella della loro vita”, racconta. “Siamo arrivati a quella finale battendo Juventus e Chelsea, e poi abbiamo vinto a Istanbul contro il Milan in quel modo. È stato spettacolare”.
Benítez confessa però anche i suoi rimpianti:
“La finale di Atene, due anni dopo, è una delle due partite che rigiocherei, insieme a quella di Coppa Intercontinentale del 2005. Lì abbiamo giocato meglio, ma abbiamo perso. A Istanbul invece abbiamo giocato peggio e abbiamo vinto: il calcio è così”.
“Promosso tre volte con piccole squadre: vuol dire che sei un allenatore vero”
Durante l’intervento, Benítez ha sottolineato quanto sia importante costruire le proprie vittorie partendo dal basso:
“Se hai successo in più campionati significa che vali qualcosa come allenatore. Ma essere promosso con squadre piccole, come mi è capitato con Extremadura, Tenerife e Newcastle, significa che sei un allenatore vero.”
Tre promozioni conquistate in contesti diversi, che secondo lo spagnolo rappresentano il suo vero biglietto da visita: “In quelle esperienze impari tutto. Lì non hai grandi campioni, devi creare mentalità, organizzazione e cultura del lavoro.”
Benítez e l’Inter: “Avevo 15 giocatori sopra i 30 anni e nessun acquisto”
Inevitabile il passaggio sulla sua esperienza all’Inter, arrivata dopo il ciclo vincente di José Mourinho.
“All’Inter ho vinto due trofei, ma non mi è piaciuto il modo in cui è stato gestito il mio allontanamento”, spiega. “Avevo 15 giocatori sopra i 30 anni, reduci da grandi successi, ma non arrivò nessuno di nuovo. Anche Moratti ammise che fu un errore.”
Benítez ricorda quei mesi con un misto di orgoglio e amarezza: “Il gruppo era forte, ma serviva rinnovamento. Invece mi ritrovai a gestire una squadra stanca, senza nuovi stimoli. E quando non hai nuovi giocatori, anche la mentalità diventa più difficile da cambiare.”
“A Napoli cambiai la mentalità: con me la squadra cominciò a giocare per vincere”
Benítez parla invece con grande affetto della sua avventura napoletana, definendola una delle più belle della sua carriera.
“Fin dal primo giorno a Napoli fu un’esperienza speciale. Lì siamo riusciti a cambiare la mentalità della squadra. Non mi piacciono le squadre che si accontentano della metà classifica. Io gioco per vincere, e con me il Napoli ha cominciato a provarci davvero.”
Sotto la sua guida, gli azzurri conquistarono una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, ma soprattutto acquisirono un’identità europea: “Napoli è una città esigente e passionale. Lì capisci cosa significa vivere il calcio ogni giorno.”
“Nel 2010 potevo allenare la Juventus”
Tra i vari passaggi della sua carriera, Benítez rivela un retroscena rimasto finora dietro le quinte:
“Nel 2010, mentre ero al Liverpool, ho avuto contatti con la Juventus. Ero interessato, ma alla fine non se ne fece nulla. Preferisco non dire perché.”
Un episodio che avrebbe potuto cambiare la storia della Serie A: lo spagnolo, infatti, era in piena ascesa internazionale dopo la vittoria della Champions con i Reds e il Mondiale per club.
Gli eredi e il futuro: “Non vedo un nuovo Benítez, ma potrei tornare in panchina”
Oggi Benítez lavora con la UEFA, ma non esclude un ritorno sul campo:
“Ci sono state delle proposte, anche da nazionali. Ma io voglio allenare per vincere. Non mi interessa andare a un Mondiale e perdere tutte le partite. Non fa per me.”
Quanto ai suoi “eredi”, lo spagnolo resta prudente:
“Molti miei ex giocatori sono diventati allenatori. Uno che non mi aspettavo era Christian Chivu. È intelligente, ha una buona squadra e farà bene. Ma non credo ci sia un mio erede nel calcio di oggi: ognuno deve costruire la propria identità.”