Beppe Marotta, il racconto di Giacomo Libera: «Al Varese era il ragazzo che ci puliva le scarpe, adesso è il presidente dell’Inter. Dovevo andare al Milan, ma Fraizzoli…» | OneFootball

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Calcionews24

·12 de junho de 2025

Beppe Marotta, il racconto di Giacomo Libera: «Al Varese era il ragazzo che ci puliva le scarpe, adesso è il presidente dell’Inter. Dovevo andare al Milan, ma Fraizzoli…»

Imagem do artigo:Beppe Marotta, il racconto di Giacomo Libera: «Al Varese era il ragazzo che ci puliva le scarpe, adesso è il presidente dell’Inter. Dovevo andare al Milan, ma Fraizzoli…»

Le parole di Giacomo Libera, ex ala dell’Inter degli anni ’70, arrivato come il nuovo Riva, ma schiacciato dal paragone ingombrante

Un talento folgorante, un paragone pesante come un macigno e una passione per la vita che, forse, superava quella per il pallone. La storia di Giacomo Libera, attaccante che infiammò il mercato degli anni ’70, è l’emblema di un calcio romantico e passionale, fatto di grandi promesse e di altrettante “sliding doors“. Nato a Varese il 7 ottobre 1951, Libera si impose all’attenzione nazionale come un’ala sinistra dal sinistro potente e dal fisico prestante. Le sue prestazioni con la maglia del Varese, con cui conquistò una promozione in Serie A, gli valsero l’etichetta di “nuovo Gigi Riva”, un accostamento che ne definì l’intera carriera. Rapido, abile nel dribbling e dotato di un tiro fulminante, formò con Egidio Calloni una coppia d’attacco che fece sognare i tifosi biancorossi. Nell’estate del 1975, il suo nome fu al centro di un’infuocata asta di mercato tra Milan e Inter. Sebbene sembrasse destinato a vestire la maglia rossonera, fu il presidente nerazzurro Ivanoe Fraizzoli a spuntarla, con un’offerta record per l’epoca di circa 800 milioni di lire. L’arrivo di Libera all’Inter fu accolto con enorme entusiasmo, ma le aspettative vennero in gran parte deluse. Nonostante alcuni lampi di classe, come un gol segnato alla Juventus, il suo bilancio con l’Inter si chiuse con 33 presenze e 6 reti in campionato, un bottino considerato magro per un talento del suo calibro. Oggi ha sfogliato l’album dei suoi ricordi con La Gazzetta dello Sport.

L’ASTA DI MERCATO TRA MILAN E INTER – «Dovevo andare al Milan con Egidio Calloni. Facevamo coppia nel Varese, lui centravanti e io a sinistra. Sembrava fatta, poi Ivanoe Fraizzoli (presidente dell’Inter, ndr) offrì 800 milioni di lire, una cifra pazzesca per l’epoca, e passai all’Inter, la mia squadra nel cuore, a cui avevo fatto gol con il Varese. Una rete di testa: ho la foto in ufficio, io che salto sopra Giubertoni».


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IL DEBUTTO DA SOGNO CON L’INTER – «Debutto a San Siro in Coppa Italia contro la Juve, alla fine di agosto del ’75. Nei primi 20 minuti, non capisco niente, ho il cuore a mille. Tutta quella gente mi stordisce, mi sento un automa, non vedo neppure il pallone. Stavo male, mi veniva da vomitare. Poi segno un altro gol di testa, viene giù lo stadio. Vinciamo per 1-0, i tifosi impazziscono, in quegli anni per l’Inter battere la Juve era un evento».

CON CHI É RIMASTO IN CONTATTO – «Con Marotta. Ci conosciamo da una vita. Quando giocavo nel Varese, Beppe era un ragazzo e faceva l’aiuto-magazziniere: puliva le scarpe dei giocatori, metteva in ordine lo spogliatoio. Ha cominciato dal basso, dall’ultimo gradino, ed è arrivato in cima, presidente dell’Inter. Un percorso esemplare».

LA SECONDA VITA NELLA MODA – «A Bari ho conosciuto mia moglie Bianca, donna eccezionale. Con lei ho messo la testa a posto. Insieme abbiamo fondato Open Space, società di rappresentanza e intermediazione nella moda per la Puglia e altre regioni del Sud. Visioniamo e mostriamo i campionari, raccogliamo gli ordini. A Milano la moda era una mia passione, svaligiavo il negozio “Bardelli”. Ora il lavoro l’ha preso in mano mio figlio Alessandro. Oggi ci va lui, a Milano, per affari».

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